Il senso di VUOTO e di mancanza (che non vengono vissuti come tali, ma denegati),
danno origine all’invidia e all’odio
per la donna e al tentativo di appropriarsi di ciò che lei possiede di buono e
di vitale. Il trionfo (sancito
dall’orgasmo nella perversione sessuale e dal dominio sulla vittima in quella
relazionale) è necessario al perverso per sentirsi
vivo.
Il
carattere seduttivo emerge anche nei
rari casi di crisi profonda in cui
si sottopone a una terapia: Diversi autori hanno messo in evidenza come sia
inevitabile per l’analista, quando tratta un narcisista, subire, almeno in un
primo tempo, il tipo di relazione che il paziente instaura. Questo tipo di
carattere, infatti, ha la prerogativa di attuare un costante sovvertimento
della logica e quindi del senso della realtà e di cercare di attrarre gli altri nella sua logica
distorta. Il perverso abita in una pseudo realtà, per lui non esiste una
realtà condivisa, un mondo comunemente umano: non è capace, infatti, di
mettersi nei panni dell’altro, e di condividerne empaticamente i vissuti. Al
contrario, tenta di far mettere gli
altri nei propri panni, anzi nel proprio mondo, e di indurli ad accettare
il proprio punto di vista. Ciò avviene anche nel rapporto analitico in cui
l’analista può raggiungere una vera comprensione del funzionamento cinico e
perverso soltanto dopo aver subito gli effetti del sovvertimento della logica
nella relazione di transfert-controtransfert, sperimentandone con disagio la
violenza.
La
tragedia del narcisista (anche se lui non la vive così) si concentra
sostanzialmente nel suo ideale di essere
amato e stimato dal maggior numero di persone possibile. È una necessità numerica la sua, mai
qualitativa. La sua utopia si basa sull’ottenimento del consenso generale
circa la grandiosità della sua persona e del suo operato:
Il
manipolatore o la manipolatrice seducono con mezzi che non fanno parte della
loro natura. Per esempio, fanno credere di avere una condizione sociale che non
corrisponde alla realtà. Simulano attenzione verso l’oggetto desiderato, ma non
hanno alcun rispetto per l’altro. Lui o lei ostentano macchine, gioielli,
abiti, frequentano ristoranti costosi, ma la loro generosità non è rivolta che
a se stessi. Il manipolatore seduce ingannando l’altro: il suo scopo non è
quello di amarlo ma quello di intrappolarlo con gesti, attenzioni, parole e
lussi che lasciano presagire un seguito molto piacevole, se non ideale. Quando
finalmente riesce a esercitare il suo potere sulla vittima di turno, questi
atteggiamenti spariranno immediatamente, destabilizzando il partner, per
riapparire soltanto in pubblico, e solo se il manipolatore ha un secondo fine.
La seduzione basata sulla menzogna e
l’inganno è quindi una manipolazione.
Il manipolatore imbroglia l’altro a sua insaputa. È privo di etica, ma ha la capacità di far credere, almeno per un
certo periodo di tempo, di possederne una, come tutti.
Per
mantenere in piedi una struttura così complessa, tuttavia, ci vuole una
quantità esagerata di energia. Alexander Lowen fornisce due interessanti
racconti a riguardo:
I
truffatori psicopatici promettono apertamente cose che non hanno intenzione di
dare. Ma le manovre più seduttive sono quelle che riguardano promesse non
chiaramente specificate. L’immagine narcisistica ne è un esempio. Il maschio
“macho” ad esempio, con la sua esagerata esibizione di virilità, è seduttivo,
che lo ammetta o no. Anche se questa sua immagine è nata come compensazione di
un senso inadeguato della sua virilità, il suo scopo è quello di attirare le
donne.
Conobbi
un giovane che proiettava di se stesso un’immagine di “principe azzurro”. Il
suo fascino entrava in funzione automaticamente ogni volta che era in compagnia
di una donna. Gli s’illuminava il viso, la sua conversazione diventava
piacevole e brillante. Quando non usava il suo fascino, invece, Steven appariva
abbattuto e si aveva l’impressione che fosse insicuro e spaventato. Se una
ragazza cedeva, credendo alla promessa di una relazione eccitante, poi
purtroppo rimaneva delusa. Una volta portata a termine l’opera di seduzione, tutto
il fascino e la simpatia svanivano. Non aveva l’energia per sostenere
indefinitamente la facciata. Il
fascino di Steven non scattava solo in prospettiva di una relazione sessuale.
Lo utilizzava anche per farsi degli amici, per far colpo sugli altri e ottenere
l’appoggio. Mediante questa immagine negava la sua dipendenza e nello stesso
tempo otteneva che gli altri si mettessero a sua disposizione. Era un gioco di
potere, come lo è ogni manovra seduttiva
Continua Lowen:
Ho
incontrato ad esempio il caso di un individuo forse meno psicopatico e violento
di uno stupratore, ma ugualmente privo di sentimenti: si trattava di un regista
che pretendeva che tutte le giovani aspiranti attrici, se volevano avere una
parte, si svestissero e avessero dei rapporti sessuali con lui. La richiesta
non veniva espressa in modo esplicito, erano solo degli approcci, ma le donne
sapevano bene che rifiutare avrebbe significato non ottenere la parte. Dunque era
violenza sessuale, perché veniva violata la loro integrità e negata la loro
dignità umana. Le giovani donne non erano persone per il regista, ma solo
oggetti di conquista. Si vantava poi del numero di attrici, alcune molto note,
che aveva posseduto. La sua attività sessuale era però senza sentimento e senza
piacere. Gratificava solo la sua immagine. Con
la seduzione perversa attuata sistematicamente e in ogni circostanza sia
possibile un narcisista sa di poter ottenere tutto ciò che vuole dagli altri.
Basta creare un po’ di atmosfera, non farsi tanti scrupoli e vendere il male
assoluto come un passaggio obbligato verso il raggiungimento dell’estasi, della
felicità, della gioia totale.
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