lunedì 29 maggio 2017

DISTANZA EMOTIVA primo passo con soggetti tossici


 
Va ripetuto all’infinito che l’unica vera soluzione per sopravvivere e guarire da relazioni tossiche è il CONTATTO ZERO. Se per svariate ragione il contatto zero non è praticabile si deve adottare il CONTATTO MINIMO che vuol dire limitare al massimo i rapporti in particolare visivi, delegare il più possibile a terze persone, non dare informazioni sul proprio stato emotivo.
 
Ma occorre essere realisti. In assoluto è davvero impossibile nella vita eliminare ogni tipo di relazione con persone tossiche così come è impossibile debellare il male nel mondo. Questo non solo nelle relazioni d'amore, ma si pensi ai genitori e ai familiari, alle amicizie, ai colleghi, ai compagni di scuola ed in genere ai tanti rapporti sociali che la quotidianità impone. Non si possono eliminare nella vita rapporti con questo tipo di persone. Eventualmente si possono ridurre numericamente imparando a produrre anticorpi utili a tenerli sotto controllo.
 
In questi casi il primo passo è la distanza emotiva. Cioè fare in modo che questi soggetti non abbiano potere, in particolare dal punto di vista emotivo. Mandela imprigionato e perseguitato si sentiva libero con la mente proprio perché non dava potere ai suoi carcerieri. Le sue idee, il suo valore come uomo, il suo senso di profonda dignità lo rendevano forte e libero nell'anima. 
 
INDIFFERENZA e DISTANZA EMOTIVA rappresentano i primi gradini da salire per proteggersi e non cadere nel baratro della manipolazione. Sono un deterrente verso la dissonanza cognitiva che porta ad illudersi di poter tornare al periodo della luna di miele. Inoltre disorientano, destabilizzano e feriscono le persone tossiche perché tolgono loro il ruolo di burattinai che li fa sentirsi vivi e potenti.
 
Per la vittima di fronte ad un dolore devastante, ad una debacle narcisista insostenibile, la prima cosa da fare per la propria salvezza è passare all’indifferenza tipica di chi conserva un forte sentimento del proprio valore, mette paletti fermi, e vive la propria vita indipendentemente di chi lo ferisce in modo freddo e spietato pur avendo ricevuto amore. La vittima deve tornare a se stessa.

Deporre le armi. Arrendersi. Rinunciare ad una inutile vendetta. Se volete, l’idea è un po’ quella di aspettare il cadavere del nemico sulla riva del fiume. Tanto i narcisisti psicopatici riproporranno altrove le loro dinamiche patologiche, in una serie infinita e ciclica di esperienze tutte uguali. L’idea però è anche quella di assumersi le proprie responsabilità rispetto a ciò che fa male. La consapevolezza deve portare ad azioni coerenti anche se difficili e faticose. La prima è il distacco. Scelta imprescindibile per tornare ad avere una dignità personale, quella dignità che invece i soggetti tossici calpestano e vogliono fare a pezzi.

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