sabato 13 gennaio 2018

LA FINE di un rapporto tossico È UN INIZIO alla vita


Non puoi avere paura di cambiare, devi avere il terrore di rimanere sempre uguale”. Forse però cambiare è un termine troppo scontato e inflazionato. Bisogna avere il coraggio di togliere o aggiungere rispetto a prima, di sostituire, di lasciare andare, di cercare alternative altrove per non stare male o per cercare di stare meglio.

Nelle relazioni è importante comprendere quando è il caso di insistere e quando invece è il caso di lasciar perdere. Trasformare un desiderio di essere ricambiati in un bisogno è il modo migliore per non realizzarlo. Anche perché è difficile cambiare se stessi, ma di sicuro è impossibile cambiare l'altro se non è lui a volerlo fermamente.

Stare in coppia richiede tanto amore, impegno, buon senso, comprensione, ma mai deve essere sinonimo di sofferenza e sottomissione. Non è solo l'amore a far perdere il controllo, ma è anche il controllo ossessivo a far perdere la possibilità di amare veramente.

Più cresciamo interiormente ed emotivamente e più diminuisce il numero di persone con cui possiamo realmente entrare in relazione, per cui il senso di solitudine può aumentare all'aumentare della serenità ed autenticità interiore.

Bisogna sempre chiedersi il perché si possa sentire la mancanza di una persona che sia stata perlopiù fonte di grande sofferenza in insicurezza. Bisogna arrivare al fondo e sentire appieno il proprio dolore in una relazione tossica per poter incominciare a risalire ed uscirne definitivamente. Si pensa che sia difficile trovare la persona giusta, ma spesso è più arduo dimenticare quella sbagliata.

Se ci si appoggia troppo all'altro e ci si dimentica del proprio valore, nel momento in cui si sposta o se ne va, si cade spaventosamente e il rischio è molto alto. Per cui meglio prendere preventivamente le distanze da chi fa stare male. Chi ama migliora il partner ed è contento se lui è contento.

Nel tentare di separarsi da una persona sbagliata non bisogna lottare contro quest'ultima, ma contro la parte di se stessi che vuole a tutti i costi rimanere legata alla relazione malsana. Paradossalmente la capacità di stare soli è la prima condizione per poter amare davvero qualcuno. Se l'altro è l'alternativa al vuoto e alla solitudine le premesse sono di sicuro non buone.

Detto questo, è arrivato il momento di porre fine a questa esperienza, fine che poi coincide sempre con un nuovo inizio. Un anno è passato. Un anno in cui ho scritto quasi tutti i giorni rielaborando ricordi, idee, sentimenti ed emozioni. Un anno può essere la durata della fase di love bombing. Un anno è il tempo necessario per recuperare da un intervento importante e da un'anestesia. Un anno è il periodo minimo necessario per tornare alla normalità dopo essere sopravvissuti allo  tsunami di una relazione tossica.

Credo di aver scritto tanto sul tema dei rapporti con narcisisti, bordeline e psicopatici. Chiunque entri nel blog può trovare informazioni che gli possono essere di aiuto, in primo luogo attraverso l’aumento della conoscenza e della consapevolezza rispetto  ad un aspetto estremamente complesso e intimo della vita. Poi ognuno ha il suo percorso, perché ogni individuo è unico e particolare, ma la consapevolezza fa tutta la differenza del mondo, perché non è che se non parli di un problema e fai finta di non vederlo, questo non esiste davvero.

Per quanto mi riguarda è giunta l’ora di scollegarmi, di andare oltre, di dedicarmi ad altro, per poi magari un giorno scriverne. Nella vita è di fondamentale importanza sapere che esistono persone malvagie, relazioni tossiche e abuso emotivo da cui difendersi, ma è altrettanto importante sapere che c’è tanto di bello, positivo, vivo a cui dedicare tempo ed energie. C’è un momento in cui è giusto rivolgere maggiormente lo sguardo verso la parte più positiva dell'esistenza che è piena di splendide opportunità. Non si può vedere ingenuamente solo il bene, non si può nichilisticamente temere solo il male, è in questa terra di mezzo che si dovrebbe vivere la maggior parte del tempo.

