venerdì 27 ottobre 2017

Neuroni a specchio e rapporti tossici


Per capire come funzionano le relazioni, per comprendere le principali dinamiche da cui ha origine il desiderio umano, per addentrarsi sui perché delle relazioni tossiche è utile riflettere sulla struttura neuronale della persona. In particolare gli studi sulle neuroscienze hanno dimostrato come il sistema a specchio abbia un ruolo centrale nella crescita di un individuo. Parliamo appunto dei cosiddetti neuroni a specchio. Banalizzando, il bambino sorride se vede una faccia sorridere, tira fuori la lingua se qualcuno lo fa davanti a lui. Su una precisa base genetica, questa capacità imitativa è ciò che dirige tutto l’apprendimento del genere umano ed è responsabile di come diventa il futuro adulto.
 
Anche il desiderio umano è imitativo, ma questo processo rimane normalmente occulto, nascosto, incompreso per tutta la vita, cioè agiamo e desideriamo in base a processi imitativi inconsci di cui non siamo affatto consapevoli. Diventiamo imitatori incoscienti del comportamento, dei gusti, dei desideri di chi ci ha accuditi durante la prima infanzia. Vista così siamo tutti fotocopie di fotocopie, esseri di seconda mano che vivono gran parte della loro vita in funzione di ciò che hanno appreso tramite i neuroni a specchio. E anche il trovare, vivere e ostinarsi a rimanere in relazioni tossiche ha gran parte della sua origine in questo sistema imitativo del comportamento. Ripetiamo ciò che abbiamo visto fare, cerchiamo e viviamo in base ai nostri modelli di riferimenti interiorizzati. In concreto si traduce con: cerchiamo e desideriamo partner simili ai nostri riferimenti, oppure ne ripetiamo i comportamenti e i desideri.
 
Per uscire da questo binario dove apparentemente tutto è già scritto e viviamo come su un tapis roulant, serve prenderne coscienza, svuotare il bicchiere prima di riempirlo nuovamente, osservarsi da fuori e da lontano per provare a cambiare quel poco (o tanto) che si può cambiare. Spesso i risultati sono lentissimi e altalenanti, nonostante l’impegno profuso, perché le dinamiche inconsce sono potentissime e difficili da modificare. Ma ogni piccolo mutamento può cambiare enormemente la vita di ogni individuo. Le nostre relazioni amorose sono determinate, non tanto da un modello romantico con tutte le sue funzioni e preferenze dell’Io, ma piuttosto da un processo meccanico di imitazione come conseguenza di una copia del desiderio originale, inconscio, dei nostri modelli di riferimento. Quindi anche le preferenze per qualcuno non hanno origine da vere scelte personali come pensiamo, ma si sviluppano principalmente come copia di altri comportamenti interiorizzati, di credenze più o meno giuste che abbiamo mandato in memoria. Questo deve fare molto riflettere. Soprattutto la vittima che è in grado di porsi domande e di cambiare i propri circoli viziosi che la fanno tanto soffrire.

giovedì 26 ottobre 2017

Una RINASCITA può rappresentare la fine della relazione tossica



La fine di una relazione malsana o tossica impone un bilancio, anche se questo termine è del tutto inappropriato perché rimanda ad ambienti economici e finanziari dove tutto ha un valore pratico e monetario. Quando ci si riferisce a parti di vita importanti, vissuti in un susseguirsi di sentimenti, emozioni, particolarissime dinamiche emotive, applicare termini economici e finanziari appare inopportuno e un po’ crudele. Andando oltre il troppo semplicistico concetto di mostro e di relazione patologica, le riflessioni dopo lo scarto e l’abbandono, una volta avviato nel modo più stabile possibile il contatto zero, devono obbligatoriamente arrivare ad un livello di profondità mai raggiunto prima se si vuole provare a guarire davvero, riprendendo in mano la propria vita. Considerazioni che portino a conservare e rafforzare una forte identità personale, una direzione da seguire, un’idea di vita che renda il più possibile autentici ed orgogliosi di come si è.
 
Ciò che viene subito alla mente è il dolore straziante provato, paragonabile alla perdita di una parte di sé. E il dolore così diventa parte della vita, importante come la felicità. Seconda cosa, è la presa di coscienza di parti del mondo, del genere umano, ma anche di se stessi che prima venivano poco considerate o del tutto ignorate, in particolare relative al male e al volersi male. Altro aspetto è quello del comprendere la necessità di essere prudenti, attenti, maturi quando ci si approccia agli altri per potersi tutelare e proteggere nel proprio percorso. La regola d’oro per non cadere vittima di predatori emotivi, è quella di osservare sempre e solo i fatti rispetto alle parole e di non pensare che possa esistere qualche principe/principessa che elimini ogni tipo di problema. Un ulteriore punto focale è quello di allontanarsi da ciò che fa del male e che ci sfugge perché i rapporti sani si basano su reciprocità, empatia,  sicurezza. Spesso ci si concentra moltissimo sulle cose da fare e sulle scelte da prendere, ma si pone troppa poca attenzione sulle cose da non fare e su ciò che va assolutamente evitato perché dannoso e distruttivo.
 
Comunque, il semplice fatto di essere sopravvissuti a questa esperienza traumatica è sintomo di grande forza interiore di cui si deve essere estremamente orgogliosi. Aldilà delle regressioni, delle ricadute, e dei continui alti e bassi emotivi, rimanere in piedi dopo la rottura con un narcisista psicopatico deve riempire di soddisfazione perché è oltremodo difficile. Ma occorre fare un ulteriore passo in avanti, questa deve anche rappresentare una buona occasione per diventare persone migliori. La maggiore consapevolezza, l’aumento della conoscenza di sé e del mondo, la valorizzazione della propria unicità e autenticità sono punti centrali di questo cambiamento verso un nuovo modo di vivere.
 
