Il dolore è fondamentale come la felicità. Una delle
peggiori illusioni dell’uomo moderno è quella di poter eliminare il dolore
dalla vita. Senza dolore non ci può essere gioia, così come non c’è luce senza
buio, giorno senza notte. L’esperienza con la sofferenza e le difficoltà è la
sorgente di ogni cambiamento, vocazione, rinascita. Il dolore può distruggere e condurre alla morte, ma può essere la svolta verso la vera vita.
Esiste un modo per uscire dal vortice di follia, paure e
solitudine dopo il rapporto con narcisista psicopatico? Ci si chiede. Quando si
soffre per un amore, no: bisogna sedersi con calma ad aspettare che passi. Ma quando
si soffre a causa di un soggetto patologico che manipola e sfrutta, la guarigione
può essere immediata. Basta avere il coraggio di dirsi “smettila, sei ridicolo,
era tutto finto, questo non è amore, questa non è una persona ma una belva senza cuore”, davanti
allo specchio. E poi uscire di casa e ricominciare a vivere davvero con persone vere.
Tutti i sopravvissuti devono
affrontare un enorme dolore sia emotivo che fisico. Il cuore in gola, il
respiro in un pugno, la sensazione di essere svuotati di ogni energia. Somatizzano nei modi
più diversi. Sono paragonabili ai sopravvissuti ad un grave incidente che si
ritrovano in ospedale con un arto mutilato. Sono vivi ma dovranno affrontare l’esistenza
senza una parte di sé. Nulla sarà mai più come prima, è come nascere una seconda volta, ma non
è assolutamente detto che non si possa più essere felici. Anzi, in molti casi, proprio la brutta esperienza induce a compiere un
fantastico percorso personale.
Cambia però radialmente il
rapporto col dolore proprio perché si soffre tantissimo. Il peso specifico di ogni
altra esperienza dolorosa muta. I successivi eventi traumatici come la morte di un
amico o di un parente, un’altra rottura, la perdita di un animale, una
malattia, o qualunque altra cosa, evidenziano come il rapporto col dolore sia
diverso. Si precipita in una amarezza ancora più profonda, e si ha
l’impressione che si torni sempre a quella relazione tossica col ricordo. Così
come chi ha perso un braccio riparametrizza tutto in funzione di
quella menomazione. Ciò vale soprattutto per le rotture in rapporti successivi.
I vissuti traumatici tornano prepotentemente come una seconda ondata di erosione
dell’identità, anche se ormai col soggetto tossico si è in assoluto contatto zero.
È proprio lo spirito e il
carattere che cambiano, come dopo un evento traumatico che segna definitivamente un prima e un
dopo. Si diventa più sensibili e vulnerabili, ma allo stesso tempo
più forti e maturi. Ci si ritrova più malinconici, ma anche più sereni. In
contatto con qualcosa di più profondo, anche difficile da spiegare. L’atteggiamento
mentale e fisico verso la sofferenza e la tristezza non sarà mai più lo stesso.
Tutto è più penetrante come se si vivesse sempre a pori aperti. Anche perché
diventa chiaro che non c’è gioia, serenità, felicità senza dolore, tristezza,
malinconia. Molti sopravvissuti trovano amicizie migliori, relazioni più
solide, rispetto per se stessi, la capacità di mettere dei paletti. Affrontano
decisamente meglio di prima solitudine e dolore. Quando si sopravvivere
all’oscurità, dopo fa molta meno paura.
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