martedì 19 settembre 2017

Il mondo interno del narcisista tra rabbia e senso di vuoto


Il narcisista, in modo particolare nelle relazioni sentimentali, è freddo, distante, sprezzante, irritabile, grandioso, arrogante, mostra scarsa o nulla empatia. Oppure si pone come vittima. In alcuni casi, ma non sempre, è anche crudele e in questo caso lo possiamo chiamare psicopatico o narcisista maligno. Però i narcisisti oscillano tra diversi stati della mente, tra questi i principali sono due. Rabbia e senso di vuoto.
 
La rabbia è uno stato di costante irritabilità, di una difficoltà a regolare l’umore, il tentativo di realizzare qualcosa o di meritare qualcosa che però non si riesce a raggiungere se non sporadicamente perché qualcuno o qualcosa mette sempre i bastoni tra le ruote. È una rabbia primitiva, profonda, insanabile. È sempre presente per cui può in ogni momento esplodere, anche se spesso viene tenuta congelata dalle maschere.
 
Il senso di vuoto, l’apatia, la sensazione che la vita senza una sfida o una competizione non abbia senso, che i tempi migliori siano già passati o che ancora la salvezza e il trionfo debbano arrivare. Una sostanziale cronica insoddisfazione per ciò che si ha, unita ad una radicata incapacità di godersi davvero la vita in modo durevole e profondo. Non producono energia vitale in modo autonomo, devono sempre e comunque ottenere l’approvazione dagli altri, le gratificazioni dall’esterno, o devono provare il loro valore tramite potere e controllo.
 
Solo dopo questi due sentimenti, troviamo la grandiosità e la paura di essere scoperti e quindi di sperimentare (o meglio ri-sperimentare) umiliazione e vergogna. Il senso di superiorità è un meccanismo difensivo che trova la sua arma principale del disprezzo per gli altri e in una gloriosa autoesaltazione che non sempre trova riscontro nella realtà. Il terrore vero e proprio però sta nell’essere scoperti da chi può arrivare a comprendere, che dietro a tutte le maschere, c’è una persona senza alcun valore e che tutto è solamente un bluff. Sarebbe per loro una sofferenza intollerabile che riaprirebbe dei vissuti insopportabili, paragonali alla morte.

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