giovedì 30 novembre 2017

La vittima deve evitare vergogna e giudizio



Durante e dopo la relazione col narcisista psicopatico, probabilmente la vittima si ritrova a comportarsi in modo inimmaginabile da tutti i punti di vista: abitudini e interessi devastati, litigi continui seguiti da riappacificazioni inspiegabili, messaggi assurdi, suppliche, pianti, recriminazioni, sensi di colpa, crolli e esaltazioni, scuse e accuse, accettazione di comportamenti allucinanti, principi e valori calpestati ripetutamente. Insomma, la vittima si trasforma in un individuo molto diverso da ciò che è sempre stato e/o credeva di essere. Con molta probabilità arriverà a vergognarsi di tutto ciò e a sentirsi molto in imbarazzo. La vergogna è sintomo di rimorso, perciò dimostra l’esistenza di una coscienza e di una solida base emotiva.
 
Nella fase di idealizzazione la vittima viene spinta ad un entusiasmo smodato che ne pompa l’ego in modo del tutto eccessivo, mentre durante i maltrattamenti viene spinta verso il baratro perdendo totalmente il lume della ragione per effetto degli abusi e della manipolazione. Dopo tutto ciò non è possibile rimanere impassibili se si hanno dei sentimenti ed è normale avere delle reazione davvero inconsulte, così come comportamenti del tutto inadeguati. È il tentativo umano di rispondere e capire una esperienza del tutto disumana.
 
Una volta fatta chiarezza sull'accaduto, il primo errore da evitare è quello di pensare di avere agito in quel modo imbarazzante perché si era trovato l’amore della propria vita, o perché si è persa la cosa migliore del mondo. Innamorarsi è un’esperienza intensa e destabilizzante, ma non può scatenare disperazione, ansia, paura, e mai e poi mai una sofferenza così intensa e penetrante. Allo stesso modo le rotture sono sempre dolorose, ma non dovrebbero avvenire in modo così incomprensibile, violento, sadico. Il narcisista psicopatico mira alla distruzione del partner, gode della sua devastazione, e se la ride nel vederlo ridotto a pezzi e irriconoscibile.
 
Mai giudicarsi, mai svalutarsi per quei comportamenti assurdi e per quel periodo nefasto. Perdonarsi amorevolmente con un’enorme dose di compassione frutto della nuova consapevolezza acquisita. La cosa più importante è evitare giudizi e criticismo, in primo luogo verso se stessi, ma anche verso gli altri. Non c’è scampo finche non si riconosce la situazione per ciò che è e si continua a lottare in modo spietato. Vedere con chiarezza cos’è accaduto, accettare la realtà, non giudicare, non lottare, ma comprendere e scegliere per il proprio benessere. Certo ci sarà anche rabbia, tristezza, voglia di vendetta e altri sentimenti aggressivi che vanno accolti, ma prima o poi passeranno come passa una tempesta. Col tempo poi potrebbe anche accadere, in modo del tutto naturale, di smettere di giudicare il narcisista psicopatico, e di vederlo semplicemente per ciò che è: una persona vuota senza anima che non potrà mai provare vero amore.

mercoledì 29 novembre 2017

Comportamenti ripetitivi nei rapporti tossici


Vittima e carnefice di un rapporto tossico sono accomunati da un tragico destino di cui il più delle volte sono inconsapevoli. Vivono in un mondo piccolo anche se pensano di essere nella prateria. In particolare si ripetono, sempre e comunque. Replicano gli stessi comportamenti come un mantra, o un'avemaria. Mettono in scena senza sosta lo stesso atteggiamento, pensiero, modo di agire e reagire. La ripetizione come stile di vita o come condanna. L’unica differenza è che uno soffre e ne è consapevole, l’altro no perché ritiene sempre di essere nel giusto e il migliore. Limitandosi alla vittima, il bisogno incessante di ripetere situazioni dolorose è forse la cosa più interessante, e in merito ci sono diverse teorie e diversi punti di vista.
 
Semplificando, per alcuni la “vittima è solo una vittima”, nel senso che diventa uno schiavo affettivo esclusivamente in seguito ad un potente abuso e ad una fortissima manipolazione. Secondo questa teoria chiunque può cadere nella trappola a prescindere dalle qualità e dal vissuto. Per altri le prede sono perlopiù dei “complementari”, cioè persone che cercato e vogliono inconsciamente un aguzzino come partner perché hanno ferite passate non elaborate. È molto probabile che la verità stia in mezzo, e che esistano nella realtà mille sfumature legate ad ogni specifica situazione e all’unicità di ogni individuo. Ma aldilà delle teorie, l’unica via di uscita è sempre e solo: comprendere la situazione attraverso la consapevolezza, accettare la realtà così com’è, scappare e instaurare il contatto zero, o quantomeno prendere le distanze emotive adottando la strategia della pietra grigia.
 
Ma è innegabile che, in alcuni casi, la coazione a ripetere si palesi prepotentemente come una manifestazione dell’inconscio molto forte che può assumere un aspetto davvero demoniaco perché ostacola ogni cambiamento, porta al voler rimanere a tutti i costi in situazioni che fanno male. L’essere umano è capace di trovare un godimento nella propria sofferenza, anche se tutto ciò sembra assurdo. Si può arrivare persino alla ricerca attiva del dispiacere per conservare uno stato di eccitazione e tensione che dimostra come alcune persone non possano o non vogliano stare bene anche se a parole dicono il contrario. È come se la vita si fissasse ad un piacere perverso a cui rimanere per sempre fedeli. Si gode nel volersi male e nel fare di tutto per non modificare lo stato delle cose invece che cercare di stare bene in sintonia con i proprio bisogni e desideri.
 