Vivere bene senza la relazione tossica. Diventare persone migliori, più autentiche, mature e sincere. Far assomigliare sempre più la propria vita ai propri desideri e alle proprie attitudini. Questo rappresenta la vera guarigione, questo è un privilegio, un successo a tutto tondo. Il dolore e la sofferenza devono essere fruttuosi per sanare le vecchie ferite, indicare ancora meglio la direzione giusta. Ecco che un errore, una caduta, una sofferenza enorme, una bruttissima esperienza, diventano una rinascita. A distanza di anni questa tragica vicenda può e deve rappresentare una benedizione, un respiro paradisiaco alla fine della salita. Bello può essere anche godersi il foglio bianco di un futuro tutto da scrivere e progettare, in modo assolutamente nuovo e diverso. Si può guidare la macchina della propria vita senza essere travolti da soggetti che fanno di tutto per farci sbandare e finire fuori strada. Si può vivere molto meglio di prima.

mercoledì 25 ottobre 2017

Narcisista e dipendente affettivo creano un corto circuito amoroso




Tra due soggetti che formano una relazione tossica si crea un corto circuito dell'amore, a cui entrambi forniscono il loro contributo. Il dipendente affettivo nasconde sempre la sua reale resistenza al vero amore, celata dietro un ostacolo che sia crea ad arte che è il vampiro emotivo. Il narcisista è un dipendente affettivo che nega totalmente la sua dipendenza, e tende a difendersi attraverso il controllo sadico e aggressivo della relazione.
 
Ad esempio un uomo insensibile all’amore, coinvolto solo in relazioni sessuali brevi e spesso brutali, oppure in rapporti con prostitute, che poi si innamora di una giovane donna ancora più instabile di lui, aggressiva, accusatoria, ricattatrice, anche se capace di improvvise tenerezze. Altro esempio, una donna che sabota tutti i rapporti delegando la funzione distruttiva all’uomo, scelto proprio fra quelli cinici, egoisti, freddi, quindi non è affatto cosciente della sua paura del legame vero d’amore. Quando poi arriva l’uomo giusto ed empatico, diventa magari capricciosa e immatura, dedicandosi ai più superficiali piaceri, come mai prima in vita sua. In questo modo frustra e sabota il bisogno di dare e ricevere amore del compagno schermandosi dietro il muro della superficialità e il velo dell’innocenza.

Il narcisista ha sempre dentro di sé una vergognosa debolezza, a cui associa l’angoscia di precipitare in un abisso di schiavitù dentro un rapporto. Per questo ha un comportamento autistico. Come un guscio di noce si copre e protegge dal fantasma della debolezza, ma allo stesso tempo si isola da tutto ciò che è vera vita. Teme di essere reso schiavo da un legame da cui dipendere. Il dipendente affettivo invece accetta passivamente di essere dominato. In realtà è indispensabile al suo padrone. Mentre dimostra il suo amore incondizionato e la sua dipendenza, partecipa ad un gioco di potere senza fine. Perché in realtà anche la vittima ha paura del rapporto, lo dimostra il fatto che rimane invischiata in una relazione che la fa soffrire, non evolutiva, che la distrugge. Fa poco o nulla per stare meglio, per cercare altrove rapporti più sani e gratificanti. Teme la libertà, la responsabilità della sua vita e del suo benessere. Il suo segreto guadagno narcisistico è giocare in eterno al ruolo di vittima, anche quando potrebbe almeno provare a cercare altre strade. Entrambi hanno un cortocircuito nella capacità di amare se stessi e gli altri.
 

martedì 24 ottobre 2017

LA NON COMUNICAZIONE con un narcisista psicopatico


Immobilizzare in una tela di ragno, tenere a disposizione qualcuno, incatenare psicologicamente con ogni mezzo,  anestetizzare l'energia vitale e le facoltà mentali dell'altro. Questo è il desiderio sadico del vampiro emotivo. Non è necessario distruggere la vittima, l’importante è che essa sia a disposizione, che il partner non abbia il controllo di se stesso e della relazione, che venga sottomesso e sfruttato. Allo scopo di mantenere il potere, egli mette in atto una comunicazione perversa e impossibile, che consiste nel rifiuto della verità e della chiarezza. Si realizzare una scissione tra messaggio verbale e non verbale, le parole dicono una cosa il corpo ne dice un’altra, o viceversa.
 
Il perverso ad esempio può minacciare con un tono di voce neutro e il volto impassibile, così come può, al contrario, esprimere un contenuto leggero o indifferente con un’espressione che incute timore. L’importante è disorientare l’altro, tenerlo costantemente sotto pressione in un estenuante gioco di potere che logora chi lo subisce. La comunicazione che non comunica. Non esiste vero scambio profondo, non aiuta a chiarire e risolvere problemi. Ha come unico scopo quello di scaricare aggressività, manipolare, controllare. Non c’è nulla di vivo e creativo, perché questi soggetti sono emotivamente vuoti e vivono solo di maschere. Così quando la vittima chiede un dialogo ed un confronto perché si preoccupa, il narcisista psicopatico può rispondere: “Cosa c’è da parlare? Ne abbiamo già parlato mille volte e tu rendi tutto drammatico e ti lamenti solo”. Il perverso è ambiguo, non chiarisce, non spiega, è subdolo, sfugge, scivola via.
 
Per contro il narcisista psicopatico dà l’idea di sapere e di essere molto sicuro rispetto alla sua posizione. In questo frena il senso critico della vittima. La menzogna, il sarcasmo, la derisione, il disprezzo, sono tutte armi potentissime per tenere in posizione di inferiorità. Tutte manovre per conquistare e mantenere il potere sul partner, rendendolo simile ad un oggetto da usare a proprio piacimento. Il perverso relazionale ha bisogno di un oggetto non di un partner, per colmare un vuoto che avverte dentro di sé, e per succhiare da lui le energie vitali necessarie per sopravvivere. Proprio per questa ragione le prede sono scelte spesso tra le persone buone, generose, empatiche. Il narcisista usa l’altro per incrementare il proprio valore. Come un paguro succhia e svuota la vittima. Una volta svuotata passa ad altre prede, ripetendo il ciclo all’infinito. Oppure ricomincia il ciclo con la stessa se non ha validi sostituti.
 

lunedì 23 ottobre 2017

L’amore da solo non salva nessun narcisista

 


Gli aspetti del narcisista sprezzanti, rabbiosi, annoiati, spacconi, arroganti, vulnerabili, demoniaci con gli occhi infuocati, non si dimenticano più per tutta la vita. Lo squarcio del velo creato da questa esperienza si allarga nel tempo e se ne vedono chiaramente tutte le tinte. L’impatto sulla vita della vittima è sotto gli occhi di tutti, e resta impresso come un tatuaggio o una cicatrice. Alcuni si sono imbattuti nel tipo grandioso, cioè quello che si mostra più frequentemente come spaccone, arrogante, prepotente, pronto al disprezzo e all’esibizionismo. Altri cadono nella tela tessuta da un tipo più subdolo e insidioso, che non si mette al centro del palco, ma non tollera che lo facciano gli altri, che ha un’idea grandiosa di sé ma non la espone in pubblico. È l’uomo apparentemente un po’ sfigato e bruttino, o la donna grassottella e impacciata, che nascondono un’inattesa megalomania che li porta a sentirsi esseri speciali, pronti a rilevare nell’ambiente ogni minimo segno di mancanza di riconoscimento. Entrambe sono maschere, statue sull’orlo del precipizio, alle quali questi soggetti sono costretti ad aggrapparsi per non sprofondare nel vuoto.
 
