sabato 22 luglio 2017

CAMBIA IL RAPPORTO COL DOLORE dopo il narcisista psicopatico


Il dolore è fondamentale come la felicità. Una delle peggiori illusioni dell’uomo moderno è quella di poter eliminare il dolore dalla vita. Senza dolore non ci può essere gioia, così come non c’è luce senza buio, giorno senza notte. L’esperienza con la sofferenza e le difficoltà è la sorgente di ogni cambiamento, vocazione, rinascita. Il dolore può distruggere e condurre alla morte, ma può essere la svolta verso la vera vita.
 
Esiste un modo per uscire dal vortice di follia, paure e solitudine dopo il rapporto con narcisista psicopatico? Ci si chiede. Quando si soffre per un amore, no: bisogna sedersi con calma ad aspettare che passi. Ma quando si soffre a causa di un soggetto patologico che manipola e sfrutta, la guarigione può essere immediata. Basta avere il coraggio di dirsi “smettila, sei ridicolo, era tutto finto, questo non è amore, questa non è una persona ma una belva senza cuore”, davanti allo specchio. E poi uscire di casa e ricominciare a vivere davvero con persone vere.
 
Tutti i sopravvissuti devono affrontare un enorme dolore sia emotivo che fisico. Il cuore in gola, il respiro in un pugno, la sensazione di essere svuotati di ogni energia. Somatizzano nei modi più diversi. Sono paragonabili ai sopravvissuti ad un grave incidente che si ritrovano in ospedale con un arto mutilato. Sono vivi ma dovranno affrontare l’esistenza senza una parte di sé. Nulla sarà mai più come prima, è come nascere una seconda volta, ma non è assolutamente detto che non si possa più essere felici. Anzi, in molti casi, proprio la brutta esperienza induce a compiere un fantastico percorso personale.
 
Cambia però radialmente il rapporto col dolore proprio perché si soffre tantissimo. Il peso specifico di ogni altra esperienza dolorosa muta. I successivi eventi traumatici come la morte di un amico o di un parente, un’altra rottura, la perdita di un animale, una malattia, o qualunque altra cosa, evidenziano come il rapporto col dolore sia diverso. Si precipita in una amarezza ancora più profonda, e si ha l’impressione che si torni sempre a quella relazione tossica col ricordo. Così come chi ha perso un braccio riparametrizza tutto in funzione di quella menomazione. Ciò vale soprattutto per le rotture in rapporti successivi. I vissuti traumatici tornano prepotentemente come una seconda ondata di erosione dell’identità, anche se ormai col soggetto tossico si è in assoluto contatto zero.
 
È proprio lo spirito e il carattere che cambiano, come dopo un evento traumatico che segna definitivamente un prima e un dopo. Si diventa più sensibili e vulnerabili, ma allo stesso tempo più forti e maturi. Ci si ritrova più malinconici, ma anche più sereni. In contatto con qualcosa di più profondo, anche difficile da spiegare. L’atteggiamento mentale e fisico verso la sofferenza e la tristezza non sarà mai più lo stesso. Tutto è più penetrante come se si vivesse sempre a pori aperti. Anche perché diventa chiaro che non c’è gioia, serenità, felicità senza dolore, tristezza, malinconia. Molti sopravvissuti trovano amicizie migliori, relazioni più solide, rispetto per se stessi, la capacità di mettere dei paletti. Affrontano decisamente meglio di prima solitudine e dolore. Quando si sopravvivere all’oscurità, dopo fa molta meno paura.

Nessun commento:

Posta un commento