La ripetizioni può avere origini famigliari, cioè si ripete di generazione in generazione un qualcosa di irrisolto, perché ogni esistenza è enormemente influenzata da chi lo ha preceduto. Così ad esempio la storia paterna si può ripetere nella storia del figlio, come se si assistesse ad una replica del sospeso paterno. Oppure alla base può esserci un trauma non elaborato. Un avvenimento o più avvenimenti ripetuti che congelano e invadono la persona. Ma nessuna ripetizione potrà ridare ciò che è stato perduto o potrà da sola sanare quella sofferenza. E senza il problema o il sintomo la vittima non sa come fare, perde l’identità. Però sa anche che il sintomo alla fine porterà alla distruzione. Nei casi più gravi la vita e il problema finiscono per sovrapporsi, l’una non è pensabile senza l’altro.

martedì 28 novembre 2017

Il narcisista psicopatico in realtà non vince mai


 
Se ci si riesce ad allontanare una volta per tutte dal narcisista psicopatico instaurando un saldo contatto zero, o e se quantomeno si riesce a prendere abbondantemente le distanze emotive e fisiche, si può riflettere sull’accaduto con una prospettiva più ampia, lucida, e razionale. Ci si può rendere conto prima di tutto che non ci si è persi nulla, anzi averlo/a perso/a è come aver vinto la lotteria, anche se all’inizio sembrava il contrario. Rimane però l’amaro in bocca per quel retro pensiero che spinge a ritenere che il soggetto tossico l’abbia sempre avuta vinta, perché è questa l’immagine che lui/lei vuole presentare al mondo. Danno l’impressione di vincere perché sfruttano, maltrattano le vittime per poi sostituirle con una faccia da culo incredibile, mostrandosi innocenti, allegri, senza il ben che minimo senso di colpa o cedimento.
 
Ma è tutto e sempre solo una costante illusione. Questo è l’emblema della sconfitta umana: non sentire nulla, non avere sentimenti, non poter avere nessuna relazione sana. È incapace di provare ciò che rende la vita degna di essere vissuta e cioè i meravigliosi sentimenti umani come amore, fiducia, amicizia, compassione, lealtà, solidarietà, stima, generosità, gratitudine. La sostituzione continua del partner o della situazione, il vivere solo di maschere, l’idea di sfruttare e abusare, la ripetizione infinita del ciclo infernale lo rendono disumano. E vivere da disumano è straziante, e in fondo lui/lei lo sa. Chi si perde la vita, quella vera, non può essere un vincente. Ripeterà il suo ciclo tossico fino alla morte, recitando parti e mettendo in scena personaggi che lo condurranno nel tempo all’autodistruzione. Il finale è scontato, ciò che varia sono il tempo e il numero delle vittime.

lunedì 27 novembre 2017

La porta è sempre socchiusa per il narcisista psicopatico


 
Se l’altra persona non esiste come soggetto reale, se non ha vita propria, se non ha sentimenti autonomi, se è visto solo come un oggetto da usare e sfruttare, appare chiaro come in qualsiasi momento il narcisista psicopatico possa ritenere di poter tornare, ripartire dall'inizio, riaccendere le emozioni già provare (non ha sentimenti), iniziare da capo il ciclo infernale. Per lui ogni frequentazione è un’occasione per provare alcune sensazioni, per tornare a riutilizzare quella fonte di rifornimento narcisistico, per cui ogni volta che lo si incontra nuovamente tutto può essere riaperto come se nulla fosse mai successo. Anzi si stupisce pazzescamente che l’altro possa provare rancore, rabbia, e non sia sempre e comunque disponibile. Lui, che non sente nulla, ci mette un attimo per azzerare tutto e tornare esattamente al punto di prima.
 
E per questo sfrutta tutta la sua capacità di sedurre, manipolare, ingannare per far credere di essere cambiato e di aver capito. Con le sue doti camaleontiche vuol far credere che col tempo sia maturato e che in futuro le cose possano andare in modo diverso. Del resto spesso è proprio ciò che la vittima sogna per lungo tempo. Incurante del dolore che procura e privo di ogni tipo di senso di colpa, per un narcisista psicopatico la porta di una relazione non si chiude mai, rimane sempre socchiusa, a vita. E può essere lui a riaprirla ogni volta che lo desidera, per necessità o semplice sfizio. Per le persone normali il distacco e la separazione sono fonte di dolore proprio perché prima c’è stato amore e legame. Per i soggetti tossici non c’è stato mai vero amore, per cui tutto può finire e ricominciare in ogni momento.
 
Vero è anche il fastidio e la rabbia che prova un narcisista psicopatico nel riscontrare che una sua ex vittima sta bene, vive bene, si è ripresa ancora meglio di prima e magari ha un nuovo rapporto gratificante. In questo caso gli viene spontaneo evitare gli incontri scomodi dove potrebbe trovarsi in forte imbarazzo, difficoltà e in posizione di inferiorità, cosa che odia. La sua prerogativa principale è invece il tira e molla in una relazione che prosegue nel tempo tra alti e bassi continui. In questo caso si sente potente e detta i tempi, quasi fosse un suo diritto, quasi l’altro fosse un oggetto di sua proprietà.
 

sabato 25 novembre 2017

Pretese lamentele accuse nei rapporti tossici


 
Come eliminare la spazzatura di un rapporto tossico, come guarire da mesi e  anni di abuso e sofferenza? Intanto vanno assolutamente evitate le lamentele, le pretese e le accuse, contro se stessi, contro l'altro, contro gli altri, contro il destino. Lamentarsi e rifiutare la realtà è del tutto inutile e perdipiù dannoso, servono decisioni e fatti coerenti. La pretesa, la lamentela e l’accusa sono uno dei velini peggiori per il benessere nella vita. Deresponsabilizzano, permettono di ottenere attenzioni, ma attuarli è una forma di fortissima aggressività indiretta, è un furto di energia all’altro, nonché una potente forma di manipolazione.
 
Ci si lamenta perché si pretende che la situazione sia diversa da com’è, nel fare questo si accusa se stessi e/o gli altri. Il mare sottostante è pieno di disprezzo e rifiuto della realtà che ci circonda. Se poi si osserva ancora in maggiore profondità si scoprirà un mare di rabbia inespressa, pronta ad esplodere. Ciò che si vede in superficie è solo una lagnosa lamentela, ma sotto c’è ben altro. La rabbia trattenuta sotto la superficie viene poi proiettata all’esterno, e se il mondo è arrabbiato significa che tutti ce l’hanno come me, per cui vivo in un perenne stato di ansia. Ma tutto nasce come sempre da una ferita originaria che ha prodotto dolore non elaborato.
 
La lamentela è una forma di menzogna e di inganno, camuffata da reazione legittima e giustificata. Mentre di fronte alla violenza, al tradimento, all’offesa, in genere si sa come reagire e difendersi, di fronte alla lamentela si rimane interdetti e confusi. Ad un livello inconscio chi ascolta prova rabbia, ma ad un livello sociale si è abituati, dalle convenzioni condivise, a non riconoscerla per quello che è in realtà, e ad avere un atteggiamento comprensivo e magnanimo. In questo modo si blocca la reazione istintiva, finendo intrappolati in un vero ricatto emotivo. Quando si lamentano le persone credono di lamentarsi per una causa giusta, in realtà coprono tutt’altro e sono fortemente aggressive nei confronti del loro interlocutore.
 