In entrambi i casi i narcisisti invidiano e vogliono essere invidiati. Una parte debole e umiliata, cerca approvazione da un’altra superiore e potente. La parte forte fittizia, teme quella debole perché ha paura di essere scalzata. Si crea un circolo vizioso che parte dal bisogno di ammirazione, passa attraverso la negazione della realtà, culmina in odio, distanza, fantasie di vendetta. Il narcisista non mostra la parte vulnerabile perché è terrorizzato dall’umiliazione e dal maltrattamento, per questo è quasi sempre armatura e sé grandioso più o meno appariscente.

Dietro la corazza c’è un bambino dal punto di vista emotivo, spesso spaventato, che non vuole farsi scoprire perché teme il ridicolo e la posizione di sottomissione nella quale possa soffrire. L’essenza del rifiuto della parte debole del narcisista, sta nel desiderio di essere solo la corazza che indossa. Un tentativo, che salvo alcuni casi, fallisce giorno dopo giorno. Chi si illude di poterlo aiutare rimanendogli vicino e amandolo, tenta un’impresa quasi impossibile ed è molto facile che vada verso il baratro. Se proprio lo si vuole aiutare, salvaguardando la propria persona, lo si può solo provare a mandare in terapia. L’amore da solo non salva nessuno.

sabato 14 ottobre 2017

L'accettazione della fine della relazione tossica è già una guarigione


La verità è che il dolore è importante così come lo è la felicità, ciò che fa la differenza è l’equilibrio tra le parti. La fine di una relazione tossica è orribile, in un certo senso avvicina alla morte, ma la vita a ben vedere è una successione di morti e rinascite. Le relazioni tossiche hanno molti aspetti in comune, ma ogni storia è una storia e descrive il vissuto dei protagonisti. Lotte, fallimenti, inganni, dolore, delusione, separazioni, tradimenti. Nella maggior parte dei casi l’unica cosa da fare è accettare gli eventi così come sono avvenuti, così come l’esito della relazione. Non è possibile cambiare ciò che è stato, e sovente è molto difficile che cambino le personalità anche delle vittime.
L’accettazione segna quantomeno la fine del dolore acuto, partendo dalla consapevolezza che le cose non potevano andare diversamente, e la vittima si può riprendere tornando ad una dimensione progettuale ed evolutiva. Chi accetta riconosce le proprie cicatrici come parte del proprio corpo, superando le fasi della negazione, del desiderio di vendetta e dell’odio. Piano piano anche questi rapporti malati vanno nell’inconscio, dove ci sono accumulati tutti i legami importanti della vita di ciascuno, e qui vivono per l’eternità insieme alle nostre tante sfaccettature e contraddizioni. Dai rapporti affettivi da adulti è possibile anche comprendere come si è stati amati nell’infanzia, e i rapporti con vampiri emotivi ne sono in parte la conseguenza.

La vittima deve superare il dolore, come forza di crescita ineludibile. Guarisce quando smette di voler guarire, perché dalla sofferenza della vita non si può in realtà guarire. Però può fare di tutto per stare meglio, per conoscersi, per amarsi sempre più, partendo dall’evitare rapporti che non garantiscono la ben che minima serenità. Finchè dura il rimanere dove non si è amati, in realtà si dimostra solo l'incapacità di amarsi.

venerdì 13 ottobre 2017

Le relazioni tossiche spiegate ai bambini



Un argomento molto delicato è quello di come spiegare i rapporti tossici, il narcisismo, la psicopatia, la dipendenza affettiva a dei bambini, magari ai propri figli. Certamente non è facile, per certi aspetti sembra quasi un atteggiamento crudele, ma è davvero fondamentale accompagnare come Caronte una giovane creatura nei meandri di questi aspetti della vita. Andrebbe davvero presa in seria considerazione l’idea di iniziare molto presto a fornire questa forma di consapevolezza, in modo che venga elaborata precocemente e si possano evitare tutta una serie di esperienze estremamente dolorose. Si potrebbe dire che questa rappresenta una tappa fondamentale per la normale crescita di un individuo. Il “buonismo” fa più danni della giusta dose di consapevolezza anche se richiede dedizione, sforzo e impegno. Servono parole adeguate, cura, attenzione, amorevole presenza, ma è molto meglio spiegare sin da subito ai bambini che non è vero che siamo tutti uguali, che il mondo è solo buono, e pieno di amore. Ci sono i buoni e ci sono i cattivi, c’è chi sa amare e chi non sa amare, il male puro esiste e si può incarnare in soggetti che vivono accanto a noi. Non a caso, già tra i bambini piccoli si possono vedere i primi segnali di tutto questo, alcuni sembrano completamente anestetizzati emotivamente, hanno già comportamenti molto simili a predatori.
 
Tutto questo per sapere, comprendere, discernere, e poter decidere con maggiore consapevolezza. Da un certo punto di vista il genere umano ha perso l’istinto animalesco, tipico della savana, di proteggersi dai predatori. I normali non hanno più le difese e le protezioni per convivere nello stesso luogo con altri soggetti che sono invece mossi da istinti animaleschi e aggressivi. Se avessimo sin da piccoli le informazioni, se sapessimo la verità, se potessimo individuarli subito, non ci sarebbero grossi problemi. Accetteremmo il mondo così com’è, mettendo in atto tutte le difese necessarie per non soccombere a questi soggetti.
 
