mercoledì 15 febbraio 2017

Seducono tutti i narcisisti psicopatici 3


 
Il senso di VUOTO e di mancanza (che non vengono vissuti come tali, ma denegati), danno origine all’invidia e all’odio per la donna e al tentativo di appropriarsi di ciò che lei possiede di buono e di vitale. Il trionfo (sancito dall’orgasmo nella perversione sessuale e dal dominio sulla vittima in quella relazionale) è necessario al perverso per sentirsi vivo.
Il carattere seduttivo emerge anche nei rari casi di crisi profonda in cui si sottopone a una terapia: Diversi autori hanno messo in evidenza come sia inevitabile per l’analista, quando tratta un narcisista, subire, almeno in un primo tempo, il tipo di relazione che il paziente instaura. Questo tipo di carattere, infatti, ha la prerogativa di attuare un costante sovvertimento della logica e quindi del senso della realtà e di cercare di attrarre gli altri nella sua logica distorta. Il perverso abita in una pseudo realtà, per lui non esiste una realtà condivisa, un mondo comunemente umano: non è capace, infatti, di mettersi nei panni dell’altro, e di condividerne empaticamente i vissuti. Al contrario, tenta di far mettere gli altri nei propri panni, anzi nel proprio mondo, e di indurli ad accettare il proprio punto di vista. Ciò avviene anche nel rapporto analitico in cui l’analista può raggiungere una vera comprensione del funzionamento cinico e perverso soltanto dopo aver subito gli effetti del sovvertimento della logica nella relazione di transfert-controtransfert, sperimentandone con disagio la violenza.
La tragedia del narcisista (anche se lui non la vive così) si concentra sostanzialmente nel suo ideale di essere amato e stimato dal maggior numero di persone possibile. È una necessità numerica la sua, mai qualitativa. La sua utopia si basa sull’ottenimento del consenso generale circa la grandiosità della sua persona e del suo operato:
Il manipolatore o la manipolatrice seducono con mezzi che non fanno parte della loro natura. Per esempio, fanno credere di avere una condizione sociale che non corrisponde alla realtà. Simulano attenzione verso l’oggetto desiderato, ma non hanno alcun rispetto per l’altro. Lui o lei ostentano macchine, gioielli, abiti, frequentano ristoranti costosi, ma la loro generosità non è rivolta che a se stessi. Il manipolatore seduce ingannando l’altro: il suo scopo non è quello di amarlo ma quello di intrappolarlo con gesti, attenzioni, parole e lussi che lasciano presagire un seguito molto piacevole, se non ideale. Quando finalmente riesce a esercitare il suo potere sulla vittima di turno, questi atteggiamenti spariranno immediatamente, destabilizzando il partner, per riapparire soltanto in pubblico, e solo se il manipolatore ha un secondo fine.
 
La seduzione basata sulla menzogna e l’inganno è quindi una manipolazione. Il manipolatore imbroglia l’altro a sua insaputa. È privo di etica, ma ha la capacità di far credere, almeno per un certo periodo di tempo, di possederne una, come tutti.
 
Per mantenere in piedi una struttura così complessa, tuttavia, ci vuole una quantità esagerata di energia. Alexander Lowen fornisce due interessanti racconti a riguardo:
I truffatori psicopatici promettono apertamente cose che non hanno intenzione di dare. Ma le manovre più seduttive sono quelle che riguardano promesse non chiaramente specificate. L’immagine narcisistica ne è un esempio. Il maschio “macho” ad esempio, con la sua esagerata esibizione di virilità, è seduttivo, che lo ammetta o no. Anche se questa sua immagine è nata come compensazione di un senso inadeguato della sua virilità, il suo scopo è quello di attirare le donne.
Conobbi un giovane che proiettava di se stesso un’immagine di “principe azzurro”. Il suo fascino entrava in funzione automaticamente ogni volta che era in compagnia di una donna. Gli s’illuminava il viso, la sua conversazione diventava piacevole e brillante. Quando non usava il suo fascino, invece, Steven appariva abbattuto e si aveva l’impressione che fosse insicuro e spaventato. Se una ragazza cedeva, credendo alla promessa di una relazione eccitante, poi purtroppo rimaneva delusa. Una volta portata a termine l’opera di seduzione, tutto il fascino e la simpatia svanivano. Non aveva l’energia per sostenere indefinitamente la facciata. Il fascino di Steven non scattava solo in prospettiva di una relazione sessuale. Lo utilizzava anche per farsi degli amici, per far colpo sugli altri e ottenere l’appoggio. Mediante questa immagine negava la sua dipendenza e nello stesso tempo otteneva che gli altri si mettessero a sua disposizione. Era un gioco di potere, come lo è ogni manovra seduttiva
Continua Lowen:
Ho incontrato ad esempio il caso di un individuo forse meno psicopatico e violento di uno stupratore, ma ugualmente privo di sentimenti: si trattava di un regista che pretendeva che tutte le giovani aspiranti attrici, se volevano avere una parte, si svestissero e avessero dei rapporti sessuali con lui. La richiesta non veniva espressa in modo esplicito, erano solo degli approcci, ma le donne sapevano bene che rifiutare avrebbe significato non ottenere la parte. Dunque era violenza sessuale, perché veniva violata la loro integrità e negata la loro dignità umana. Le giovani donne non erano persone per il regista, ma solo oggetti di conquista. Si vantava poi del numero di attrici, alcune molto note, che aveva posseduto. La sua attività sessuale era però senza sentimento e senza piacere. Gratificava solo la sua immagine. Con la seduzione perversa attuata sistematicamente e in ogni circostanza sia possibile un narcisista sa di poter ottenere tutto ciò che vuole dagli altri. Basta creare un po’ di atmosfera, non farsi tanti scrupoli e vendere il male assoluto come un passaggio obbligato verso il raggiungimento dell’estasi, della felicità, della gioia totale.
 

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