È colpa sua... Se solo non fosse così... La vita non può essere questo... Dovrei comportarmi diversamente ma non riesco, sono fatto/a male... Dovrebbe cambiare e a quel punto tutto sarebbe diverso….”. Il narcisista psicopatico, il rapporto tossico, possono essere una buona occasione per scoprire tutti i bisogni infantili e la rabbia sottostante, di cui non si è minimamente consapevoli. Altrimenti si cercherebbe altrove quello che si desidera, infatti è assurdo continuare a lamentarsi chiedendo di essere amati da un vampiro emotivo.
 
Accettare la realtà non vuol dire sottomissione. Se il partner è prepotente e aggressivo con amorevole gentilezza bisogna dirglielo, e se non cambia allontanarsi, e se ancora non cambia andarsene, o quantomeno prendere una enorme distanza emotiva per non rimanere invischiati in dinamiche distruttive. Se l’altro è un tiranno, vedo la realtà così com’è, smetto di lamentarmi e mi comporto di conseguenza. Comprendo, prendo atto, accetto, ma non mi sottomesso. Chi decide di rimanere vittima è per molti aspetti simile a chi è aggressivo: uno è violento verso l’altro, uno verso se stesso.

venerdì 24 novembre 2017

Governo delle proprie parti interne e senso della vita



Non ho capito il senso della vita e penso che non lo capirò mai. Probabilmente non è neanche nella mia dimensione comprenderlo. Al massimo posso provare a cercare il senso della mia vita. E il senso della mia vita passa, in modo imprescindibile, dal portare alla luce ciò che sono veramente, dal togliere tutto il superfluo, dall’eliminare tutto ciò mi appesantisce inutilmente. Ma portare alla luce ciò che si è veramente è smisuratamente faticoso, un'impresa titanica. È molto faticoso voler essere qualcun altro, indossare una maschera e fingere quotidianamente, ma è altrettanto estenuante riuscire ad essere davvero se stessi, impegnarsi per trovare gli strumenti (personalissimi) per raggiungere e godersi il proprio stato naturale.
 
Per prima cosa trovo utile attraversare il dolore. Tutti abbiamo ferite più o meno profonde da elaborare, senza passare per quel dolore è praticamente impossibile procedere nel cammino. Quando stiamo bene difficilmente cambiamo ed evolviamo. Seconda cosa è osservare e prendere coscienza della propria parte narcisistica. Tutti abbiamo una parte narcisista con cui fare pesantemente i conti. Anche quando non siamo psicopatici narcisisti e abbiamo bontà e qualità umane sufficienti, o quando pensiamo di averla sotto controllo, questa parte egoica rimane viva e vegeta, e magari si manifesta sotto altra forma. Terzo aspetto, è perseguire un buon governo di tutte le proprie parti, anche quelle più distruttive, malsane, infantili. Senza questo buon governo della propria personalità, frutto di grande consapevolezza, non si può costruire davvero nulla di solido, stabile, equilibrato. Si sopravvive in balia degli eventi e fortissime dinamiche inconsce.
 
Un successo o una scelta azzeccata, sono anche il frutto dei mille errori che l’hanno preceduta. La più grande qualità del genere umano è la sua capacità di apprendere, di sapere cambiare e migliorare in base all’esperienza, questo fa la differenza. La realtà è come è, non come dovrebbe essere. La situazione va riconosciuta e accettata per ciò che è, con tutti i suoi aspetti positivi e negativi. In base a questo si mette in moto il sistema elaborativo per trovare una soluzione, un modo, una modalità per fronteggiare quello stato delle cose e vivere al meglio in base alla proprie idee, qualità, valori. Cuore, metodo, intelligenza per trovare soluzioni adeguate, non le migliori, coerenti con la propria natura, rinunciando per sempre all’idea di perfezione.

giovedì 23 novembre 2017

Le ferite e l’IN-CONSAPEVOLEZZA della vittima come fattori predisponenti



Finche la vita rimane ad un livello di bassa consapevolezza, si rimane impantanati ad un livello di vita conflittuale e giudicante, in cui prevale appunto la lotta interiore e esteriore affiancata al giudizio. Ego e giudizio viaggiano sempre abbinati. La vittima pensa di non valere nulla e si svaluta da sola. Oppure si cerca un aguzzino che le confermi la sua convinzione di non valere. In altri casi la vittima oscilla tra l’idea di non valere per ipotetici o reali propri difetti, e l’idea che tutta la sua sofferenza dipenda un altro soggetto, il più delle volte il partner, al quale viene scaricata tutta la responsabilità di ogni cosa. In poche parole lotta con se stessa o con un carnefice, poco cambia.
 
Serve salire nella consapevolezza per nutrirsi di cose molto più buone e sane. A quel punto il resto non interessa più. Non ci si mette più a paragone Leonardo con chi fa scarabocchi. Si deve prima imparare ad amarsi, smettere il giudizio verso se stessi, per poi poter amare qualcuno. In questa ottica, non esistono vittime che nascono tali. Esistono persone che per il loro vissuto sono più portate a cadere vittime di relazioni tossiche e a soffrire di dipendenza affettiva. Se da bambino hai conosciuto l’amore malato, purtroppo tendi a ricercarlo nella vita adulta. Se la famiglia è stata disfunzionale il bambino deve spegnere il suo sistema di allerta, per cui crescendo diventa più vulnerabile ai legami tossici. E il narcisista psicopatico approfitta di questo per agganciare la preda e creare il vincolo traumatico.
 
Osservando la cosa più in profondità si capisce però che questo è un problema che dipende essenzialmente dallo stato di coscienza della vittima che è del tutto alterato da ferite precoci e dalla continua manipolazione a cui è sottoposta.  Ad un livello di bassa consapevolezza è impossibile uscire dal problema o non percepirlo come tale. In uno stato di coscienza basso il mondo è pieno di ostacoli insuperabili. Se si pensa di non meritare amore, di essere pieni di difetti, di non poter trovare mai un compagno alla pari, di sicuro ci si pone in una situazione in cui molto probabilmente sarà il partner dominare la relazione. Ma questa non è la realtà, è solo ciò che si percepisce della realtà, così come il narcisista psicopatico è solo una maschera che copre un vuoto. Capire, riconoscere, per poi accettare e cambiare pensieri e comportamenti sbagliati. Lottare non serve, fa parte della stessa visione egoica della vita. Lamentarsi, pretendere, accusare non ha senso una volta osservato e compreso il quadro con occhi diversi. La verità cambia cambiando la prospettiva.

mercoledì 22 novembre 2017

La vittima si sente infettata dal diavolo



Tutte le persone che hanno trovato sul loro cammino un narcisista psicopatico hanno spesso l’impressione di essere stati infettati dal diavolo, perseguitati da un’ansia, da un senso di vuoto e da una depressione profonda che non si riesce bene a spiegare. Ci si sente come derubati della forza vitale, come se tutto ciò che un tempo rendeva felici non contasse più nulla. L’effetto dei soggetti tossici è quello di stravolgere l’esistenza, riducendo in pezzi tutto ciò che si era prima. Alla fine, tuttavia, questo incubo si può trasformare in una delle esperienze più importanti della vita.
 
