“Non avrò mai bisogno di
nessuno”, “non posso e voglio dipendere da nessuno”, “sono fondamentale per gli
altri senza di me non potrebbero vivere”, questi sono i mantra squillanti e
ripetuti del narcisista. Maschere, armature, convinzioni che gli permettono di
trasformare vissuti estremamente dolorosi in esperienze sopportabili, e per lui
persino piacevoli perché ritiene di essere forte e potente.
I narcisisti non sanno dipendere
da nessuno. Non riescono proprio. L’intimità e la dipendenza la vivono come una
prigione soffocante da cui evadere prima possibile perché fortemente pericolosa
e minacciosa. La capacità di condividere e di essere sensibili ai bisogni degli
altri va imparata da piccoli, per cui questi soggetti di fronte a legami forti
innescano il pilota automatico difensivo conseguente a memorie sviluppate
nell’infanzia. Evidentemente da bambini sono stati trattati come oggetti senza
il minimo rispetto per la loro natura e i loro sentimenti. Il sistema della
memoria è infatti anche la sede di consumate maschere di autodifesa.
I narcisisti hanno un bisogno
impellente e costante di pensare a se stessi, ma allo stesso tempo hanno
bisogno degli altri per sentirsi vivi. Se da piccolo non sei stato amato o non
sei stato amato per ciò che sei, non riesci a sviluppare un’adeguata identità
personale e i rapporti sani richiedono questo sviluppo emotivo che loro non
raggiungono. Hanno confini labili e permeabili, anche se si mostrano come forti
e duri. La debolezza e la fragilità interiore li obbliga a pensare solo a se stessi
e a cercare costantemente ammirazioni e conferme negli altri.
Non si fidano degli altri perché
in passato non hanno sperimentato fiducia. Non possono neppure pensare di porsi
come in passato in posizione di dipendenza e debolezza che per loro diventa una
seconda morte. Hanno bisogno del rapporto, ma allo stesso tempo fuggono
costantemente per non provare dolorosissimi sentimenti di angoscia. Hanno due
anime nel petto. “Amano la rosa per la sua bellezza e contemporaneamente la
odiano per le sue spine”. Questo sta alla base del loro vivere perennemente tra
idealizzazioni e abbandoni. Chi vive con loro sperimenta un’eterna alternanza
tra amore odio, tra simbiosi e distanza.
Per tenere a bada i vissuti depressivi
il narcisista esercita un dominio tirannico del partner nella duplice illusione.
Da una parte pensa di poter controllare il rapporto e non cadere mai in una
posizione di inferiorità come in passato. Dall’altra si convince di essere
indispensabile per l’altro, fa di tutto per invertire i ruoli posizionandosi
come dominante. Come fosse un bambino mai cresciuto vive il partner come un
qualcosa da possedere, incorporato, inglobato, sempre a sua disposizione. Se
non riesce in questo l’unica soluzione è eliminarlo, allontanarsi,
distruggerlo. Per di più misurano il loro valore in funzione di quanto dolore
riescono a produrre nell’altro. Paradossalmente sono molto più a loro agio in
rapporti superficiali, quali quelli che si hanno sul lavoro, in società, tra
conoscenti. Le relazioni intime sono quelle dove mostrano il peggio di sé
proprio per i vissuti emotivi che riattivano. Una persona che non è stata amata
bene nei primi anni di vita, può non essere in grado di capire e sapere come si
fa ad amare qualcuno. Per questo o evita le relazioni profonde, o sceglie
partner da dominare, controllare. Privi delle necessarie esperienze di
attaccamento umano e di reciprocità, provano poca o nessuna ansia, né amore, e
cercano solo rapporti in grado di alimentare il loro ego.
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