Viviamo nello stesso luogo, siamo uguali fisicamente, ma non sono come noi. Serve accantonare prontamente l’idea che il mondo sia composto solo da persone dotate di animo gentile pronti ad amarci e aiutarci. La cosa davvero straziante da accettare è che i soggetti tossici possano essere le persone a noi più vicine come genitori, parenti, amici, compagni, figli, insegnanti. Sia chiaro, il mondo è pieno di brave persone, che sono in numero maggiore rispetto ai vampiri emotivi. Ma nonostante questo è determinante non essere ingenui, sprovveduti, ma avere un atteggiamento più attento per tutelarsi fisicamente ed emotivamente. Il rischio è quello di rovinarsi la vita per sempre, ripetendo in eterno gli stessi errori.

giovedì 12 ottobre 2017

Il passato traumatico della vittima la rende vulnerabile


Molte vittime di rapporti con narcisisti psicopatici presentano una certa predisposizione a subire abusi emotivi in quanto presentano una vulnerabilità precedente, frutto di relazioni disfunzionali in famiglia. Questa vulnerabilità risale all’infanzia. È il frutto di un attaccamento insicuro e ansioso, è il risultato di un processo di vittimizzazione molto precoce. Tanto che la vittima adulta solitamente non ne è consapevole, e non ricorda i fatti nella sua crescita che l’hanno trasformata in una facile preda di un narcisista psicopatico.
 
Le persone che hanno subito traumi e ferite in tenera età presentano caratteristiche che permettono ai predatori umani di approfittare e abusare di loro mediante la seduzione e la manipolazione con enorme facilità. Tutto il processo di bombardamento amoroso, inganni, manipolazione, e abuso si genera da aspetti nati molti anni addietro, che ritrovano vita e vigore nel rapporto tossico. Non si tratta di masochismo, quanto di una sorta di ripetizione del danno subito. Le ferite giovanili, non pienamente elaborate, generano una maggiore vulnerabilità nel cadere nella rete di soggetti tossici, pronti a tutto e senza scrupoli. La perdita della propria infanzia felice, si converte da adulti in una maggiore attitudine a ritrovarsi invischiati in questo tipo di legami. La falsa promessa di redenzione delle sofferenze e del dolore avrà una forza e una potenza maggiore, sia nella fase di idealizzazione che in quella dello scarto e dell’abbandono. Ecco alcune "vissuti" che predispongono la vittima a cadere e a rimanere nel vincolo traumatico.
 
- Non aver imparato a distinguere le buone e le cattive intenzioni di chi si relaziona con lei.
- Non aver appreso a difendersi rispetto al maltrattamento affettivo, all’abuso e alla manipolazione.
- Non saper mettere limiti e paletti precisi nella relazione, e vivere troppo spesso in funzione dell'altro.
- Aver imparato a dissociarsi dai traumi subiti, scappando dalla realtà per non soffrire.
- Aver imparato che "chi ti vuole ti fa piangere", identificando l’abuso come normale, o peggio come forma di amore.
- Non aver completato adeguatamente lo sviluppo della propria autostima, non imparando a difendersi da chi ha intenzioni malsane, è aggressivo e abusante.
- Essere diventata particolarmente sensibile alle promesse di liberazione dalla sofferenza, per cui tende a cadere vittima della seduzione in modo molto più rapido e facile.
- Non aver avuto validi modelli relazionali con adulti di riferimento, e neppure modelli di coppie sane da interiorizzare.
- Essere alla perenne ricerca di una base sicura, di un rapporto a cui appoggiarsi finendo per essere maggiormente esposta al rischio di incontrare persone inadeguate.
- Essere abituata ad assumere il ruolo di "salvatore", sentendo la necessità di dare agli altri prima che a se stessa, di aiutare, proteggere e farsi carico di qualcuno. Spesso si comporta da genitore con gli altri, così come si è dovuta comportare da base sicura per i propri genitori.
- Essere abituata all’abuso emotivo e alla manipolazione per cui non sente neppure il bisogno di ribellarsi e scappare.
 

mercoledì 11 ottobre 2017

Narcisisti psicopatici come grandi predatori



Alcuni specie di squalo, già al concepimento, sono come killer perfetti. Infatti all’interno dell'utero si cibano di uova non fecondate dalla madre, e dei loro fratelli (cannibalismo intrauterino). La natura da predatore infallibili li muove fin dal concepimento, e li porta a seguire il loro primordiale e formidabile istinto di sopravvivenza. Polpi, ragni, tarantole femmine si cibano del maschio per garantirsi l’energia necessaria alla riproduzione. “La petite mort” per alcuni animali diventa definitiva. Muoiono dopo il sesso uccisi dall’incontro con la “femme fatale”. Il caso più noto è quello della mantide, ma anche diverse specie di ragni si offrono in pasto alla loro compagna, in questo modo le femmine seguono il loro istinto per garantire la continuità della specie.
 
Per capire il comportamento, o meglio il funzionamento, dei narcisisti psicopatici sono molto utili i documentari, spiegano più di tante parole e di tanti discorsi. Alla base dei loro comportamenti c’è infatti un istinto di sopravvivenza, una capacità predatoria formidabile, che non si ferma davanti a nulla. E questo a prescindere dal fatto che siano diventati così in base ad un vissuto difficile, o siano nati così. Ad un certo punto, il loro modo di agire non è come quello delle persone normali, ma è molto più simile a quello dei grandi predatori presenti in natura. Come per gli animali della savana il loro agire è perlopiù mosso da fattori ambientali e di sopravvivenza: l’alternanza delle stagioni, il testosterone che spinge all’accoppiamento, la caccia per soddisfare il bisogno di nutrirsi, il controllo di un certo territorio, il potere sul branco, la lotta per la supremazia sui propri simili. I documentari sono meglio di tanti libri, perché ci mostrano chiaramente il modo di vivere di questi predatori della specie umana.

Un narcisista psicopatico richiama l’immagine di un leone, il re della savana, che conquista un regno per pochi anni, che fa cacciare le femmine mentre lui osserva da lontano, che sbrana i cuccioli del branco figli di altri padri, e le gazzelle indifese, e i piccoli bufali non abbastanza forti per opporre resistenza, eppure appare fascinoso, bello, imponente. Se si cade nella trappola di un simile predatore è indispensabile fuggire, altrimenti si finirà per essere uccisi e sbranati. Inutile provare a scendere a patti con un leone della savana. Ci si può solo difendere e scappare, non sarà mai possibile stabilire una relazione. Non sono persone anche se hanno due orecchie, un naso e una bocca, e parlano la nostra stessa lingua. Sono belve senza anima che seguono il loro istinto predatorio.

martedì 10 ottobre 2017

15 lezioni che ho imparato dai rapporti tossici



Ecco una breve sintesi di lezioni che mi sembra di aver imparato dai rapporti tossici con narcisisti psicopatici. Vi dico le mie, sapendo che non si finisce mai di imparare, e comunque non sempre riesco ad avere giusti comportamenti.
 
