martedì 28 novembre 2017

Il narcisista psicopatico in realtà non vince mai


 
Se ci si riesce ad allontanare una volta per tutte dal narcisista psicopatico instaurando un saldo contatto zero, o e se quantomeno si riesce a prendere abbondantemente le distanze emotive e fisiche, si può riflettere sull’accaduto con una prospettiva più ampia, lucida, e razionale. Ci si può rendere conto prima di tutto che non ci si è persi nulla, anzi averlo/a perso/a è come aver vinto la lotteria, anche se all’inizio sembrava il contrario. Rimane però l’amaro in bocca per quel retro pensiero che spinge a ritenere che il soggetto tossico l’abbia sempre avuta vinta, perché è questa l’immagine che lui/lei vuole presentare al mondo. Danno l’impressione di vincere perché sfruttano, maltrattano le vittime per poi sostituirle con una faccia da culo incredibile, mostrandosi innocenti, allegri, senza il ben che minimo senso di colpa o cedimento.
 
Ma è tutto e sempre solo una costante illusione. Questo è l’emblema della sconfitta umana: non sentire nulla, non avere sentimenti, non poter avere nessuna relazione sana. È incapace di provare ciò che rende la vita degna di essere vissuta e cioè i meravigliosi sentimenti umani come amore, fiducia, amicizia, compassione, lealtà, solidarietà, stima, generosità, gratitudine. La sostituzione continua del partner o della situazione, il vivere solo di maschere, l’idea di sfruttare e abusare, la ripetizione infinita del ciclo infernale lo rendono disumano. E vivere da disumano è straziante, e in fondo lui/lei lo sa. Chi si perde la vita, quella vera, non può essere un vincente. Ripeterà il suo ciclo tossico fino alla morte, recitando parti e mettendo in scena personaggi che lo condurranno nel tempo all’autodistruzione. Il finale è scontato, ciò che varia sono il tempo e il numero delle vittime.

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