Durante il lungo e difficile percorso di guarigione la vittima si sente vuota in quanto le emozioni e i sentimenti sono stati calpestati e manipolati. Il soggetto tossico si contraddistingue per la sua capacità di svuotare, distruggere, strappare l’innocenza, svilire i valori, e sfruttare le qualità dell’altro. Dopo la rotture si entra in un vortice di ruminazione, introspezione e apatia dal quale risulta ostico uscire, anche per questo la ripartenza non può essere immediata ed è meglio evitare di intraprendere subito nuove relazione importanti. Ma prima o poi si rinasce più forti di prima, potrebbero volerci anni, ma la vita tornerà a scorrere piacevole.
 
Per assurdo le persone empatiche si autodistruggono ancor più del necessario quando vedono che nulla può salvare la relazione e che ogni tentativo viene svilito e frustrato. Questo è uno dei casi in cui lo stato d’animo di una persona in carne e ossa può assumere le sembianze di un oggetto senza vita. La vittima in preda a fobie e depressione diventa senza vita, riducendo al massimo gli scambi col mondo. Il suo corpo si ritira diventa dolorante e rigido nelle sue espressioni. Il corpo spesso porta dentro di sé i semi del dolore e della sofferenza e quando l’impulso aggressivo non può essere scaricato verso l’esterno si producono inevitabilmente conseguenze e conflitti interni.
 
Le migliori qualità umane vanno riservate solo a esseri umani di cui ci si fida ed in grado di ricambiarle. In giro per il mondo ci sono un sacco di persone buone pronte ad apprezzare e valorizzare queste qualità. La vera nascita e la maturazione completa di un personalità, è evento raro e delicato. La scoperta della propria vera natura è un processo lungo, difficile e di solito procede a scatti, in modo discontinuo, perché occorre superare innumerevoli ostacoli. Il guarire da una relazione tossica, una volta superato il dolore, permette uno slancio vitale potentissimo verso questo maturazione. Perché per fortuna l’uomo ha un cervello plastico e duttile che può apprendere dalle proprie esperienze, per cui può selezionare i rapporti che lo fanno stare bene esaltando la sua preziosa unicità.

martedì 21 novembre 2017

I corto circuiti emozionali si trasmettono per generazioni


Consiglio vivamente la visione attenta di questo video struggente e  estremamente interessante. Colpisce particolarmente il fatto che un corto circuito emozionale si può tramandare per ben tre generazioni, e che ogni gesto che compiamo nella memoria si associa allo stato emotivo che lo ha accompagnato.

lunedì 20 novembre 2017

La vittima deve imparare ad amarsi con devozione e ingegnosità


 
Spesso nella mente della vittima di una relazioni tossiche è in corso un monologo che suona più o meno così: “Ho bisogno di un sì o di un no chiaro, di una tenera rivelazione o di una radicale rivoluzione, di una dichiarazione d’amore o di una maratona di sesso purificante piena di affetto, ma non so esattamente cosa comportarmi, e non so neppure cosa sia giusto fare, chiedere e pensare. Devo tuffarmi più in basso fino a toccare il fondo o saltare in alto in un volo spensierato verso spazi aperti? Sarei più felice riprovandoci ancora nonostante tutto o è meglio affrontare la frontiera selvaggia dell'ignoto? Dipende da me o da lui/lei? Sono fatto/a male io e o lui/lei? Scappo o resto? Non riesco a decidere! Non so più di quale parte della mia mente devo fidarmi”.
 
Sono questi alcuni dei pensieri che echeggiano nel cervello di una vittima. Sbrogliare la matassa è alquanto difficile, la cosa più salutare che può fare è accogliere l’incertezza e il dubbio, ascoltare il proprio istinto e la propria coscienza, prendere in mano le ferite vecchie e nuove, riguardare le diapositive del passato che continuamente condizionano il presente. Poi decidere, fare una scelta sapendo di dover rinunciare alla perfezione, perché ogni decisione presenta dei pro e dei contri, dei lati in luce e altri in ombra. Ma la cosa fondamentale è assumersi la responsabilità di quella decisione, anche se comunque imperfetta.

Per essere adulti dobbiamo forzatamente compiere delle scelte che, inevitabilmente, ci portano a rinunciare a qualcos’altro. Quando si è giovani o si rimane infantili, si pensa sempre di avere di fronte tutte le possibilità aperte, persino le più improbabili (in questo il narcisista psicopatico è maestro). Crescere significa invece assumersi la responsabilità di scegliere un determinato percorso a discapito di un altro. La costruzione della propria vita passa attraverso una serie di scelte, ma anche di altrettante rinunce che definiscono quello che si è. Si deve concretamente fare di tutto per stare bene, sapendo che comunque ogni percorso ci costringe a lasciare andare qualcosa e qualcuno. Per sopravvivere ad una relazione con un narcisista psicopatico si è obbligati ad imparare più cose di quante se ne sono imparate prima, ma si deve anche fuggire con forza l’idea che la vita sia solo una lotta per la sopravvivenza. Molto più gratificante e proficuo cercare di mettere in atto tutta una serie di comportamenti coerenti con la propria vera natura. La domanda a cui la vittima dovrebbe impegnarsi a dare una risposta ogni mattina è: “Come posso amarmi con devozione e ingegnosità?”.

sabato 18 novembre 2017

COME DIFENDERSI da un narcisista psicopatico



L’unico modo per minimizzare gli effetti negativi di una relazione con un narcisista psicopatico è quello di riconoscerlo per tempo, difendersi, scappare, applicare il contatto zero o se non è possibile la strategia della pietra grigia. In particolare, ci sono casi in cui non si può applicare il contatto zero in modo assoluto, ma è ugualmente importante fare di tutto per ridurre al massimo ogni tipo di relazione, incontro, dialoghi, messaggi, sguardi, evitando di dar loro importanza. In sostanza serve una dose enorme di consapevolezza e distanza emotiva rispetto ad un rapporto che ha ampiamente dimostrato di essere dannoso e pericoloso. Ecco molto schematicamente, alcuni suggerimenti:
 
1) Tacere il più possibile, evitare di dare messaggi emotivi di ogni tipo, ridurre al massimo le informazioni rimanendo sul vago. Il soggetto tossico agisce a specchio, cioè in base alle informazioni e alle reazioni della vittima, se queste sono assenti, vaghe o poco definite va in difficoltà e sente di non poter esercitare il potere e il controllo che vorrebbe.
 