Non si guarisce mai definitivamente dal male e dal dolore perché non si guarisce mai dalla vita. Ma se si rimane troppo tempo nell’oscurità, può succedere che si finisca per distruggersi, sia fisicamente che emotivamente. Già conoscete la frase “se guardi negli occhi il male, alla fine è il male che ti guarderà negli occhi”, ed è assolutamente vero. Così come se pensi di cambiare un narcisista psicopatico, alla fine sarà lui a cambiare te. Ma esiste sempre almeno una terza via. Le persone libere e consapevoli hanno sempre anche una terza via che supera il ricatto di vincente o sconfitto, dentro o fuori, amico o nemico, on/off. Nei rapporti tossici “vince di molla”, chi smette di lottare e ricomincia dall’amare prima di tutto se stesso con un livello di maturità e apertura del cuore immensamente superiore.

È normale che le persone che sono passate per le stesse situazioni descritte nel blog attraversino la stessa atroce sofferenza e le stesse ossessioni. Alcune ancora non sanno bene il perché, né come tutto ciò sia potuto accadere, ma una volta capito, non hanno altro da fare che passare al contatto zero e andarsene, se non possono farlo fisicamente, comunque devono prendere un’enorme distanza emotiva. Purtroppo, tante rimangono incatenate al loro aguzzino e soffrono per tutta la vita. Altre dopo lo svelamento e lo scarto subiscono conseguenze insanabili dal punto di vista fisico e psichico. Altre ancora attraverso questa esperienza devastante, riescono a fare un grosso lavoro su se stesse che le porta a stare molto meglio rispetto a prima. Le più fortunate, raggiungono livelli di pace e serenità interiore impensabili senza passare per un simile inferno.

C'è poi chi, come conseguenza di questo orrore, ha trasformato la sua esperienza in una ossessione, in un’arte, in una professione, o in un proposito esistenziale, sublimando il dolore in questo modo. Io credo che questo tema, per quanto indispensabile, misterioso ed interessante, è un tema che va conosciuto, ma va anche lasciato andare, come ad un certo punto va lasciato andare il soggetto tossico. O meglio, va trattato come un veleno che può salvare la vita se preso a dosi molto basse, altrimenti può essere letale. Il segreto è dedicarsi a ciò che si è scelto, ciò che da gusto, per poi magari smettere e ricominciare.
Ciao, buona vita.

P.S. Lascio la mail (solounuomosolo@gmail.com) in caso qualcuno volesse scrivermi, con l’avvertenza che non ho nessuna soluzione specifica per i singoli casi, e che non è detto faccia seguito obbligatoriamente una risposta.

venerdì 12 gennaio 2018

Devo essere grato ai rapporti tossici



“Hai dentro la tua malattia
hai dentro la tua cura
hai pioggia dentro il sole
hai ruggine e capriole
ogni saggezza come ogni follia
la gioia e la sua nostalgia
quelle parole che non trovi mai
come quelle che scordare non puoi
tutto è dentro quello che hai
quello sai è dentro.”
 
Nulla come l’essermi imbattuto in rapporti tossici, mi ha aiutato a cambiare in meglio, innalzando spaventosamente la consapevolezza, il senso d’identità, l'autenticità. Attraversare il dolore e affrontare la malvagità mi ha obbligato a guardare in faccia sia la parte depressa che quella narcisistica, e dopo un percorso davvero difficile, per fortuna ho raggiunto una maggiore pace interiore. Devo inevitabilmente ringraziare la sofferenza, il male e tutte le persone che lo hanno incarnato, senza di loro sarei una persona peggiore. Può sembrare assurdo, ma è così.
 
Senza quelle bruttissime esperienze, che non si augurano neppure al proprio peggior nemico, probabilmente non avrei mai avuto la forza di affrontare un percorso personale importante e profondo come quello che ho affrontato.  Sono grato ai rapporti tossici perché mi hanno fatto crescere più di ogni altra esperienza, perchè nella quiete e nel benessere è davvero arduo evolvere. È stato come fare un viaggio al centro di me stesso e ritorno, per il quale non sei è mai preparato abbastanza, ma pronto da sempre. E come spesso accade, ho ottenuto maggiormente ciò che desideravo proprio quando sono stato disposto a rinunciarci, o quantomeno non lo ritenevo più così cruciale.
 