15) Amare e chiedere amore a degli stronzi senza cuore è davvero una gran stronzata.

14) Pensare di trasformare un mostro in una persona in grado di dare e ricevere amore in una relazione stabile è un’impresa pressoché impossibile. Ci si può riuscire, ma è come trasformare il bradipo Sid in Bolt. Meglio evitare di sprecare energie, tempo, ed accumulare un’enorme quantità di frustrazioni. Per lui/lei è inconcepibile mettersi in discussione, perché è nel giusto, ovviamente sono gli altri ad avere torto.

13) Chiedersi sempre se è giusto sopportare del dolore per amore e quanto. Non è assolutamente vero che in un rapporto si deve soffrire e stare male. Esistono rapporti nei quali ci si trova meglio e tutto è più fluido e piacevole.

12) Meglio prima conoscere e sapere, per poi decidere. La conoscenza e la consapevolezza a volte salvano la vita, o quantomeno evitano un certo numero di errori gravi. Molti fanno il contrario, decidono senza sapere e poi si informano.

11) Il culto dell’ottimismo, l’idea del principe o della principessa, la fabbrica della motivazione e del "se vuoi puoi" è una gran boiata, o comunque idea alquanto limitata e superficiale. Si può essere super contenti e motivati anche senza ridere come cretini, farsi selfie tutti i giorni, o seguire tutte le mode del momento. Dolore e consapevolezza sono fondamentali per la vera serenità e pace interiore. Inutile rimanere nell’eterna ricerca del grande incontro, evento, della soluzione suprema.

10) Fondamentale è avere una valida rete di protezione e sapere a chi chiedere consiglio, aiuto, protezione, informazioni, opinioni.

9) Se potessi tornare indietro metterei in cima alla lista delle cose da fare quella di essere consapevole sia attraverso la conoscenza che l’esperienza, senza dovermi proteggere dietro ad inutili maschere, ruoli, illusioni, aspettative, sogni.

8) Non è facile smascherare questi diavoli calati nei panni di persone amabili e gentili: indossano una maschera, e la famiglia e gli amici della vittima non sempre riescono a individuarlo. La vittima, dal canto suo, spesso non è cosciente della manipolazione e dell'abuso che sta subendo.

7) Lamentarsi, pretendere, accusare non è mai una soluzione e neppure una strategia giusta. Serve solo a scaricare aggressività e a rimanere come si è, e come si sta.

6) Le migliori scelte e le migliori relazioni sono quelle che hanno pro e contro, non sono quelle che non hanno contro perché non ne esistono senza contro, ma di certo ci deve esistere empatia, reciprocità, bontà, progettualità, costanza.

6) Coloro che chiamiamo uomini non appartengono tutti alla stessa specie, alcuni sono animali o alieni, con meccanismi di funzionamento diversi e variabili, con sensibilità, modi di pensare e agire mossi da variabili del tutto diverse, spesso conflittuali e ingovernabili.

4) Studiare, leggere, ascoltare, guardare, senza mai smettere, ma per sempre, perché la conoscenza e la consapevolezza salvano e rendono la vita migliore, è sicuro.

3) Quello che le persone dicono è sempre poco rilevante, ciò che conta davvero è come si comportano. Vale la pena essere meno ingenui relativamente alle parole e osservare i fatti.

2) L’arroganza, la grandiosità, l’aggressività sono davvero insopportabili. Non è vero tra l’altro che bisogna esserlo per stare meglio in questa società. Serve avere una autostima adeguata, idee, personalità, autorevolezza. Una cosa è dire “lo posso fare”, un’altra è dire “lo posso fare solo io, lo faccio bene solo io”.

1) Direzione, visione, metodo, sono molto importanti. Fondamentale è conoscersi e valorizzare le proprie le doti, capire e seguire ciò per cui siamo nati.

0) È la zero da quanto è banale ma non applicata. Essere felice non è facile, ma di sicuro la prima cosa da fare è allontanarsi da ciò che fa male, sempre e comunque.

lunedì 9 ottobre 2017

Non gode di nulla in profondità il narcisista


Se a qualcuno piace dipingere, viaggiare, leggere, scolpire, nuotare, sciare, lavorare, uscire con un amico, fare l’amore, sente il gusto profondo nel fare certi gesti, nel prepararsi, annusare, percepire luci, colori, situazioni, muovere il corpo in modo fluido e coordinato per quella cosa che ama fare. Quando si ama davvero fare qualcosa nasce spontaneo il desiderio di condividerla con qualche persona a cara. Non sui social, ma con le persone a cui si vuole bene, mostrandolo, parlandone, così che quello slancio vitale prende ancora più valore, assume un peso ancor più speciale. Se ci si pensa non è altro di quello che fa un bambino che si innamora di una macchinina, un orsacchiotto, un Lego, una palla, un trenino e con gli occhi pieni di bollicine chiama il genitore e lo coinvolge perché si interessi a lui, e insieme rendano speciale quella esperienza, che si solidifica emotivamente. Esperienze di questo tipo, momenti del genere danno senso alla vita e nutrono perché creano e alimentano lo slancio vitale.
 
Al narcisista tutto ciò manca. Quando fa qualcosa c’è sempre un calcolo, un bisogno da soddisfare, un obiettivo materiale da raggiungere, un’ammirazione da conquistare, un applauso da strappare. Aldilà delle belle parole che usa e delle maschere sociali che indossa, la sua vita è mossa quasi esclusivamente da invidia e sete di potere. È come se fosse in grado di alimentare la propria energia solo ad una certa frequenza e non ad un’altra. Inizia a fare qualcosa non perché la sente dentro e gli piace in profondità, ma perché ha bisogno di ammirazione, gli può essere utile, aumenta il suo potere o il controllo su una situazione. Ha la necessità che qualcuno lo ammiri e gli dica bravo. È un tipo di persona che non può prescindere dal giudizio degli altri. Non fanno nulla per il semplice gusto di farlo.
 
