Questo è un tema difficile da
comprendere per chi non è passato per un’esperienza così traumatica come il
rapporto con un narcisista psicopatico. Chi non ha vissuto in prima persona una
relazione così traumatica si chiede: “com’è possibile? Perché non si
riprende e soffre così tanto? Perché non inizia una nuova relazione, non si
butta in nuove esperienze, non si gode la vita?...”
Superare la relazione con un
narcisista psicopatico richiede molto più tempo rispetto alle normali
separazioni, e un enorme lavoro su se stessi. Il lutto da elaborare è
grandissimo e la sofferenza a cui si è sottoposti è enorme. I sopravvissuti
ne escono distrutti, a pezzi, irriconoscibili rispetto a prima. Non riescono a
ripartire come magari hanno fatto in passato o come vedono fare ad altri.
Perdipiù parallelamente al dolore e alla sofferenza devono sopportare amici,
parenti e alcuni terapeuti poco preparati sul tema, che non capiscono, e li
spingono ad andare oltre troppo rapidamente. Sia che si parli di
lunghi matrimoni che di brevi relazioni, il processo di recupero è un percorso in salita, pieno di ostacoli, ma soprattutto più lungo. Almeno devono essere
messi in conto un anno o due anni per tornare a mettere insieme i pezzi, sistemare
le emozioni, riprendersi dal dolore subito, e uscire definitivamente dal
condizionamento scaturito dagli abusi e dalla manipolazione. Ecco alcuni spunti sul perché serve
tanto tempo ed è così difficile.
1) CI SI INNAMORA E SI CREDE AD
UN PROGETTO DI VITA. Per il narcisista psicopatico è solo un gioco, un modo per
ottenere i propri obiettivi e garantirsi una adeguata fonte di risorse, ma per
la vittima è stato diverso, sì è innamorata, ci ha creduto davvero. Un amore
fabbricato a tavolino, imitando, manipolando e abusando, ma sempre di amore si
tratta per la vittima, che spesso si innamora in un modo smisurato. Non è una rottura normale perché ci si è innamorati dell’altra metà di
se stessi creata ad arte. La fase di idealizzazione e l’addestramento hanno
effetti devastanti sul sistema emotivo. È come cadere in una rete, che conduce
ad una delle esperienze più dolorose della vita. La dissociazione emotiva a cui la vittima è sottoposta la fa sentire come
pazza, non capisce più nulla. Quando arriva la fase di scarto e eventuale
abbandono il dolore raggiunge vertice difficili da provare anche perché
incomprensibile. Più semplice ma altrettanto doloroso comprendere lo smarrimento delle vittime che si
sono impegnate in progetti di vita insieme come: convivenza,
matrimonio, figli, lavoro e amicizie in comune.
2) LA REAZIONE CHIMICA. I
narcisisti psicopatici creano un fortissimo vincolo emozionale e sessuale.
Questo si deve ad un magnetismo formidabile, ad una grande capacità
manipolatoria. Entrano nel cervello della vittima con un virus che si espande
giorno dopo giorno. All’inizio si mostrano adorabili, guadagnano la fiducia,
inducono ad abbassare le difese, dopo poco hanno il totale potere e controllo
della relazione. La felicità della vittima dipende dal bombardamento amoroso e
questa felicità è una reazione che induce il cervello a produrre reazioni come sotto l'effetto di una droga da cui si inizia a dipendere, e si ha bisogno di dosi sempre maggiori.
3) LA INFEDELTÀ E LA
MANIPOLAZIONE. Qualsiasi infedeltà in una relazione con una persona normale
lascia importanti conseguenze a livello emotivo. Abbassa l’autostima e rende
fortemente insicuri. Nel rapporto col narcisista psicopatico tutto questo è
enormemente amplificato. Si subiscono infedeltà multiple. Triangolazioni
continue, sbandierate ai quattro venti. Umiliazioni ripetute. E alla fine si
capisce che si è stati considerati e trattati solo come oggetti da usare e
buttare. Il dolore per la “cosificazione” è disumano. A ciò si aggiunge il
fatto che fanno di tutto per essere scoperti, mentono spudoratamente, godono a
far soffrire.
4) SI GUARDA IL MALE PURO IN
FACCIA. Sono esseri diversi, non umani, privi di sentimenti. A loro non si applica
nulla di quello che si applica nei rapporti con le persone normali. Non sentono
nulla, non provano amore, non hanno nessun senso di colpa e pentimento. L’empatia
con questi soggetti è inutile e controproducente. Si comportano come predatori della specie umana. Non hanno l’anima, sono oscuri e malvagi. Gli altri non
capiscono, anche perché mantengono una perfetta immagine sociale e si spacciano
come vittime delle loro vittime.
5) LA VITA FERITA NEL
PROFONDO. La maggior parte dei sopravvissuti dicono che durante la fase
dell’abbandono sentono un senso svuotamento che va molto oltre una normale depressione.
Si sentono come se avessero perso una parte di sé, si sentono come dei mutilati. Avvertono
una sorta di insensibilità generale, una incapacità nel continuare a vivere, per cui nulla
è più interessante e rende allegri. Questa è la parte più difficile del recupero,
però è anche il momento della rinascita nel quale si inizia a pensare a se
stessi. Da questo dolore inspiegabile, la vittima può sfondare il velo della seconda vita, che passa per una maggiore dignità e identità personale. Se si sopravvive, si
uscirà da questa esperienza molto più forti e connessi con la propria vera
natura. Consapevolezza e pace interiore saliranno
progressivamente, così come il desiderio di circondarsi di persone sane, oneste, buone, empatiche.
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