Probabilmente dovevo attraversa un dolore molto forte per elaborare ferite antiche e ancora sanguinanti. Forse dovevo rivivere determinati rapporti malsani per poterli comprendere, accettare e lasciare andare. Può darsi che abbia dovuto guardare in faccia le mie principali paure, come solitudine e senso di abbandono, per poter rinascere imparando a non rimane schiavo in eterno del passato. Il conflitto interiore è stato sfibrante, così come la lotta che ho instaurato nel mondo. Questi rapporti hanno toccato delle corde delicatissime in punti estremamente sensibili, e mi hanno obbligato a fare i conti con aspetti che prima neppure prendevo in considerazione.
 
Devo essere chiaro però, non basta incappare in un rapporto tossico per cambiare in meglio, o leggere qualche libro di psicologia per imboccare la via della pace interiore. La crescita personale dal mio punto di vista, ha a che fare con la ricerca più accurata e pervasiva di un bene esistenziale che passa per la conoscenza di sé e l’accettazione di tutto quanto ci riguarda, nel bene e nel male. Per stare meglio con noi stessi serve affrontare, con una dedizione quasi maniacale, un lungo percorso irto di difficoltà e fatica, ma anche colmo di gioia e soddisfazioni. Coraggio e voglia di mettersi in gioco sono fondamentali anche quando sembra che tutto sia perso e irrimediabile. Servono idee, metodo, impegno, e tanti errori per procedere a passi lenti ma concreti verso una meta ideale, forse irraggiungibile.
 
È come leggere una guida turistica sull’India in modo attento e accurato, alla fine avrai molte idee e tanti itinerari, ma ancora non ci sarai stato. Per vivere davvero l’esperienza dell’India, devi fare lo sforzo di alzarti e andarci con tutto quello che comporta. Certo che cambiare le idee nel cervello è il primo passo determinante, modificare la prospettiva permette di sentire e vedere il mondo con occhi totalmente diversi. A quel punto tutto di noi inizia a cambiare pur stando assolutamente fermi. Ma non basta, dopo bisogna vivere.

giovedì 11 gennaio 2018

Contratto anti rapporti tossici e responsabilità sociale



Ormai sono in tanti e scrivere e a pubblicare video parlando di rapporti tossici, narcisisti, psicopatici. È un argomento cruciale ma molto delicato perché tratta il lato più profondo e intimo della vita. Personalmente sento una certa responsabilità sociale nello scrivere, proprio per l’impatto, più o meno importante, che posso avere nella vita reale di qualcuno. Il fatto di avere più o meno contatti non sposta nulla, ogni parola può avere un effetto onda difficile da prevedere, e comunque mi spinge ad un atteggiamento di grande accortezza nell'esprimere ciò che penso.
 
I punti di vista su questi argomenti possono essere diversi, anche se ormai sono stati individuati alcuni punti cardine da cui non si può prescindere. Le riflessioni possono essere più o meno centrate e pertinenti rispetto ai singoli casi, ma anche male interpretabili o fuorvianti. Poi chi legge ha un suo vissuto e con questo comprende ed interpreta in modo del tutto personale, in base al paio di lenti che indossa. Un tema magari è centrale per qualcuno e marginale per altri, così come tra vittima e carnefice lo stesso ricordo genera reazioni emotive diametralmente opposte, per una è tantissimo, per l’altro è niente.
 
Va ricordato che non tutti coloro che si dicono vittime lo sono veramente, proprio perché uno dei punti forti dei soggetti tossici è proprio quello di spacciarsi come vittime delle loro vittime. Così come non tutti coloro che parlano di questi argomenti sono davvero sinceri, autentici, disinteressati. Comunque, più se ne parla e meglio è, perché è fondamentale incrementare conoscenza e consapevolezza al fine di provare ad evitare, al maggior numero di vittime possibile, inutili sofferenze. Di sicuro, chi ci è passato ha un marcia in più nella capacità di aiutare una vittima. Come se solo chi ha vissuto una esperienza così tragica avesse sviluppato adeguati anticorpi per poter guarire (ma non si guarisce mai del tutto), e di conseguenza poter aiutare qualcuno.
 