L’energia vitale senza un pubblico o un risultato è praticamente nulla, questo è devastante perché di fronte alla prima frustrazione quell’azione non ha più senso. Altra conseguenza nefasta è la costante presenza dietro l’angolo della noia, del disinteresse, dell’apatia, del bisogno di altro e poi di altro e altro ancora. A lungo termine l’effetto e devastante, come quello di una vite senza fine. La sensazione mortale che nulla sia davvero piacevole, durevole, che possa dare pace. Inevitabile è deprimersi e sprofondare nell’angoscia. Si animano se c’è una sfida, una rivalità, un obiettivo preciso e un pubblico, in assenza sono burattini incapaci di senso proprio. Passare la vita in eterna competizione porta a trascurare prima, e dimenticare poi, le vere passioni che sono le uniche a dare significato alla vita.

sabato 7 ottobre 2017

Fasi della GUARIGIONE da una relazione con un narcisista



Sinceramente parlare di guarigione è inappropriato, in realtà non esiste una vera guarigione, perché non esiste una guarigione dal vivere. Abbiamo questa idea molto occidentale del poter guarire e risolvere per sempre una malattia o un problema, ma è una pura illusione rispetto al vivere, ai mille aspetti e contraddizioni umane, all’eterno confronto tra male e bene nell'ambito di ogni relazione.  Non c’è guarigione, o almeno non come comunemente siamo abituati a considerarla. Accettazione, consapevolezza, autenticità sono però antidoti molto potenti.
 
Accettare che siamo esseri complessi, che i rapporti sono indispensabili ma difficili, che il male fa parte della vita così come la morte fa parte della vita. Serve una dose massiccia di consapevolezza per cercare di tenere a bada il più possibile le componenti negative fuori e dentro di noi, per riconoscerle, difendersi, imparare a conviverci, sapendo però che non le si possono eliminare, che niente e nessuno potrà mai donarci il paradiso terrestre. Ma nonostante questo si può vivere bene. Solo un diverso atteggiamento più autentico e consapevole può condurre ad un livello superiore di pace interiore, che non vuol dire assolutamente assenza di problemi. Fatta questa premessa ecco le principali fasi principali della "guarigione".
 
1) INFERNO – scoperta del mostro.
La vittima capisce di essersi innamorata di un mostro senza anima, non di una persona ma di una personaggio che in realtà non esiste, che l’ha solo ingannata e manipolata, abusando continuamente di lei. Questa è la fase in cui il sogno diventa incubo. La persona meravigliosa si rivela per ciò che è: fredda, bugiarda, priva di empatia e senso di colpa, a volte sadica e volutamente cattiva. A questo punto è evidente che la fase di love bombing era solo un cavallo di troia per creare il vincolo traumatico e una forte dipendenza emotiva. Appaiono evidenti tante cose che non funzionano, aspetti che non quadrano. In questa fase il dolore è atroce, paragonabile alla amputazione di un arto, alla ripresa da un incidente mortale, alla prostrazione fisica ed emotiva di un reduce di guerra. Lo stato emotivo della vittima è quello di un sopravvissuto dopo il passaggio di un uragano di forza cinque. I sintomi tipici sono: apatia, depressione, disattenzione, somatizzazioni varie, insonnia, senso di  vuoto.
 
2) PURGATORIO – studio e analisi del mostro.
In questa fase la vittima aumenta la consapevolezza. Studia, fa ricerche su internet, si pone mille domande e cerca in tutto e tutti mille risposte. Passa da momenti in cui si sente pazza, ad altri un cui è del tutto evidente che si è innamorata di un narcisista psicopatico. I dubbi aumentano giorno per giorno, così come la manipolazione del vampiro emotivo che farà di tutto per non essere svelato e tenterà di far passare la vittima come pazza, bipolare, fuori di testa. La preda diventa un investigatore privato, cercherà conforto e aiuto in coloro che le sono accanto, spesso anche in modo del tutto inadeguato. Si alterneranno periodi di allontanamento ad altri di grande avvicinamento. Ma la presa di coscienza non si ferma e la sensazione di dover scappare si fa sempre più forte. In questa fase il dolore è sempre molto intenso, ma gli anticorpi iniziano ad aumentare, il sistema immunitario emotivo riprende la sua funzione protettiva. La guarigione è ancora molto lontana e la vittima si sente in mezzo al guado, o meglio sulle montagne russe. Tende a dare ancora molte possibilità al partner abusante, senza alcun risultato che non sia quello di confermare la gravità del rapporto tossico e della necessità di abbandonare la relazione.
 
3) PARADISO – no contact, si lascia andare il mostro.
Dopo aver attraversato una lunga crisi di astinenza, la vittima si riappropria della sua vita, ed in un certo senso si sente più forte e matura di prima, perché l’esperienza vissuta le ha permesso di sanare le vecchie ferite sulle quali il narcisista psicopatico aveva fatto leva. Ormai è del tutto chiaro che il rapporto idilliaco era solo una finzione, tutto era falso, una recita priva di ogni reale sentimento da parte del soggetto tossico. La vittima capisce che la rottura non dipende da lei, ma dalle caratteristiche patologiche dell’ex partner. Nulla avrebbe modificato l’esito della relazione, perché questi individui sono solo camaleonti che ripetono all’infinito lo stesso ciclo infernale. Il mostro non è più fondamentale per proseguire la vita, la cicatrice rimane, si torna a vivere, senza un "pezzo di sé", ma con una pace interiore mai sperimentata prima. Il dolore è servito a rendere il sopravvissuto una persona migliore grazie ad un percorso personale di elaborazione e consapevolezza. Le sue qualità tornano ad essere un patrimonio da valorizzare e custodire gelosamente. Il mostro a questo punto non interessa più, e lo si lasci andare. Finalmente lo si vede per ciò che è: un morto vivente, un robot, un predatore senza anima, un guscio vuoto privo di sentimenti.

venerdì 6 ottobre 2017

Narcisisti tra INTENZIONALITÀ e sadismo


L’argomento è complesso, ma una delle leggende metropolitane più diffuse è che i narcisisti siano povere vittime di un passato difficile, di madri e padri assenti, o abbiano subito gravi traumi infantili. L’idea di fondo è che a causa del loro vissuto, non possano evitare di assumere determinati comportamenti sbagliati, aggressivi, malevoli. Ci sono casi di narcisisti che hanno subito gravi traumi, ma questo non giustifica il loro comportamento, e di sicuro sono sempre consapevoli rispetto a ciò che fanno. E Comunque esistono bravissime persone che hanno avuto un’infanzia straziante, ma non per questo sono diventate dei mostri. Molti soggetti tossici lo sono a prescindere dal loro vissuto, che può non essere neppure troppo difficile. Diventato o sono da sempre esseri diversi con sembianze umane, a prescindere dalle cause che li hanno portati ad essere così.
 
