mercoledì 26 luglio 2017

DIFFERENZA TRA VUOTO E PERDITA rispetto al narcisista psicopatico



Il funerale di tuo padre è anche un po’ il tuo funerale. Sì è anche il tuo funerale, perché con lui muore una parte di te e perché tanta gente è lì soprattutto per te. Alcuni ci sono perché ti vogliono bene, altri per rispetto della forma, altri ancora perché in questi casi si “lo si deve fare”. Il tuo funerale non lo potrai mai vedere, per cui è un’occasione per farti un’idea di come potrebbe essere, è come dare un’occhiata a cosa potrebbe succedere se fosse scoccata la tua ora.
 
Dura, durissima assistere al funerale di tuo padre. O almeno per gli essere umani dotati di sentimenti lo è, al punto che si piange, diventa difficile parlare senza che lo stomaco si attorcigli allo scorrere dei fotogrammi di una vita. La cerimonia del funerale e il lutto, in questo caso, uniscono la morte con la vita, riconoscono che la perdita di qualcosa di immensamente caro, ha un posto fondamentale nel ciclo vitale. La morte per le persona normali obbliga alla elaborazione del lutto, ad affrontare il dolore per la perdita di una parte di sé come elemento ineluttabile della propria esistenza.
 
I narcisisti psicopatici non provano mai l’esperienza del lutto. A loro non manca nessuno perché in realtà non sono mai stati legati a nessuno, sono vuoti interiormente. Provano angoscia, non mancanza. La perdita e la mancanza sono indispensabili per un sano sviluppo emotivo, che questi soggetti non riescono a sperimentare. Ciò che domina è il vuoto e non la mancanza. Il vuoto è legato a qualcosa che non è stato mai scritto. La mancanza invece prevede il dolore per non avere più ciò che si amava. Il vuoto segnale l’assenza di amore primordiale, un buco nero senza fondo, assenza totale di alfabeto emotivo.
 
Il narcisista psicopatico si muove nel mondo in modo frenetico e angosciato perché non sa cosa cerca. Vuole solo non entrare mai in contatto con quell’enorme vuoto interiore che lo aggredisce senza sosta nel momento in cui si ferma. Il senso di vuoto che pervade la sua vita non rimanda a nulla, non fa riferimento a nessuna esperienza specifica. Sentirlo minaccia la sua sopravvivenza, da questo deve semplicemente scappare e difendersi ad ogni costo. Ecco allora spiegata la ricerca dell’altro come copertura, le maschere, le menzogne, il trasformismo, la teatralità, che questo suo modo di essere determina. Evidenziano il deficit fondamentale, l’angoscia che sostituisce il lutto. Essere vivente non è per forza sinonimo di persona viva, dotata di sentimenti.

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