Fatta questa premessa vi propongo un "contratto" anti rapporti tossici:
1) Non implorerò mai più nessuno per ricevere amore. Chi mi ricatta per concedere amore non è degno di stare con me.
2) Non accetterò più critiche, abusi, aggressività riguardanti il mio corpo e le mie caratteristiche psico-fisiche. Un partner non cerca di umiliarmi, ma mi sostiene, appoggia, e ama per ciò che sono.
3) Starò sempre molto attento e critico rispetto alla mia relazione per non ricadere nel love bombing e nella manipolazione. La bontà e l’altruismo sono qualità importanti da destinare solo a chi se le merita. Il principe azzurro e la principessa non esistono, i rapporti sani e migliori si costruiscono col tempo e nella reciproca differenza.
4) Sarò sempre molto diretto, assertivo e fermo non appena qualcuno mi tratterà male, proverà a spostare i miei paletti, o cercherà di farmi soffrire senza valido motivo.
5) Darò ascolto all’istinto e alle mie idee. Se avrò brutte sensazioni e brutti presentimenti darò loro ascolto, e reagirò di conseguenza fidandomi di me stesso.
6) Accetterò che il male nel mondo esiste, che le persone malvagie vivano intorno a me, per cui accetterò che è meglio rimanere soli piuttosto che avere una relazione tossica.
7) Non accetterò relazioni squilibrate in cui devo essere in una posizione di inferiorità. Se c’è amore ci deve essere reciprocità, aiuto, sostegno, fiducia, intimità.
8) Non permetterò al partner di manipolarmi violando la mia integrità, e farò di tutto per esprimere i miei sentimenti anche se negativi.
9) Andrò via da rapporti basati su potere e controllo.
10) Mi creerò un’adeguata rete di protezione fatte di persone fidate a cui voglio bene, alle quali rivolgermi in caso di dubbi, difficoltà, paura per avere aiuto, sostegno, consiglio, evitando di agire di impulso in preda a parti infantili o rabbiose.

mercoledì 10 gennaio 2018

La complessa verità dei rapporti tossici



È vero sono dei mostri, predatori senza anima, esseri diversi con sembianze umane. È vero che la vittima non ha nessuna colpa particolare, nessun difetto che giustifichi l’abuso e la sofferenza che subisce nell’ambito di un rapporto tossico. È anche vero però, che limitarsi a questo per spiegare la complessità dei rapporti tossici con soggetti narcisisti, borderline, psicopatici e estremamente semplicistico e riduttivo. C’è tanto altro da comprendere e da metabolizzare per riuscire a guarire, per trasformare questa tragica esperienza in una magnifica occasione di evoluzione personale. E in gran parte ha a che fare col vissuto, le ferite non elaborate, la maturità emotiva.
 
In un mondo ideale la famiglia è il luogo di crescita perfetto nell’amore e nell’accettazione totale, i partner sono persone amorevoli con cui condividere la vita insieme valorizzando le rispettive diversità in modo amorevole e reciproco, e il contesto sociale è il bosco incantato delle favole. La realtà vuole che ciò non sia sempre vero, o lo sia solo in parte. E comunque, nella vita di tutti i giorni ci troviamo di fronte ad una serie infinita di problemi relazionali, anche in quei contesti in cui tutti ci hanno insegnato dovrebbero essere meravigliosi e positivi.
 
Però è giunto il momento di prendere il vostro specchio preferito, di guardarvi nel momento migliore della giornata, e di domandarvi: “perché io amo una persona distante, fredda, spesso aggressiva e rabbiosa?”. La cosa più assurda è ascoltare la descrizione di un vero narcisista da chi gli vive accanto, e ascoltare tutte le nefandezze che lo riguardano. Sembra di assistere a un film in cui il protagonista tortura e induce alla morte psicologica, e magari fisica, le persone che ha vicino per il gusto di farlo. Sulla base di questo si può facilmente formulare l’equazione narcisista psicopatico uguale mostro e addossare a lui tutte le colpe. Ma il vero mistero è perché la vittima continua ad amare un soggetto del genere e non se va, per proteggersi, per cercare di stare meglio o quantomeno ridurre il dolore quotidiano.
 
