La contrapposizione etica tra la
lungimirante e laboriosa formica da un lato, e la superficialità incosciente
della cicala dall’altro, ha rappresentato per tanto tempo un must
dell’educazione in una sorta di supremazia morale mostrata dal primo insetto
rispetto al secondo. Ma mi verrebbe da dire che quello della formica è ormai un
modello scaduto, desueto, tristemente soppiantato dall’imperante prepotente
stile di vita della cicale. Tutto è subito ha vinto sulla moderazione, sulla
visione a lungo periodo, sul chi va piano va sano e va lontano.
Il diritto di godere ad ogni costo ha preso il
sopravvento. Il mondo viene visto come un grande supermercato dove tutto è in
vendita e sostituibile in qualsiasi momento in base ai propri interessi. Così se la vita è un'asta sempre aperta anche
le persone, i sentimenti saranno sempre in offerta. Assolutamente desueti e fuori moda sono diventati i
concetti di: rinuncia, profondità, sacrificio, moderazione, altruismo, cura e
dedizione per l’altro in quanto diverso. Spadroneggia il culto dell’apparire, dello
stare bene sempre e comunque, del presente come unico tempo della vita.
Il canto compiaciuto delle cicale
è la colonna sonora del film che vede come protagonisti i narcisisti
psicopatici che proprio perché privi di sentimenti e empatia sembrano
rappresentante il soggetto perfetto per questo tipo di società. Le cicale
narcisistiche trascorrono il loro tempo al supermercato della vita, cercando di appagare i
loro bisogni e raggiungere i loro scopi ad ogni costo, sfruttando e manipolando
gli altri. Nessuna inquietudine le turba, nessun senso di colpa. Ogni cicale
riproduce lo stesso spartito, tutte eguali a se stessi. Sono tante e questo da
loro forza. Ad un primo ascolto sembra una bella melodia, ma all’orecchio di
una persona più attenta e profonda il canto delle cicale è la totale assenza di
un vero incontro con l’altro, una sorta di anoressia emotiva. Qui e ora sempre e comunque in uno sfrenato egocentrismo.
Esaltazione di sé. Nessuna
empatia. Annullamento dei doveri e del limite. Rivendicazione di un diritto
naturale a stare bene a prescindere da tutto e da tutti. Legami utilitaristici
e basati sullo sfruttamento. Vuoto emotivo ricoperto da maschere, dipendenze e
un fare senza fine. Sembra si sia diffuso un nuovo modo di stare al mondo con
cui fare i conti. O forse è solo una tendenza che per decenni è stata arginata?
Non puoi essere formica se sei
nato cicala, non puoi essere cicala se sei nato formica. Viviamo in un mondo in
cui dobbiamo fare i conti con dinamiche di relazione tra
essere umani diverse rispetto a prima. Da una parte coloro che sono dotati di sentimenti
ed empatia. Dall’altra coloro che non sentono e vivono in una logica sadica e
perversa. Da una parte chi vede nella formica un grande insegnamento in grado
di conferire un senso alla vita. Dall’altra chi pensa che la formica persegua
una esistenza triste e inutile, lavora soltanto per la sopravvivenza propria e
della sua specie, e solo per invidia guardi malevolmente la cicala che invece
canta al sole in un eterno presente.
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