Dopo un viaggio, tre amiche si
abbracciano commosse: le loro anime convibrano insieme. Il loro cuore si è
aperto al senso di unità. I loro visi esprimono gioia, l’estasi che deriva
dall’aver condiviso una bella esperienza insieme. Il fidanzato di una di queste,
non comprende che cosa accade, e viene ferito dal loro comportamento. Alla
sera, rivolgendosi alla sua compagna, le dice: “Ho visto la gioia che provavi
con loro. Non sarai mai in grado di provarla con me. Tu hai un problema con il
tuo femminile”.
Queste parole feriscono la donna:
non si sente compresa, vista, riconosciuta. Non ha dubbi sul fatto che il suo
fidanzato abbia interpretato in modo scorretto ciò che è successo. Sa di aver
ragione, e sa che lui ha distorto la realtà. Ma pur sapendo di aver ragione, non
riesce a rimanere tranquilla, serena, in pace. Ha bisogno di convincere subito
il compagno che ha sbagliato, che ha mal interpretato. Non si dà il tempo di
ascoltare e comprendere i reali bisogni e sentimenti che hanno generato la sua
spiacevole uscita. Semplicemente la giudica ingiusta e offensiva. Ha bisogno di
sentirsi dare ragione. Cerca così di spiegare il vero significato
dell’accaduto, ma lo fa in preda al risentimento e alla fretta di voler
convincere. Sotto il pressing della sua richiesta, l’altro diffida e si chiude
ancora di più. Allora lei ne trae la prova che tra loro c’è grande distanza e
impossibilità di comunicare. Entra in uno stato di profonda sofferenza, che
dura alcuni giorni, e ne attribuisce la causa al compagno.
Per uscire dalla sofferenza, la
donna ha bisogno di aiuto. Ha bisogno di comprendere che la sua reazione è
simmetrica a quella del partner, che appartiene allo stesso tipo di danza. Lui
non ha visto e riconosciuto i reali bisogni e sentimenti di lei, e senza comprendere
ha etichettato e giudicato. Lei ha reagito nell’identico modo. Entrambi
convinti di aver ragione, sono rimasti attaccati alle loro posizioni, e alla
sofferenza che ne deriva. Due parti narcisistiche si
sono scontrate e ferite perché mosse dallo stesso bisogno infantile: avere ragione. Nessuno dei due è disponibile a porsi davvero dal punto di vista dell’altro,
perché troppo forte è il loro riferimento interno, la loro chiusura emotiva.
Ammettere i propri errori significherebbe riaprire la vecchia ferita, rientrare
nell’antico dolore di essere esposti all’umiliazione, al disconoscimento dei
propri sentimenti e della propria identità.
Per il narcisista psicopatico l'altro non esiste, è solo un oggetto da sfruttare, usare e gettare. Non esiste mai vera relazione, confronto, dialogo, anche una discussione costruttiva. Alla base c'è che lui alla sofferenza emotiva ha detto: mai più. Da allora ha chiuso il cuore, ha cercato il potere e ha
combattuto per farsi valere e ottenere ragione. Aprirsi alle ragioni dell’altro
e alle ragioni del cuore, per il narcisista non significa un atto di
intelligenza, ma un atto di resa di fronte alla prepotenza e all’ingiustizia.
Anche la vittima ha una ferita narcisistica non elaborata, ma rispetto a questa ha reagito in modo diverso. La vittima ha detto non merito amore, per avere una relazione
devo essere disponibile e fare tutto ciò che mi chiedono. Ed ecco una relazione malsana come incontro di due ferite narcisistiche.
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