La realtà dei rapporti tossici è molto più complessa rispetto a ciò che appare da una prima osservazione. Il bene e il male non possono mai essere separati. Il bene definisce il male, così come la malattia definisce la salute. La gazzella serve al leone ed è parte del suo ecosistema, ma anche la gazzella ha bisogno del leone in quanto parte del suo ecosistema. Dio (per chi ci crede) non è mai solo buono, ma incorpora anche il male. Il tutto è sempre composto da luce e ombra, amore e odio, bontà e rabbia, e questo è imprescindibile perché senza l’uno non ci sarebbe l’altro. I rapporti tossici sono un incontro di due parti, che danno vita ad un incastro malsano. Rassicura e giustifica per tante cose vedere il bene solo da una parte e il male solo dall’altra, ma la realtà è alquanto più articolata, sfaccettata e profonda.
 
La vita adulta è fatta di tante aspetti, spesso contraddittori o contrari, da tenere insieme contemporaneamente. La vera differenza la fa come tutti questi aspetti vengono fatti vivere dentro di noi in modo adulto ed equilibrato. Spesso abbiamo scarsissimo controllo dei nostri stati emotivi, e delle nostre emozioni complesse, di conseguenza abbiamo scarso controllo della nostra vita. Un basso stato di coscienza e consapevolezza è il presupposto principale per cadere e rimanere invischiati in rapporti tossici, senza cambiare mai. Pensare di uscire da un rapporto tossico senza modificare lo stato mentale e di coscienza è come tuffarsi in acqua pensando di non bagnarsi. In questo senso vittima e carnefice sono soggetti, prevalentemente guidati da istinti, che fanno parte dello stesso sistema e si sostengono a vicenda. Vivono nel qui e ora, in preda a dinamiche del tutto fuori controllo perché basate sull’istinto. Un leone non uccide una gazzella perché è arrabbiato con lei, ma perché ha fame ed è la sua natura farlo. Allo stesso modo un narcisista psicopatico abusa e manipola le proprie vittime perché è la sua unica natura, altro non sa e non può fare. Per cui ci si può solo difendere e scappare.

martedì 9 gennaio 2018

Rapporti tossici e le diverse parti di ogni individuo


 
Teoricamente uscire da un rapporto tossico per sempre sarebbe molto semplice, e sempre teoricamente richiederebbe poche ore, o al massimo qualche giorno per capire, decidere e adottare comportamenti adeguati allo scopo. In realtà non è così, perché in realtà ciò che definiamo “la nostra personalità” è una moltitudine incoerente di voci interne, figure, personaggi, modelli interiorizzati, parti di noi ancorate al passato. Non occorrono particolari studi di psicologia per rendersi conto che ogni individuo è la somma complessa di più parti profondamente diverse tra loro, e che al nostro interno vivono desideri e aspirazioni profondamente differenti, spesso in conflitto. Vogliamo sposarci, ma anche rimanere liberi e aperti. Desideriamo la carriera, ma non vogliamo rinunciare alla vita tranquilla, oppure ambiremmo alla vita famigliare lontana dallo stress, ma ricerchiamo costantemente l’adrenalina delle novità. Aspiriamo ad essere in forma fisicamente, ma siamo golosi e poco inclini alla fatica. Professiamo l'amore, ma poi ci innamoriamo e rimaniamo legati a soggetti freddi e senza cuore. Che ci piaccia o meno, dobbiamo arrenderci al fatto che non siamo padroni in casa nostra, e dobbiamo fare i conti le tante parti che convivono in noi, i cui conflitti possono causare disturbi emozionali, sintomi somatici, e ci allontanano da una visione adulta e matura.
 