2) Osservare solo ciò che fanno e non dare peso a ciò che dicono, sia nel bene che nel male. Il giorno successivo sono altre persone, possono cambiare totalmente, per cui poco o nulla di ciò che dicono ha senso. Le parole hanno valore zero, solo i fatti contano. Sono abilissimi teatranti e maneggiano le parole in modo superlativo per perdersi in eterne discussione che non portano a nulla. Bisogna imparare a mettere in discussione ogni affermazione sapendo che sono bugiardi cronici.
 
3) Non trattarli come essere umani dotati di sentimenti. Studiare e imparare il più possibile sul comportamento e le modalità di funzionamento di questi soggetti che sono come robot o belve della savana, agiscono seguendo sempre lo stesso copione. Non ci si può rapportare a loro con le stesse modalità con cui ci si relazione con le persone normali. Generalmente l’ignoranza della vittima è altissima, e questa ignoranza unita all'ingenuità è molto pericolosa, e facilita enormemente il narcisista psicopatico nella sua opera di manipolazione e distruzione.
 
4) Ricercare l’aiuto di amici, familiari, parenti, conoscenti, professionisti è di fondamentale importanza. Così come conservare e sviluppare senso critico, e ascoltare il proprio istinto ormai sopito.
 
5) Non dare mai password, chiavi di accesso, o quant’altro. Mai inoltre firmare documenti, contratti, accordi legali, o fare firme a garanzia.
 
6) Osserva con grande attenzione le espressioni collegate alle emozioni. Non sentono nulla a livello profondo per cui anche la loro postura a ben vedere ne è la dimostrazione. Solitamente sono molto teatrali e iperattivi per nascondere questo deficit emotivo e simulare i sentimenti.
 
7) Tenere un diario dettagliato degli abusi e del comportamento altalenante del narcisista psicopatico permette una maggiore lucidità per uscire dall'incubo e intraprendere la strada della guarigione.
 
9) Non farsi erodere i proprio limiti e la propria dignità facendosi scivolare addosso le loro parole. Il vampiro emotivo sminuisce l’intelligenza e le capacità altrui per manipolare e conquistare potere e controllo.
 
10) Mettersi in testa che per quanto si possa soffrire e ci si senta a pezzi, la guarigione è un percorso in salita che può portare a stare molto meglio, sembra impossibile ma è così. Anche perché già il semplice fatto di prendere le distanze dal proprio aguzzino, sia a livello fisico che mentale, fornisce un progressivo e graduale benessere.

venerdì 17 novembre 2017

Differenza tra PERSUADERE e MANIPOLARE



La persuasione si riferisce in particolare alla retorica, ossia ai metodi per portare dolcemente e senza forzature l’interlocutore a convincersi di un concetto o a cambiare idea, attraverso la forza del comunicare. Persuadere è convincere qualcuno basandosi sulla forza delle idee, attraverso argomentazioni esplicite e ben definite, che possono indurre l’altra persona ad assumere la stessa visione delle cose.
 
Il manipolare si riferisce al costringere l’altro, in maniera diretta o indiretta, ad assumere comportamento o desideri usando strategie ben determinate. In pratica si condiziona l’altro al punto da indurlo a fare ciò che non avrebbe fatto, e a pensare ciò che non avrebbe mai pensato. Tanti provano a manipolare, ma non tutti sono disposti a diventare burattini manovrati mediante strategie costruite ad arte. Le persone psicologicamente sane cercano in genere di essere sincere, atteggiamento che prevede una certa dose di coerenza tra ciò che si sente e ciò si prova, rispetto a ciò che si dice e si fa. In altre parole, sincerità significa aumentare la dose di autenticità rispetto a quello che una persona è davvero.
 
I narcisisti psicopatici non sono sinceri. Il personaggio e le maschere hanno sepolto la persona. L'unico loro scopo è quello di fare una buona impressione per ottenere consenso e perseguire i propri fini. Il loro interesse è rivolto ad atteggiarsi in modo da suscitare impressioni favorevoli, perché se si mostrassero per ciò che sono sarebbe un disastro su tutti i fronti. Invece di concepire i rapporti come porti sicuri in cui essere sinceri a aperti, cercano il modo per costringere gli altri a fare ciò che vogliono. Non sanno avere una relazione di reciproco e sano aiuto, per cui optano per il potere e il controllo.
 
Le brave persone provano a convincere e persuadere gli altri sulla base di una spinta autentica, che si base su ciò che sentono e desiderano nel profondo. Nel farlo possono commettere errori ma sono onesti e coinvolgenti. I manipolatori invece vogliono solo raggiungere i propri fini, perseguono potere e controllo perché solo di questi possono godere. I manipolatori non conoscono limiti e misura. Possono sfruttare gli altri travestiti da falsi benefattori, altre volte ricorrono al senso di colpa per soggiogare. Alcuni sono privi di scrupoli e mentono senza ritegno, altri basano la comunicazioni su mezze verità. Altri ancora usano il denaro, la posizione lavorativa, la bellezza, la forza sessuale, il silenzio, i litigi creati ad arte, la tensione continua, il ricatto. Quali siano i mezzi, il comportamento dei narcisisti indica che non possono e non vogliono instaurare nessuna comunicazione onesta, diretta, sincera. Per loro la sola cosa che conta è ottenere ciò che vogliono.

giovedì 16 novembre 2017

SMONTARE il ciclo tossico della relazione tossica


 
Nelle relazioni, il narcisista psicopatico rispetta sempre uno schema ben collaudato: idealizzazione, svalutazione, scarto. Ma non è il solo a seguire un ciclo. Anche la vittima attraversa delle fasi, la differenza sta nell’ordine. In primo luogo idealizza più di quanto meriti e abbia mai fatto il partner narcisista psicopatico. Poi viene scartata, distrutta e svuotata rimanendo da sola a dover affrontare una simile tragedia. Infine la vittima svaluta il suo ex aguzzino dopo aver fatto luce sulla persona a cui si è legata, attraverso letture, studi e approfondimenti in materia. In questa fase il comportamento del vampiro viene decodificato e destrutturato come lui o lei aveva fatto durante l’erosione dell’identità.
 
