Le vittime credono che se fossero state solo un po’ più tolleranti, pazienti, accomodanti, la relazione avrebbe funzionato. O che questi
individui possano trovare la felicità con un’altra persona, magari con la
stessa per cui hanno deciso di lasciarle. Non sarà così: gli psicopatici non
sono in grado di accendere e spegnere la propria patologia a piacimento. Il loro disturbo di personalità non ha niente
a che vedere con voi. Con voi, come con qualsiasi altra del passato, si è
solo manifestato e continuerà a
manifestarsi con chiunque nel futuro.
Negli
psicopatici narcisisti si registra uno sbilanciamento
verso tutto ciò che è PIACERE, e
cioè la ricerca sfrenata del raggiungimento di uno status elevato, il bisogno
di costante eccitazione,
l’ipersessualità e il predominio nell’ambito del proprio ambiente sociale. La
ricerca spasmodica del riconoscimento e la scalata al potere portano spesso
questi soggetti a posizioni di successo nei campi più disparati: nelle diverse
giungle professionali troviamo famosi avvocati, luminari di medicina e
chirurgia, prestigiosi imprenditori, leader politici. Rieber
e Vetter, in The Language of the Psycopath, sostengono che gli psicopatici
apprezzano il potere tanto più esso riesce a provocare VITTIMIZZAZIONE: non trovano appagante una conquista se
la stessa non è in grado di vittimizzare
qualcuno. Non hanno solo bisogno di sentirsi potenti ma di sentire che qualcuno è più debole di loro. Il danno che infliggono agli altri è
estremamente appagante.
Che
lo psicopatico non possa far nulla per il suo comportamento non significa che
la gente debba dispiacersi per lui e restare nella relazione. Bisogna capire
che non è la vittima a provocare il
malfunzionamento della testa dello psicopatico e non spetta a lei rimettere a posto le cose. Non vi è
scusa alcuna per devastare la mente delle vittime attraverso abusi e
manipolazioni che sono quasi sempre volontari.
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