La fine di una relazione malsana
o tossica impone un bilancio, anche se questo termine è del tutto inappropriato
perché rimanda ad ambienti economici e finanziari dove tutto ha un valore
pratico e monetario. Quando ci si riferisce a parti di vita importanti, vissuti
in un susseguirsi di sentimenti, emozioni, particolarissime dinamiche emotive, applicare
termini economici e finanziari appare inopportuno e un po’ crudele. Andando oltre
il troppo semplicistico concetto di mostro e di relazione patologica, le riflessioni dopo lo
scarto e l’abbandono, una volta avviato nel modo più stabile possibile il
contatto zero, devono obbligatoriamente arrivare ad un livello di profondità mai
raggiunto prima se si vuole provare a guarire davvero, riprendendo in mano la
propria vita. Considerazioni che portino a conservare e rafforzare una forte
identità personale, una direzione da seguire, un’idea di vita che renda il più
possibile autentici ed orgogliosi di come si è.
Ciò che viene subito alla mente è
il dolore straziante provato, paragonabile alla perdita di una parte di sé. E
il dolore così diventa parte della vita, importante come la felicità. Seconda
cosa, è la presa di coscienza di parti del mondo, del genere umano, ma anche di
se stessi che prima venivano poco considerate o del tutto ignorate, in
particolare relative al male e al volersi male. Altro aspetto è quello del comprendere
la necessità di essere prudenti, attenti, maturi quando ci si approccia agli
altri per potersi tutelare e proteggere nel proprio percorso. La regola d’oro per non cadere vittima di predatori emotivi, è
quella di osservare sempre e solo i fatti rispetto alle parole e di non pensare che possa esistere qualche principe/principessa che elimini ogni tipo di problema. Un ulteriore punto focale è quello di
allontanarsi da ciò che fa del male e che ci sfugge perché i rapporti sani si basano su reciprocità, empatia, sicurezza. Spesso ci si concentra moltissimo
sulle cose da fare e sulle scelte da prendere, ma si pone troppa poca attenzione
sulle cose da non fare e su ciò che va assolutamente evitato perché dannoso e
distruttivo.
Comunque, il semplice fatto di essere
sopravvissuti a questa esperienza traumatica è sintomo di grande forza
interiore di cui si deve essere estremamente orgogliosi. Aldilà delle
regressioni, delle ricadute, e dei continui alti e bassi emotivi, rimanere in
piedi dopo la rottura con un narcisista psicopatico deve riempire di
soddisfazione perché è oltremodo difficile. Ma occorre fare un ulteriore passo
in avanti, questa deve anche rappresentare una buona occasione per diventare
persone migliori. La maggiore consapevolezza, l’aumento della conoscenza di sé
e del mondo, la valorizzazione della propria unicità e autenticità sono punti
centrali di questo cambiamento verso un nuovo modo di vivere.
Vivere bene senza la relazione
tossica. Diventare persone migliori, più autentiche, mature e sincere. Far assomigliare
sempre più la propria vita ai propri desideri e alle proprie attitudini. Questo
rappresenta la vera guarigione, questo è un privilegio, un successo a tutto
tondo. Il dolore e la sofferenza devono essere fruttuosi per sanare le vecchie
ferite, indicare ancora meglio la direzione giusta.
Ecco che un errore, una caduta, una sofferenza enorme, una bruttissima
esperienza, diventano una rinascita. A distanza di anni questa tragica vicenda
può e deve rappresentare una benedizione, un respiro paradisiaco alla fine
della salita. Bello può essere anche godersi il foglio bianco di un futuro
tutto da scrivere e progettare, in modo assolutamente nuovo e diverso. Si può
guidare la macchina della propria vita senza essere travolti da soggetti che
fanno di tutto per farci sbandare e finire fuori strada. Si può vivere molto meglio di prima.
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