Questo non è il ciclo naturale da attraversare dopo una separazione tra due persone. Certo, molti ex finiscono per litigare e odiarsi a vicenda rimanendo fermi sulle loro rispettive posizioni, ma non hanno alti e bassi così marcati e continui, come quando si ha a che fare con un narcisista psicopatico. La dissonanza cognitiva in questi rapporti fa la differenza tra continue idealizzazioni e rotture. L’unico modo per guarire è affrontare di petto il ciclo tossico. Solo allora ci si rende conto che era tutto falso, un inganno e che la persona tanto amata è un predatore che ha solo simulato senza aver mai provato nulla in realtà. Come prima di tutto si deve essere disposti a lasciare andare il sogno, l'idillio, l'illusione.
 
Per raggiungere questa fondamentale consapevolezza occorre mettere in atto un processo del tutto innaturale che è smontare ciò che si amava. Non solo in parte ma totalmente, perché è solo il frutto di un essere malato e malvagio. Solo così si ritroverà il rispetto per se stessi e si smetterà di soffrire inutilmente per agguantare un sogno che sfugge continuamente. In questo senso molti social network permettono di scoprire facilmente la verità, ma questo non serve se non si è disposti e lasciare andare l'idealizzazione che si è rivelata una allucinazione. Dopo la fine della relazione tossica si compiono una marea di “stronzate” normalmente, prima o poi bisogna perdonarsi e cambiare rotta facendo scelte migliori. Serve tempo e energie per depurarsi dal ciclo della relazione tossica, ma si può uscire dal tunnel per riprendere in mano la propria vita smettendo di soffrire. La vita è piena di alternative e di possibilità per instaurare relazioni più sane.

mercoledì 15 novembre 2017

La vittima mente a se stessa per giustificare il vampiro emotivo!



Non è possibile, giustificare tutti i silenzi, gli abusi, le aggressioni, le manipolazioni, gli abbandoni, le mancanze, il non rispetto per l’altra persona. Nessun difetto o comportamento può giustificare tutto ciò. In realtà è solo la vittima che continua a giustificare un rapporto malsano così come probabilmente ha dovuto fare nell’infanzia con un genitore. In più la vittima spesso persegue un sogno, un ideale di vita, rimane ossessivamente legata ad una situazione idealizzata,  sia per l'enorme manipolazione a cui viene sottoposta, che per delle convinzioni sbagliate che una volta introiettate poi si ripetono per l’intera vita. Chi vuole bene a qualcuno sa dimostrarlo, fa stare bene l’altro, è una presenza costante e amorevole che rende la vita migliore e non peggiore.
 
L’amore deve essere un albero dalla radici profonde, non una barca a vela in mezzo alla tempesta. Deve essere stabile e il più possibile coerente, non in totale e costante balia degli eventi. Inoltre la maggior parte dei cosiddetti “errori” e "difetti" sono reazioni sane a comportamenti abusanti e inaccettabili. L’esistenza nella mente della vittima di tante domande è la dimostrazione che è sottoposta ad fortissima manipolazione emotiva.
 
Stare con un vampiro emotivo è come camminare sulle uova, col rischio costante di una rottura non appena le cose non andavano bene. È come vivere perennemente in trincea, in uno stato di tensione costante. È come procedere su una fune con qualcuno che vi giudica tutto il tempo, senza far nulla per aiutare. È come avere sempre il fastidio della sabbia nel letto, non potendo pulire. È come riempire un vaso bucato che non potrà mai raggiungere un livello in cui ci si può rilassare e stare sereni.
 
Sono solo pensieri ossessivi indotti da abuso e manipolazione, che possono trovare terreno fertile su ferite dell’infanzia. Va abbandonata l’idea del “se solo”, è pura illusione. L'amore è tutt'altra cosa delle montagne russe. Difficile dire come guarire, in quanto tempo, e come sarà il futuro. Facile però capire che ci si deve allontanare da ciò che fa male. Nessuna vittima ha difetti tali o ha commesso errori tali da giustificare un rapporto in cui si soffre quotidianamente per le manie di controllo e il desiderio di potere di qualcuno. Se l’altro non è innamorato ed una persona sana, se ne va per sempre chiedendo scusa e dando spiegazioni.
Punto! Fine!

martedì 14 novembre 2017

Il legame tra Vittima - Carnefice - Salvatore


Tu non riesci proprio a lasciarmi andare, vero? Ecco cosa succede quando una forza inarrestabile incontra un oggetto inamovibile… Tu non mi uccidi per un malriposto ipocrita moralismo. E io non ti ucciderò perché sei troppo divertente. Credo che io e te siamo destinati a lottare per sempre”.
 
Così Joker si rivolge a Batman che lo tiene appeso a testa in giù sull’abisso. In quel momento Batman lo domina, ha potere di vita e di morte, ma le parole di Joker sono sagge: hanno bisogno l’uno dell’altro, incubo e succube, dominato e dominatore. Il filo che lega  schiavo e padrone è noto da tempo immemorabile. Il padrone, certo, teme il sottomesso, ma solo se crede che abbia i mezzi per detronizzarlo; se si sente sicuro continua a comandare con naturalezza. Diventa fondamentale addentrarsi all’interno delle dinamiche, consce e inconsce, che legano i poli di questo legame perverso, e a cosa porta all’interno di una relazione a trovarsi catturati da questa ossessiva messinscena.
 
La prima motivazione nasce dal trauma. Chi è stato vittima di maltrattamenti fisici o psicologici, tende a riprodurre nella vita adulta il copione, ciò che cambia è solo il ruolo che sceglie di interpretare: vittima, salvatore, carnefice. Sono stati vittima, alla mercé di un persecutore ed erano alla disperata ricerca di un salvatore onnipotente. Succede se i genitori ti picchiano, violentano, ti trascurano fino al punto della non-esistenza. I tre ruoli si stampano nella mente del bambino e diventano la chiave che, da adulto, utilizzerà per decidere cosa aspettarsi dalle relazioni.
 
