Se a qualcuno piace dipingere,
viaggiare, leggere, scolpire, nuotare, sciare, lavorare, uscire con un amico,
fare l’amore, sente il gusto profondo nel fare certi gesti, nel prepararsi,
annusare, percepire luci, colori, situazioni, muovere il corpo in modo fluido e
coordinato per quella cosa che ama fare. Quando si ama davvero fare
qualcosa nasce spontaneo il desiderio di condividerla con qualche persona a
cara. Non sui social, ma con le persone a cui si vuole bene, mostrandolo, parlandone, così che
quello slancio vitale prende ancora più valore, assume un peso ancor più
speciale. Se ci si pensa non è altro di quello che fa un bambino che si
innamora di una macchinina, un orsacchiotto, un Lego, una palla, un trenino e
con gli occhi pieni di bollicine chiama il genitore e lo coinvolge perché si
interessi a lui, e insieme rendano speciale quella esperienza, che si
solidifica emotivamente. Esperienze di questo tipo, momenti del genere danno
senso alla vita e nutrono perché creano e alimentano lo slancio vitale.
Al narcisista tutto ciò manca.
Quando fa qualcosa c’è sempre un calcolo, un bisogno da soddisfare, un
obiettivo materiale da raggiungere, un’ammirazione da conquistare, un applauso
da strappare. Aldilà delle belle parole che usa e delle maschere sociali che indossa, la sua vita è mossa quasi esclusivamente da invidia e sete di potere. È come se fosse in grado di alimentare la propria energia solo ad
una certa frequenza e non ad un’altra. Inizia a fare qualcosa non perché la
sente dentro e gli piace in profondità, ma perché ha bisogno di ammirazione,
gli può essere utile, aumenta il suo potere o il controllo su una situazione.
Ha la necessità che qualcuno lo ammiri e gli dica bravo. È un tipo di persona
che non può prescindere dal giudizio degli altri. Non fanno nulla per il
semplice gusto di farlo.
L’energia vitale senza un
pubblico o un risultato è praticamente nulla, questo è devastante perché di
fronte alla prima frustrazione quell’azione non ha più senso. Altra conseguenza
nefasta è la costante presenza dietro l’angolo della noia, del disinteresse,
dell’apatia, del bisogno di altro e poi di altro e altro ancora. A lungo
termine l’effetto e devastante, come quello di una vite senza fine. La
sensazione mortale che nulla sia davvero piacevole, durevole, che possa dare
pace. Inevitabile è deprimersi e sprofondare nell’angoscia. Si animano se c’è
una sfida, una rivalità, un obiettivo preciso e un pubblico, in assenza sono burattini incapaci di senso
proprio. Passare la vita in eterna competizione porta a trascurare prima, e
dimenticare poi, le vere passioni che sono le uniche a dare significato alla
vita.
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