Se
ci si riesce ad allontanare una volta per tutte dal narcisista psicopatico
instaurando un saldo contatto zero, o e se quantomeno si riesce a prendere
abbondantemente le distanze emotive e fisiche, si può riflettere sull’accaduto
con una prospettiva più ampia, lucida, e razionale. Ci si può rendere conto
prima di tutto che non ci si è persi nulla, anzi averlo/a perso/a è come aver
vinto la lotteria, anche se all’inizio sembrava il contrario. Rimane però
l’amaro in bocca per quel retro pensiero che spinge a ritenere che il soggetto
tossico l’abbia sempre avuta vinta, perché è questa l’immagine che lui/lei
vuole presentare al mondo. Danno l’impressione di vincere perché sfruttano,
maltrattano le vittime per poi sostituirle con una faccia da culo incredibile,
mostrandosi innocenti, allegri, senza il ben che minimo senso di colpa o cedimento.
Ma
è tutto e sempre solo una costante illusione. Questo è l’emblema della
sconfitta umana: non sentire nulla, non avere sentimenti, non poter avere
nessuna relazione sana. È incapace di provare ciò che rende la vita degna di
essere vissuta e cioè i meravigliosi sentimenti umani come amore, fiducia,
amicizia, compassione, lealtà, solidarietà, stima, generosità, gratitudine. La
sostituzione continua del partner o della situazione, il vivere solo di
maschere, l’idea di sfruttare e abusare, la ripetizione infinita del ciclo
infernale lo rendono disumano. E vivere da disumano è straziante, e in fondo
lui/lei lo sa. Chi si perde la vita, quella vera, non può essere un vincente.
Ripeterà il suo ciclo tossico fino alla morte, recitando parti e mettendo in
scena personaggi che lo condurranno nel tempo all’autodistruzione. Il finale è
scontato, ciò che varia sono il tempo e il numero delle vittime.
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