Per loro buona parte dello star bene deriva dalla sofferenza e dal potere esercitato sugli altri. Individuano in meno che non si dica le fragilità e gli altrui punti deboli, e non esitano a sfruttarli per manipolare. Conoscono la differenza tra il bene e il male, sanno esattamente ciò che fanno e il dolore che provocano, ma se ne fregano. Anzi una delle loro principali forme di godimento sta proprio nel far soffrire gli altri. In poche parole la relazione non è per loro solo il teatro di conflitti inconsci totalmente fuori dal loro controllo, ma è la conseguenza di scelte mirate e calcolate per sottomettere, prevaricare, e abusare metodicamente delle loro vittime. Alcuni comportamenti sono per loro istintivi e automatici, così come lo sono per un leone mentre caccia nella savana.
 
Il soggetto tossico dedica l’intera vita a recitare uno o più ruoli diversi a seconda della necessità e dell'opportunità. Il primo scopo è utilitaristico e di comodità per ottenere tutti i suoi scopi e obiettivi. Il secondo è il livello sadico, cioè la volontà di distruggere della vittima. Di sicuro non prova il minimo amore per il partner, nemmeno quando afferma che è la persona più importante della sua vita. Aspetta solo che l’altro si innamori e cada nella trappola per iniziare il processo di distruzione. Il problema è che troppo spesso i sopravvissuti pensano che un simile comportamento dipenda dai traumi infantili, da un vissuto burrascoso, e da conflitti non risolti. In realtà, sa ciò che fa e non è affatto insicuro sullo sfruttare gli altri provocando dolore e sofferenza. Non è un bambino o una bambina smarrita che si nasconde dietro alla facciata dura, e il suo disturbo non è solo un meccanismo di difesa scatenato da profonde ferite. Lui ormai è una predatore della specie umana che vuole tutte le attenzioni per sé, vuole fare ciò che vuole senza limiti, e spesso vuole proprio logorare e distruggere chi lo ama. Per questo la salvezza è solo nel contatto zero a vita.

giovedì 5 ottobre 2017

La FRETTA e la paura di invecchiare del narcisista



Il narcisista fatica a sopportare la ruotine quotidiana, il normale scorrere del tempo fatto di tanti aspetti che si ripetono in modo ricorrente. Sopporta questo orizzonte ristretto solo nei casi di necessità, come ad esempio in ambito lavorativo. La vita per lui è nella novità, nell’innamoramento continuo, nelle idealizzazioni a catena. Il passato viene ricordato eroicamente, mentre il futuro e l’invecchiare lo spaventano paurosamente.
 
La fretta lo caratterizza, la dimensione che preferisce è quella del tempo sospeso, del predisporre un nuovo progetto, dello studiare un obiettivo diverso, nel cambio di vita per uscire dalla quotidianità come un lampo a ciel sereno. È la vittoria dell’ideale e grandioso sul senso pratico, la maschera del vincente sulla normalità equilibrata. Funziona bene solo nell’eterno presente, non riescono a portare avanti una relazione nel tempo futuro. Se lo fa si sente in prigione, catturato, incatenato a vita in un luogo troppo stretto. Da il massimo quando è all'inizio, quando tutto è ancora coinvolgente ma nulla gli appartiene, quando non si sente in pericolo in una relazione troppo stretta e non ha obblighi.
 
Tragico è per il narcisista il rapporto con l’invecchiamento, perché fatto di rimpianti, cinismo, paura della morte, invidia per i giovani anche se sono i propri figli. Saper invecchiare è un segno di intelligenza emotiva, implica la capacità di distanziarsi da se stessi. Richiede equilibrio, maturità, gratitudine per ciò che è stato, capacità di godere nel trasmettere alle nuove generazioni. Più facile che il narcisista da anziano, anche molto anziano, si comporti come da giovane, apparentemente indifferente all’età che avanza, cercando ogni tipo di escamotage per non vivere l’età che ha.
 
Non riesce a godere nel dono, nella relazione, nel rendere gli altri felici. Sempre uguale a se stesso, a volte ridicolo, incapace di invecchiare serenamente e di accettare di dover dipendere da qualcuno. Gli uomini spesso privilegiano donne molto più giovani attorno a sé, anche perché incombe minacciosa la paura dell’impotenza per cui sono sempre alla ricerca di stimoli sempre più forti. Le donne invece o passano da una storia ad un'altra stando ben attente a non fermarsi in una relazione, oppure si dedicano ai figli come unico obiettivo personale. Altri si ritirano nella torre d’avorio, si isolano e hanno un atteggiamento sprezzante verso il prossimo per rabbia ed invidia. Pochissimi riescono a scendere a patti col loro egocentrismo, riuscendo ad aprirsi al mondo almeno da vecchi.

mercoledì 4 ottobre 2017

Le PARTI INFANTILI della vittima di un narcisista



La relazione tossica con un narcisista può rappresentare per la vittima una buona occasione per prendere coscienza, osservare, e magari elaborare le proprie parti infantili. Se dopo aver compreso di essere caduti nella rete di un vampiro emotivo, non si fugge a gambe levate, ciò dipende dalla manipolazione e dall’abuso emotivo subito, ma anche dal fatto che si rimane in balia delle proprie parti infantili mai risolte, che ancora scalpitano, piangono, non ne vogliono sapere di crescere. Ingenuità, paura della solitudine, insicurezza, necessità di dipendere da qualcuno, terrore di rimanere senza un partner, difficoltà radicata di assumersi delle responsabilità. Oppure l’idea di porsi come salvatore, la voglia sfrenata di cambiare una persona “difficile”, la presunzione di riuscire a farsi carico di tutto e di tutti, il sentirsi buoni e disposti a tutto per amore.
 
Una volta viste e riconosciute queste parti infantili, come farebbe un buon genitori, va assunto un atteggiamento del tutto diverso da quello che ha il soggetto tossico verso la vittima. Serve un ascolto amorevole, non giudicante, ma anche fermo e autorevole nel cercare di non alimentarle. In poche parole, una vittima deve cercare di liberarsi del rapporto tossico, ma allo stesso tempo non può rimanere neppure schiava delle proprie parti non cresciute ed elaborate. Il rischio è davvero troppo grande, cioè quello di vivere una vita non vissuta mai veramente. Queste parti portano a pensare e agire come se si fosse in perenne stato di allarme, le loro reazioni sono distruttive in quanto prive di una visione di lungo periodo. Analizzarle ed ascoltare è come analizzare i pensieri di un alcolista o di un tossicodipendente. Il governo della persona va affidato a parti più adulte per non cadere prigionieri in sequestri emotivi lunghi e molto dolorosi.
 