L’uomo ha diversi io, diversi centri di coscienza e volontà, ispirati a differenti valori, che perseguono diversi progetti, in diversi contesti, spesso all’insaputa uno dell’altro, o in aperta contraddizione e conflitto. La sua parola viene da uno di questi io, ma può essere contraddetta da un altro io. Il si non è necessariamente sempre si. Il no non è necessariamente sempre no. L’uomo, anche se non affetto da patologia psicologica, è il più delle volte frammentato, diviso, separato, vive alieno da se stesso, dalle sue radici più profonde, con una consapevolezza molto bassa di ciò che lo muove e lo circonda. La sua mappa personale e del mondo è non solo impoverita e distorta, ma anche profondamente dissonante. Da qui tanti disturbi somatici, ansie, tante insicurezze, tensioni, paure, e la possibilità di relazione affettive disturbate e problematiche.
 
Dentro di noi convivono le parti mature e adulte, ma anche quelle infantili, ferite, distruttive. Spesso sono presenti parti scisse, cioè quelle di cui non si può o non si vuole prendere coscienza, le quali inducono a comportamenti che sembra appartengano ad un’altra persona. Ad esempio il padre, marito, commercialista attento e protettivo vive normalmente una vita integerrima con tendenze ossessive e una morale rigida, ma poi deve dare sfogo alla sua rabbia e frustrazione per tutto questo, attraverso perversioni sessuali che sfoga liberamente con delle prostitute. Esistono poi le parti malate, che possono essere tali e tante da pregiudicare in modo irreparabile la personalità del soggetto nel suo complesso, e da qui nasce la patologia. In altri casi si parla di tratti caratteriali quando ci sono ancora margini per compiere un lavoro su se stessi, in grado di limitare o sanare i comportamenti malsani. Quando le parti patologiche sono pervasive e cristallizzate, condizionano totalmente la vita di un individuo, come nel caso di un tossico dipendente, di un grave alcolista, o di un narcisista. In questo caso nell’esistenza cala un velo di buio, come se sul vetro dell’auto finisse un enorme foglio di giornale che rende la guida normale impossibile.
 
Siamo immersi nelle relazioni, viviamo di relazione sia con le nostre parti interne che con le altre persone che a loro volta sono composti da parti. I rapporti come le persone sono quindi complessi, perché sono incastri complicatissimi. Spesso poi ognuno vive in totale balia di comportamenti inconsci. E sia ben chiaro che problemi e incomprensioni non sono solo e sempre il frutto di personalità patologiche. Le differenze e le incompatibilità, le trasformazioni personali, la natura stessa dell’amore che è misteriosa e contraddittoria. Ci si realizza solo se ci si impara e conoscere, e si diventa consapevoli del “tutto” che ci riguarda e che riguarda il mondo in cui viviamo. Si diventa adulti e si può decidere e non reagire solamente, quando riusciamo a comprendere e tenere insieme il "nostro tutto" avendo una direzione e un senso. L’integrità personale non è una via facile anche se è l’unica che porta alla pace interiore. Richiede dedizione e disciplina, in cambio regala forza, energia, equilibrio, gioia di vivere. Chi è integro non ha più bisogno di nascondersi nelle maschere, se sbaglia si assume le sue responsabilità e cerca di riparare. Si mostra per ciò che è anche se pieno di fragilità e debolezze. Ma non per questo è autoindulgente con le proprie parti meno sane o infantili.

lunedì 8 gennaio 2018

L’amore da solo non salva nessun narcisista

 
L’amore da solo non salva nessuno, questa è la prima cosa. Amare è fondamentale nella vita, ma prima di tutto occorre amare se stessi per poter amare qualcun altro, tutti lo dicono ma è vero. Chi non ama se stesso, e mette al primo posto sempre e solo gli altri, non può davvero amare nessuno. Solo chi è un vaso pieno di sano amore rispetto a sé, sa stare anche solo, ha una vita gratificante, può pensare di amare davvero. Altrimenti ciò che si definisce amore può essere perlopiù una: copertura alla paura della solitudine, proiezioni di proprie parti, convenienza, rispetto di regole sociali, dipendenza affettiva, opportunismo economico …
 
Seconda cosa, le persone a cui dedicare tempo, energie e sentimenti vanno scelte con cura, prevedendo sempre e comunque una dose minima di reciprocità. I narcisisti sono personaggi senza anima che passeranno alla storia perché non sentono nulla, e perché sanno solo ripetere eternamente gli stessi cicli e gli stessi comportamenti distruttivi. Si aspettano ammirazione, si mostrano altezzosi, algidi, ambigui. Quando non indossano la maschera del disprezzo portano quella della noia, frutto dell’assenza di senso. Le emozioni forti sono l’unica fonte di sollievo. Ma ripeto, il marchio di fabbrica sono il disprezzo, la rabbia, la mancanza di empatia e l’aggressività.
 