Ci amiamo? Allora chi sei per me: salvatore o persecutore? Un paradosso: cercare la liberazione nel proprio carceriere, avere bisogno delle chiavi che ci liberino e chiederle proprio a chi ti fa soffrire. Ma attenzione, la mente gioca scherzi strani. Quel bambino non impara solamente a essere vittima. Sperimentando giorno dopo giorno una relazione d’abuso, impara che il mondo è fatto di chi infligge dolore e chi lo subisce e sviluppa la fantasia che arrivi il Cavaliere Oscuro che protegge e riscatta. Da adulto il ruolo in cui ricadrà con più facilità, in piena coscienza, sarà quello di vittima. Ma automaticamente, senza premeditazione, ribalterà con tocco magico i ruoli. La donna maltrattata, pur pensandosi colei che subisce, troverà il modo di vessare l’altro.
 
C’è un’altra strada che porta al continuo scambio dei ruoli tra servo e padrone. Nasce direttamente dai rapporti di potere. Se immaginiamo un genitore tirannico e allo stesso tempo assente e inadeguato, che fa la morale e biasima ad ogni gesto spontaneo. È possibile che il bambino cresca in preda ad una frustrazione cronica, ma incapace di reagire, ribellarsi e mandare al diavolo qualcuno per seguire la sua strada. Nelle relazioni adulte cadrà più facilmente tra le mani di un prepotente e il suo comportamento sarà sottomesso. In fondo al cuore però, la voglia di resistere non si spegne mai, solo la si può mettete in atto attraverso una sequela di rifiuti, dimenticanze, sottili sabotaggi, velate critiche mai ammesse apertamente. Oppure si diventa un aguzzino in piena regola con tutte le sue maledette caratteristiche aggressive e compensative. In entrambi i casi, vittima e carnefice, l’unica strada proibita è quella della liberazione. È per questo che non ci si lascia. L’uno attore del teatro dell’altro, vittima, carnefice e salvatore e chi apparirà al prossimo giro della slot machine...

lunedì 13 novembre 2017

Il rapporto tossico tra crisi e passaggio esistenziale



La vita di ciascuno di noi è costellata da crisi personali più o meno importanti e distruttive. Molte di queste sono lievi e transitorie e si tende a ricordarle o a dimenticarle con il sorriso in bocca. Ma altre diventano cicatrici indelebili, solchi profondi tatuati nella nostra memoria, perché troppo dolorose, sconvolgenti, a volte così buie e atroci da dare l’impressione di essere scaraventati nel bel mezzo di uno tsunami che con ogni probabilità porterà alla morte. A questa seconda categoria di crisi appartiene l’esperienza traumatica di un rapporto tossico con un narcisista psicopatico. In questi casi, persino la paura di morire o di impazzire non hanno molto rilievo, perché nel disastro della distruzione interiore in parte ci si sente già folli e più vicini alla morte psicologica.
 
Eppure la maggior parte dei sopravvissuti, riesce a rimanere sufficientemente lucida per restare a galla e attraversare il buco nero, scorgendo una luce in fondo al tunnel. Dopo nulla sarà più uguale a prima, ed è del tutto evidente come la crisi sia stata anche uno straordinario momento di passaggio esistenziale. Naturalmente all’inizio il cambiamento prevede solo lacrime e sangue anche se tutti attorno dicono il contrario. La sensazione è che tutto ciò che si era prima venga frantumato e gettato a mare. E da una crisi del genere ovviamente non si esce assolutamente indenni, senza ferite gravi, dolorosissime, difficili da rimarginare.
 
Ogni crisi è una perdita che nasconde al suo interno una possibile occasione meravigliosa. Rimanere in un rapporto tossico è più tragico della sua rottura, perché rimanere prigionieri di soggetto incapace di vero amore conduce inevitabilmente all’ansia, all’angoscia e alla depressione. Staccarsi e andarsene applicando il contatto zero è invece un poema epico, un romanzo a lieto fine, che apre una ventata di nuove interessantissime opportunità ed è accompagnato dal sentimento di rinascita che rende col tempo contenti e pieni di energia vitale. Infatti, la crisi esistenziale è anche un immenso potenziale di creatività che si può sprigionare dalle profondità del nostro io, come un vulcano in eruzione. Ma è necessario prima, osservare lucidamente la verità delle cose, ampliare la propria consapevolezza, acquisire una nuova libertà di pensiero sul mondo come pieno di risorse e alternative. Così, quel vuoto e quel dolore generano libertà, forza e pace interiore.

sabato 11 novembre 2017

Servono mappe emotive per vivere con o senza narcisisti



Nessuno ci ha mai dotati delle istruzioni per l’uso in grado farci orientare e sopravvivere ad una relazione tossica con un narcisista psicopatico, chiunque esso sia: partner, genitore, figlio, amante, amico, capo, collega. Come uscirne e cosa fare lo scopriamo solo dopo, quando il dolore ci chiude lo stomaco e la manipolazione emotiva ci fa sentire pazzi. Invece, abbiamo un estremo bisogno di mappe emotive per poter vivere, così come quando usciamo di casa abbiamo bisogno di sapere più o meno cosa ci può accadere. L’uomo è mediamente curioso ed incline alla novità, ma ha comunque bisogno di saldi punti di riferimento per vivere. Quando non li abbiamo, specie da bambini, il cervello è sottoposto a traumi importanti. Senza mappe emotive ci perdiamo, come ci si perde nel bosco, nella savana, o in mare aperto. Nella vita di tutti i giorni serve sapere dov’è la bici, il bar più vicino, il negozio dove comprare il nostro pane preferito. Una lista di luoghi sicuri, o da evitare sistematicamente, a cui affidarsi e da cui scappare sia fisicamente che emotivamente.

Parallelamente, è molto importante sapere chi abbiamo di fronte. Su quale amico possiamo contare davvero in caso di bisogno? Possiamo scherzare col gruppo di amici del calcetto o con le amiche della danza? Devo ascoltare i consigli di quel collega? Ho appena conosciuto una persona mi lascio andare? Guardo le facce, l’abbigliamento, ascolto, osservo. Interagire con gli altri richiedere cura, attenzione, prudenza e informazioni. Più informazioni si hanno e più decisioni giuste si prendono. Si può sempre sbagliare ed essere spiazzati, ma meno ingenuità ci si mette, più attenzione si pone per se stessi, minore sarà il margine di errore. In assenza di informazioni, impossibilitati a verificare ciò che ci viene detto, bisogna comunque agire e prendere decisioni seguendo alcune linee guida. Quel negoziante vuole fregarmi? Il cameriere è sincero nel consigliarmi il piatto? Quella ragazza cosa vuole dirmi con quel sorriso, magari le piaccio? L’avvocato sta cercando di farmi cadere in un tranello?

