“Tu non riesci proprio a lasciarmi
andare, vero? Ecco cosa succede quando una forza inarrestabile incontra un
oggetto inamovibile… Tu non mi uccidi per un malriposto ipocrita moralismo. E
io non ti ucciderò perché sei troppo divertente. Credo che io e te siamo
destinati a lottare per sempre”.
Così Joker si rivolge a Batman
che lo tiene appeso a testa in giù sull’abisso. In quel momento Batman lo
domina, ha potere di vita e di morte, ma le parole di Joker sono sagge: hanno
bisogno l’uno dell’altro, incubo e succube, dominato e dominatore. Il filo che
lega schiavo e padrone è noto da tempo immemorabile. Il padrone, certo, teme il
sottomesso, ma solo se crede che abbia i mezzi per detronizzarlo; se si sente
sicuro continua a comandare con naturalezza. Diventa fondamentale addentrarsi
all’interno delle dinamiche, consce e inconsce, che legano i poli di questo legame
perverso, e a cosa porta all’interno di una relazione a trovarsi catturati da
questa ossessiva messinscena.
La prima motivazione nasce dal
trauma. Chi è stato vittima di maltrattamenti fisici o psicologici, tende a
riprodurre nella vita adulta il copione, ciò che cambia è solo il ruolo che sceglie
di interpretare: vittima, salvatore, carnefice. Sono stati vittima, alla mercé
di un persecutore ed erano alla disperata ricerca di un salvatore onnipotente.
Succede se i genitori ti picchiano, violentano, ti trascurano fino al punto
della non-esistenza. I tre ruoli si stampano nella mente del bambino e
diventano la chiave che, da adulto, utilizzerà per decidere cosa aspettarsi
dalle relazioni.
Ci amiamo? Allora chi sei per me:
salvatore o persecutore? Un paradosso: cercare la liberazione nel proprio
carceriere, avere bisogno delle chiavi che ci liberino e chiederle proprio a chi
ti fa soffrire. Ma attenzione, la mente gioca
scherzi strani. Quel bambino non impara solamente a essere vittima. Sperimentando
giorno dopo giorno una relazione d’abuso, impara che il mondo è fatto di chi
infligge dolore e chi lo subisce e sviluppa la fantasia che arrivi il Cavaliere
Oscuro che protegge e riscatta. Da adulto il ruolo in cui ricadrà con più
facilità, in piena coscienza, sarà quello di vittima. Ma automaticamente, senza
premeditazione, ribalterà con tocco magico i ruoli. La donna maltrattata, pur
pensandosi colei che subisce, troverà il modo di vessare l’altro.
C’è un’altra strada che porta al
continuo scambio dei ruoli tra servo e
padrone. Nasce direttamente dai rapporti di potere. Se immaginiamo un genitore tirannico e allo stesso tempo
assente e inadeguato, che fa la morale e biasima ad ogni gesto spontaneo. È
possibile che il bambino cresca in preda ad una frustrazione cronica, ma
incapace di reagire, ribellarsi e mandare al diavolo qualcuno per seguire la sua
strada. Nelle relazioni adulte cadrà più facilmente tra le mani di un
prepotente e il suo comportamento sarà sottomesso. In fondo al
cuore però, la voglia di resistere non si spegne mai, solo la si può mettete in
atto attraverso una sequela di rifiuti, dimenticanze, sottili sabotaggi, velate
critiche mai ammesse apertamente. Oppure si diventa un aguzzino in piena
regola con tutte le sue maledette caratteristiche aggressive e compensative. In
entrambi i casi, vittima e carnefice,
l’unica strada proibita è quella della liberazione. È per questo che non ci si
lascia. L’uno attore del teatro dell’altro, vittima, carnefice e salvatore e
chi apparirà al prossimo giro della slot machine...
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