Funzionano così, si sentono speciali, in diritto di ricevere trattamenti di favore, si aspettano di camminare sopra le acque pronti ad indispettirsi se qualcuno o qualcosa li contraddice. La rabbia trova ogni via per diventare disprezzo in modo gelido o aggressivo. L’essenza è che il vuoto o il lato vulnerabile fatto di dolore, non devono essere mostrati. L’immagine sociale e la vita professionale sono una perfetta copertura al disastro infernale dal punto di vista affettivo. Ma in realtà solo pochi hanno veramente successo e qualità speciali, la maggior parte vedono i sogni grandiosi della giovinezza diventare ricorsi amari e speranze deluse.
 
Poi ci sono i narcisisti silenziosi, ancor più pericoloso. Tiranni invidiosi delle qualità altrui, nascosti nell’ombra, incapaci di vivere, che controllano chi gli sta vicino. Nonostante il bisogno segreto di essere grandiosi, sono incapaci di avere vere relazioni, pervasi dalla vergogna, dall’invidia, e dal rancore. Tengono l’altro a distanza, lo allontanano, lo maltrattano, ma ne hanno bisogno. Nel concetto di bisogno di ammirazione, la parola chiave è “bisogno”, la necessità dell’attenzione entusiasta dell’altro. Si chiudono spesso nel guscio, in una torre d’avorio, che in realtà è una casa buia. Non sono mai all’altezza delle loro aspettative e sono ipersensibili alle critiche e alle frustrazioni. Incapaci di vera gioia di vivere, una volta che finisce la spinta propulsiva dell’ammirazione si spengono, e alla fine subentra la disperazione.
 
Ma anche quando gli aspetti patologici sono del tutto evidenti è superfluo attribuire etichette diagnostiche. Per valutare la relazione, basterebbe banalmente concentrarsi su ciò che fa male e su ciò che fa bene, aldilà delle patologie. Non è importante capire chi ha tirato la freccia, l’importante è togliersela velocemente per non morire. Comunque, si ha a che fare con soggetti altamente problematici sul piano erotico, affettivo, emotivo, relazionale. Dopo la fase di idealizzazione diventano veri e propri tiranni amorosi che succhiano le energie del partner, lo utilizzano come un oggetto in modo opportunistico, lo manipolano e se ne servono per propri obiettivi, per sfogare le loro frustrazioni, per un insaziabile bisogno di potere e controllo.

venerdì 5 gennaio 2018

Accettare la realtà è cruciale per la vittima di un rapporto tossico



Comprendere le dinamiche di ciò che accede e accattarlo, è un passo imprescindibile per la guarigione di una vittima imprigionata in un rapporto tossico. In particolare porrei l’attenzione sull’accettazione. La vita è come è, non come la vorremmo. Lottare contro la realtà è sbagliato, e quantomeno inutile. Molto meglio concentrarsi su se stessi e su ciò su cui davvero si può incidere, a partire dal nostro comportamento. Accettare non significa tollerare o rassegnarsi a qualcuno o qualcosa. Accettare vuol dire abbracciare la vita, non soltanto sopportarla. Accettare significa letteralmente “prendi ciò che ti viene offerto”. Non è sinonimo di rinuncia o ammissione della sconfitta, neppure di subire passivamente, e neanche di non cambiare o fare qualcosa di diverso. Significa aprirti completamente alla tua realtà presente: riconosci com’è, esattamente qui e ora, e rinuncia a combattere ciò che non puoi cambiare o non ti piace.
 