Si pensi al senso di solitudine della vittima di un rapporto tossico. Non è reale, nessuno è davvero mai solo del tutto, e comunque meglio soli che accompagnati ad un mostro. Un genitore sano di fronte alle paure immaginarie di un figlio non si spaventa, né si arrabbia, tantomeno pretende che le paure passino immediatamente. Rimane tranquillo, ascolta, e rassicura il bambino. Col tempo solo il contatto con la propria anima e con la propria vera natura crea una base sicura molto profonda, genera pace, serenità e permette di uscire dalla visione distorta e ossessiva della realtà. Le parti adulte devono aiutare le parti infantili a ridurre o cessare le loro pretese, lamentele e accuse. Cioè devono ridurre l’ego infantile. Spesso nei rapporti tossici le parti infantili prendono il sopravvento e questo crea un circolo vizioso dal quale è difficile uscirne se non lo si osserva e comprende.

martedì 3 ottobre 2017

L’AUTOREFERENZA del narcisista


 
Quando si parla dell’autoreferenza del narcisista si fa riferimento a quel comportamento costante e fastidioso, con cui il narcisista si da ragione, pensa che solo le sue idee siano valide, non prende neppure in considerazione altri punti di vista, per salvaguardare la propria immagine grandiosa che lo protegge. Si crea una realtà personale del tutto falsata che lo porta a ripetere sempre gli stessi comportamenti e gli stessi errori, nella convinzione di essere nel giusto. L'esame di realtà è davvero compromesso, è come se vivesse sempre indossando occhiali con un filtro particolare. Rimane sempre uguale a se stesso, con una profonda cecità dell’anima. Non ascolta se non per manipolare, e comunque non accoglie mai davvero il punto di vista dell’altro anche se finge a volte di farlo.
 
È come se non entri mai in contatto con la sua vita interiore. In particolare la grandiosità che nasconde una enorme fragilità, la paura della relazione che nasce da un forte desiderio di relazione, e la tendenza a sentirsi vittima degli altri pur essendo carnefice, non possono essere messi in discussione e cambiati. Il narcisista impara presto che il proprio lato vulnerabile e fragile non va mai mostrato, pena sentirsi debole, indifeso, criticato, umiliato, controllato sottomesso.
 
Non stupisce affatto che non appena senta il legame stringersi e diventare intenso, abbia voglia di scappare, mollare, allontanarsi come forma di difesa innescata dal suo filtro mentale. Attenzione però, vuole e cerca il legame perché ne ha estremo bisogno. Quindi sta con qualcuno, ma allo stesso tempo non ci sta. "Né con me, né senza di me", questo è il suo motto. Rimane costantemente ad una protettiva distanza di sicurezza, per questo svaluta il partner per difendersi e non sentirsi troppo legato. L’atteggiamento dominante diventa la freddezza, la strategia che preferiscono avere vie di fuga o uscire dalla relazione. Oltre allo sguardo seducente e a quello sprezzante, sono molto propensi a mostrare le spalle mentre se ne vanno. Si dice che ad un cane non lo si deve guardare negli occhi e gli si deve lasciare sempre una via di fuga. Ecco questo è quello che si deve fare con un narcisista se si è obbligati a frequentarlo.

lunedì 2 ottobre 2017

Verità e autenticità per azzerare il lavaggio del cervello del narcisista


Frequentemente la vittima fatica a raggiungere e mantenere il contatto zero, anche perché non sempre questo è materialmente possibile. All’inizio staccare totalmente è un vero inferno. Si scopre di essersi innamorati di un mostro, si naviga su google alla disperata ricerca di risposte sulla relazione tossica. Si digitano le parole che conducono ad articoli su narcisisti, borderline, psicopatici, vittime, dipendenza emotiva. Si rimane sbigottiti nel leggere che la descrizione dei vari vampiri emotivi sono molto ma molto simili tra loro, e ci si riconosce in pieno nelle situazioni raccontate.

Tutto l’accaduto inizia ad avere un senso, si uniscono i puntini di tanti mesi di relazione, e finalmente ci si sente meno pazzi. Fanno capolino una serie di folgorazioni successive, come se decine di finestre alla volta si aprissero nel cervello proiettando spezzoni di vita letti in modo totalmente diverso. Appare una luce in fondo al tunnel, e arrivano alcune risposte ad alcune domande esistenziali. La rabbia sale, la voglia di vendetta altrettanto, come il desiderio di chiudere tutto e andarsene.

Ma poi tornano i quesiti: "e se non fosse psicopatico? E se sono solo io fatto male? Forse pretendo troppo dagli altri? Dovrei cambiare il mio atteggiamento?". A farsi sentire è la dissonanza cognitiva che porta a ricordare i momenti magici della luna di miele. Si cerca ancora su internet e si leggono numerosi libri in materia. Alla fine, si ottengono per lo più solo altrettante conferme, unite alla presa di coscienza delle proprie ferite non risolte sulle quali questo soggetto si è agganciato. Oltre a comprendere ancor meglio l’abuso e la manipolazione, ci si sente ancora più stupidi e fragili per aver accettato una simile sofferenza, per aver prestato il fianco ad una simile umiliazione. Bugie, manipolazioni, promesse infrante, bruciano come scottature sulla pelle, ma l’idea che la colpa sia della vittima, finalmente appare del tutto priva di fondamento.

Tuttavia tagliare i ponti è difficile. L’unico modo per risalire la china è superare le crisi di astinenza, allontanare i messaggi sbagliati delle mente manipolata, sanare subito il lavaggio del cervello. A questo punto poi ognuno trova le sue personali strategie. C’è chi studia ancora più accanitamente, chi si interessa ad altro, chi viaggia, chi lavora, chi si prende cura di altre vittime o persone sofferenti, chi cerca di crearsi una buona rete di protezione, chi cerca di recuperare nella malinconia, chi fa tutto ciò che non aveva mai fatto prima. L’unico obiettivo è rispettare il più possibile il contatto zero e zittire la mente in preda alla dissonanza cognitiva. Il cervello va purificato come una ferita infetta. Più la verità e l’autenticità entrano, e più il potere del soggetto tossico diminuisce fino a svanire.