sabato 16 settembre 2017

L’INDIPENDENZA DIFENSIVA del narcisista



Non avrò mai bisogno di nessuno”, “non posso e voglio dipendere da nessuno”, “sono fondamentale per gli altri senza di me non potrebbero vivere”, questi sono i mantra squillanti e ripetuti del narcisista. Maschere, armature, convinzioni che gli permettono di trasformare vissuti estremamente dolorosi in esperienze sopportabili, e per lui persino piacevoli perché ritiene di essere forte e potente.
 
I narcisisti non sanno dipendere da nessuno. Non riescono proprio. L’intimità e la dipendenza la vivono come una prigione soffocante da cui evadere prima possibile perché fortemente pericolosa e minacciosa. La capacità di condividere e di essere sensibili ai bisogni degli altri va imparata da piccoli, per cui questi soggetti di fronte a legami forti innescano il pilota automatico difensivo conseguente a memorie sviluppate nell’infanzia. Evidentemente da bambini sono stati trattati come oggetti senza il minimo rispetto per la loro natura e i loro sentimenti. Il sistema della memoria è infatti anche la sede di consumate maschere di autodifesa.
 
I narcisisti hanno un bisogno impellente e costante di pensare a se stessi, ma allo stesso tempo hanno bisogno degli altri per sentirsi vivi. Se da piccolo non sei stato amato o non sei stato amato per ciò che sei, non riesci a sviluppare un’adeguata identità personale e i rapporti sani richiedono questo sviluppo emotivo che loro non raggiungono. Hanno confini labili e permeabili, anche se si mostrano come forti e duri. La debolezza e la fragilità interiore li obbliga a pensare solo a se stessi e a cercare costantemente ammirazioni e conferme negli altri.
 
Non si fidano degli altri perché in passato non hanno sperimentato fiducia. Non possono neppure pensare di porsi come in passato in posizione di dipendenza e debolezza che per loro diventa una seconda morte. Hanno bisogno del rapporto, ma allo stesso tempo fuggono costantemente per non provare dolorosissimi sentimenti di angoscia. Hanno due anime nel petto. “Amano la rosa per la sua bellezza e contemporaneamente la odiano per le sue spine”. Questo sta alla base del loro vivere perennemente tra idealizzazioni e abbandoni. Chi vive con loro sperimenta un’eterna alternanza tra amore odio, tra simbiosi e distanza.
 
Per tenere a bada i vissuti depressivi il narcisista esercita un dominio tirannico del partner nella duplice illusione. Da una parte pensa di poter controllare il rapporto e non cadere mai in una posizione di inferiorità come in passato. Dall’altra si convince di essere indispensabile per l’altro, fa di tutto per invertire i ruoli posizionandosi come dominante. Come fosse un bambino mai cresciuto vive il partner come un qualcosa da possedere, incorporato, inglobato, sempre a sua disposizione. Se non riesce in questo l’unica soluzione è eliminarlo, allontanarsi, distruggerlo. Per di più misurano il loro valore in funzione di quanto dolore riescono a produrre nell’altro. Paradossalmente sono molto più a loro agio in rapporti superficiali, quali quelli che si hanno sul lavoro, in società, tra conoscenti. Le relazioni intime sono quelle dove mostrano il peggio di sé proprio per i vissuti emotivi che riattivano. Una persona che non è stata amata bene nei primi anni di vita, può non essere in grado di capire e sapere come si fa ad amare qualcuno. Per questo o evita le relazioni profonde, o sceglie partner da dominare, controllare. Privi delle necessarie esperienze di attaccamento umano e di reciprocità, provano poca o nessuna ansia, né amore, e cercano solo rapporti in grado di alimentare il loro ego.

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