Decisioni sotto pressione, le dobbiamo prendere tutti i giorni, non possiamo esimerci dal farlo. A volte prendiamo fregature, al volte ci va bene, la consapevolezza rispetto a se stessi e al mondo può fare la differenza per non cadere, o ricadere, in relazione tossiche con soggetti che possono farci molto ma molto male, e per lungo tempo. Gli schemi mentali frutto delle nostre esperienze sono fondamentali perché filtrano le informazioni in entrata e riescono in parte a prevedere il futuro per evitare o ridurre gli errori. Filtrano le informazioni perché se cerchiamo un ristorante a Roma, l’attenzione sarà rivolta da tutte le scritte che ci possono aiutare nella scelta. In pratica vedremo solo posti dove si mangia. Se si cerca una fidanzata noteremo tutt’altre cose rispetto a quando cerchiamo un ristorante, quindi gli schemi selezionano quello che la mente nota.

E poi gli schemi provano a prevedere il futuro attraverso un’adeguata lettura della situazione e delle intenzioni degli altri. Il dialogo, i modi, i sorrisi, le parole, il corpo, sono tutti strumenti per interpretazioni rapide. Ovviamente l'esito dipende in gran parte dal filtro personale che ognuno di noi ha, e che è la conseguenza del suo vissuto. Se ho molta fiducia negli altri, vedrò in ogni gesto una connotazione positiva, e viceversa. La vittima ha certi schemi mentali. Il narcisista psicopatico ne ha altri. Entrambi possono funzionare bene o male in relazione ai loro scopi e al loro modo di vedere il mondo.

venerdì 10 novembre 2017

Il narcisista ricerca sempre il paradiso perduto


 
Il narcisista pur essendo privo di sentimenti, empatia emotiva, ed essendo machiavellico, razionale, cinico, bugiardo, camaleontico, rimane eternamente alla disperata ricerca di rapporti fusionali che lo possano riportare al paradiso perduto dello stato fetale. Il loro partner dovrebbe dimostrare un attaccamento profondo, assoluto e disinteressato. Dovrebbe incarnare l’esempio perfetto di amore incondizionato nel quale dà costantemente senza pretendere nulla, sopporta tutto, e rimanere perennemente fedele e innamorato nonostante le continue frustrazioni. Più il tratto narcisistico è accentuato, e più questi aspetti del partner diventano fondamentali per il soggetto tossico, perché solo le persone sane possono tollerare la diversità e l’indipendenza di chi gli sta accanto.
 
Allo stesso tempo però il narcisista ama e ammira le persone intelligenti e forti, che sanno sfidarlo intellettualmente. Appare quindi del tutto evidente un paradosso che regola il suo modo di entrare in relazione: da una parte desidera una approvazione e protezione totale, un amore incondizionato che accetti e superi tutto. Dall’altra si sente oppresso dalla dipendenza, dal timore di venire schiacciati, dalla noia dei rapporti consolidati che non prevedono sfide e novità. Una possibile soluzione è quella di avere più partner. Oppure di scegliere un partner parziale, cioè sfuggente, poco attento, che mantiene sempre le distanze e non richiede un impegno eccessivo. Sono quelle persone che non si fanno mai afferrare e non fanno paura al narcisista. In questo modo funziona meglio, e rimane del tutto intatta l’ipotesi di un amore grandioso e perfetto, che non viene deluso dalla quotidianità.
 
Il narcisista è grandioso per cui tutte le cose che fa,  dal suo punto di vista, dovrebbero essere altrettanto grandiose e importanti. Per questo il compagno accanto a loro deve essere speciale, il rapporto fantastico, così come la loro vita professionale e i figli. Quando le aspettative sono così alte, la delusione non può che essere dietro l’angolo. Alla fine questa continua ricerca della perfezione li porta ad andarsene da tutto e tutti. Ogni nuova esperienza, rapporto, relazione dovrebbe essere quella giusta e perfetta, per cui si mantengono sempre alla ricerca della novità, spesso seduttivi e curiosi nei confronti di tutte le possibilità esistenti. La conclusione però è sempre la stessa: l’altro non viene mai riconosciuto e apprezzato per ciò che è, ma accusato di non essere ciò che dovrebbe essere.

giovedì 9 novembre 2017

Arroganza narcisistica VS Autostima normale




Una delle caratteristiche principali del narcisista psicopatico è l’arroganza, che non lo abbandona mai una volta terminata la fase del love bombing. L’arroganza a dosi massicce, in ogni tipo di relazione è assolutamente insopportabile, ma soprattutto cancerogena, distruttiva, mortale. L’autostima e una forte identità personale sono invece assolutamente indispensabile per rendere un rapporto forte, vivo, evolutivo. Serve un’autostima e un’identità tale per cui se si decide di stare con qualcuno lo si fa perché possa essere un valore aggiunto per entrambi e non la soluzione ad un vuoto. La coppia dovrebbe essere lo spazio emotivo nel quale poter diventare persone migliori e non l'antidoto alla solitudine o una soluzione opportunistica per raggiungere i propri fini utilitaristici. Troppe volte ci si illude di guarire e di trovare la felicità eterna attraverso l’amore di un altro, e invece il più delle volte si collezionano soltanto storie distruttive. L’amore che fa bene è certo una strada che si percorre in due, ma a patto che entrambi l’abbiano trovata prima da soli: scoprendo il proprio talento nascosto, raggiungendo un'adeguata autonomia, potendo stare bene con se stessi.
 
L’autostima nasce dall’accettazione e dalla valorizzazione delle proprie qualità e doti, dalla dedizione, dall’impegno, dalla capacità di imparare dai fallimenti, dal carisma, dalla spinta emotiva di trovare la propria strada per provare a piacersi e per vivere al meglio. L’arroganza nasce invece dalla stupidità, dall'ignoranza, dalla visione limitata e unilaterale, dal sé grandioso che maschera enormi fragilità, è basata sulla gelosia e sull’invidia, è la cartina di tornasole di una totale mancanza di consapevolezza. L’arrogante si compara e compete sempre con gli altri. Chi ha autostima valuta e osserva principalmente se stesso inserito nel proprio contesto sociale. L’arroganza è rumorosa, appariscente, teatrale, urlata. L’autostima è pacata, autorevole, umile, solida e silenziosa.

L’arrogante pensa di essere superiore agli altri, di poterli schiacciare, superare, non sa collaborare se non per approfittare, ha una visione di brevissimo periodo. Chi è dotato di autostima pensa semplicemente di non essere inferiore a nessuno, collabora con gli altri perché sono una risorsa, accetta e valuta le critiche per migliorarsi, rispetta gli altri punti di vista pur mettendo limiti e paletti nella relazione.