Ogni genitore, anche il più
affettuoso e amorevole, più o meno consciamente, impone delle condizioni di
amabilità al figlio, cioè comportamenti e atteggiamenti da cui dipende il fatto
che si senta accettato, visto, riconosciuto, amato appunto. Se non vai bene a
scuola sei una persona pessima. Se esprimi aggressività sei cattivo e non vai
bene. Se non guadagni molto sei un fallito… Tutte le famiglie a ben vedere
creano le loro condizioni di amabilità in cui i figli vengono imbevuti per svariati anni. Poi è facile che da adulti questi figli, ripetano queste
condizioni e ripropongano gli stessi schemi e condizionamenti, oppure si ribellino
facendo l’esatto contrario. In entrambi i casi si rimangono schiavi di un
automatismo senza essere mai davvero liberi. Si perché anche quando ci si contrappone
facendo l’opposto in realtà si è sempre prigionieri dello stesso meccanismo
originale. In poche parole si
cambia solo spacciatore, ma non la dipendenza da quel modello di comportamento interiorizzato.
La libertà non è scegliere tra sì e no, giusto e sbagliato, vero e falso, che è
quello che ci insegnano. Quando si è di fronte a un bivio si è già degli uomini
macchina, perché si reagisce solo senza decidere consapevolmente e liberamente.
Esistono tre tipi di uomini: gli
uomini schiavi, ognuno di noi quando è nella reattività è un uomo schiavo, cioè
non riesce a non fare una cosa; poi esistono gli uomini macchina, quelli che in
una situazione possono scegliere in maniera alternativa tra sì e no; poi
esistono gli uomini liberi, che sono quelli che di fronte a ogni situazione
hanno sempre almeno tre possibilità. Davanti ad un piatto di pasta scotta devo
poter decidere di mangiarla come facevo da piccolo, di non mangiarla perché non
mi piace, di non scegliere, di pensare ad altro, di saltare il pasto, di uscire
e mangiare altrove. All’interno di un rapporto sono libero se ho più possibilità di scelta che non mi limitino ad accettare o meno certe condizioni che mi vengono imposte.
Contribuiamo alla felicità degli altri essendo felici. Ci hanno
insegnato una cosa che non è vera: non è soffrendo per la sofferenza degli
altri e moltiplicando la sofferenza che aiutiamo gli altri, è dando un esempio
di pace, serenità, voglia di vivere, che noi aiutiamo davvero chi sta vicino a
noi. Lo scopo di ogni essere umano è stare bene! Posso stare bene ed essere contento
includendo gli altri! Il rispetto o la contrapposizione alle condizioni di amabilità senza valutare come ci sentiamo dentro non fanno stare bene. Così
facendo non ci basta mai, manca sempre qualcosa, e ci sentiamo come un
criceto nella ruota. Per questo, magari capita che esci da un rapporto tossico attraversando
un dolore insopportabile, e senti un benessere che non hai provato prima. Se un
essere umano è ridotto a non sentire più se stesso, ma a reagire solo perché altrimenti
non si sente degno di amore, non potrà
mai trovare pace ed essere davvero felice. Non dovremmo stare in una relazione per
raddoppiare le sofferenze. Le
relazioni dovrebbero essere un aiuto amorevole, reciproca valorizzazione, comprensione e
compassione rispetto alla diversità.
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