La regola è sempre e solo la stessa: comunque finisce
male con i narcisisti. Ma è troppo facile e
semplicistico vederli solo come mostri, anche se per molti aspetti è vero ed estremamente rassicurante. La maggior parte delle vittime
oscilla costantemente tra il considerarli l’altra metà del cielo irraggiungibile, e dei mostri
spaventosi a cui addossare tutte le colpe. A ben vedere non sono esattamente nessuna
delle due cose. In realtà vivono in un loro mondo, che ha una prospettiva molto
diversa da quella dalle persone normali. Per togliergli potere vanno
destrutturati sia come essere meravigliosi, che come mostri. Per comprendere le
dinamiche dei rapporti tossici, è importante anche provare a mettersi nei
loro panni.
Sono soggetti tormentati, carichi di vergogna, e sensi di colpa
inconsci, in continua battaglia con un tiranno interno cinico e sprezzante, che
mina ogni tentativo di contattare la loro parte sofferente, debole, fragile,
umana. Dietro la facciata arrogante e grandiosa si sentono spenti, depressi,
vuoti, per questo sono in perpetuo movimento in una sorta di demoniaca ricerca di una pace che gli sfugge perennemente. Non vengono mai a patti col paradiso perduto, con l’invecchiamento, con
il trascorrere del tempo, con i limiti, le frustrazioni, gli insuccessi. Fanno
una fatica atroce a provare veri sentimenti, e anche quando ci riescono non sanno
spiegare cosa provano. Possono parlare di passioni, successi, ideali, momenti di estasi o
periodi magici, ma non hanno emozioni sfumate, le tinte di grigio sono escluse, e non
riescono a parlare in modo autentico di ciò che provano. A parte la
rabbia e l'invidia.
La regola di base ormai è sempre
quella: poi finisce male, e possono essere davvero terrificanti per chi vive
con loro, perché prima di tutto lo sono per loro stessi. Come animali affinano e potenziano il loro istinto predatorio e
reagiscono per proteggersi con attacco, fuga o congelamento in ogni relazione.
Si chiudono in un bozzolo di certezze e convinzioni per non sentirsi una
nullità, per sfuggire ad un assordante vuoto interiore, ad una incurabile incapacità di amare. Possono anche scappare e uscire
di scena per evitare lo sputtanamento o per prevenire lo svelamento del loro
bluff totale.
Alcuni sono vincenti, ma tanti
altri non lo sono affatto perché hanno scarse qualità, e il fallimento è dietro l’angolo.
Anche quelli che raggiungono posizioni di prestigio, prima o poi, scendono dal ranking e inizia la
stagione nera della vita. Di sicuro, narcisismo e successo
non sono sinonimi. E comunque il successo e la fama gratificano, ma non placano
l’irrequietudine che prima o poi esce come lava da un vulcano. Poi c'è il vero dramma umano di quelli che,
nonostante la grandiosità, finiscono prima di iniziare perché assolutamente privi di vere qualità. Hanno solo fantasie di grandezza che si spengono sul
nascere, alle prime frizioni e segnali di sconfitta.
È la vita di coppia e familiare
però dove si compie il vero disastro. Ritengo che al massimo, nella migliore
delle ipotesi, chi soffre di disturbo narcisistico non grave, possa anche essere un buon
genitore, cioè amare un figlio in modo tenero e intelligente, senza prepararlo
per diventare il nuovo erede della casa reale, o il numero uno in tutto. Ma per
quanto riguarda il resto, specie in ambito sentimentale, prima o poi finisce
male, eccetto rarissime eccezioni che confermano la regola. È quasi sempre definitivamente compromessa la capacità di stabilire e
mantenere relazioni intime con affetto, slancio, reciprocità, empatia, e
possibilmente in cui si è fedeli.
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