Il primo passo per cambiare è accettare la realtà così com’è. È una valutazione realistica della situazione, senza che per forza ti soddisfi, o che intenda rimanere in quella situazione. Più accetti pienamente la realtà, e più efficacemente puoi trovare soluzioni per cambiare senza sprecare tempo ed energie in lamentele, pretese e accuse. Se il partner è violento, la prima cosa da fare è accettare la realtà della situazione: sei in pericolo e devi proteggerti, senza indugiare pensando a come cambiarlo o sperando che cambi da solo. Se la tua vita non sta andando bene, l’unica cosa saggia da fare è trovare alternative, e questo cambiamento sarà molto più proficuo se parti da una posizione di accettazione. Tutto il tempo e le energie che sprechi combattendo contro i pensieri e le emozioni potrebbero essere investiti molto più proficuamente per trovare strade diverse e più salutari.
 
L’accettazione spinge anche a deporre le armi. Vince chi molla. Se accetti una cosa, forse è più facile smettere di lottare per cambiarla a tutti i costi. Un narcisista non cambia, non può, non sa vivere in altro modo, è un essere diverso, con altri valori, idee, obiettivi, non puoi cambiarlo. A nessuno verrebbe in mente di litigare con un albero perché non parla e non abbraccia, o di accusare un leone perché sbrana una gazzella. Se non condividi una cosa non è necessario che cerci di farla a pezzi, ti disperi, o ti ubriachi.
 
Accettare significa anche smettere di giudicare se stessi e gli altri. Giudicare non serve a nulla ed è deleterio: i pensieri buoni o cattivi, le decisioni passate, il modo di vivere proprio e altrui, il passato, il presente e il futuro. Il giudizio è l’origine della lotta e della sofferenza. Non giudicare non vuole dire non avare idee e non scegliere, ma osservare ogni cosa in modo compassionevole, realistico, responsabile. A volte ci mettiamo a giudicare persino i nostri pensieri. Meglio provare a cambiarli, passando per l'accettazione anche di quelli negativi.
 
Tra l'altro, ognuno di noi pensa di essere l’unico a soffrire e l’unico ad affrontare situazioni difficile, ma non è assolutamente così. È la vita di tutti. Tenere unite ed in equilibrio cose meravigliose ed orribili è il destino di tutti gli esseri viventi dotati di sentimenti. Nessuno escluso. In natura c'è il male e il dolore, ma allo stesso tempo possiamo incontrare la meraviglia dell'amore e della gioia. Va quindi ricercato accanitamente il bene, senza però minimamente ritenere di poter eliminare il male. La differenza sta nella capacità di tenere unito questo tutto, di saper affrontare i vari aspetti con consapevolezza e responsabilità. La risoluzione di problemi anche gravi, serve solo per avere più strumenti con cui risolvere altri problemi. Ogni ostacolo o trauma è una risorsa, ogni difficoltà un’opportunità, ogni cambiamento una rinascita. Però serve tanto lavoro, impegno, dedizione e anche un pizzico di fortuna, che aiuta sempre e solo chi è disposto a lasciare il porto sicuro delle proprie vere o presunte certezze.

giovedì 4 gennaio 2018

Smettere di strisciare ai piedi di un narcisista psicopatico


Una delle parti fondamentali nel percorso di guarigione della vittima è la riconquista del rispetto per se stessa, che passa inevitabilmente per la ritrovata capacità di mettere paletti, limiti, ed essere assolutamente assertiva e ferma rispetto alla tutela della propria dignità e identità. Va profondamente rivista la necessità di essere sempre presente con chi chiede aiuto, ma soprattutto va rivisto il modo con cui affrontare coloro che sono aggressivi, manipolatori, accusatori, irragionevole, o persino violenti.
 
Occorre fare una distinzione tra essere ingenui, ipersensibili, generosi da una parte, e mettere paletti salutari dall’altra. E questo a prescindere che si parli di genitori, compagni, figli, amici, parenti, colleghi di lavoro. In una relazione non si deve mai strisciare ai piedi di qualcuno. Non ci si dovrebbe mai sentire impauriti per le continue accuse e attacchi, né giustificarsi per ciò che si fa o si dice. In poche parole, non si dovrebbe mai camminare costantemente sulle uova, affannandosi per ottenere briciole di attenzioni, passando perennemente dalla tristezza e senso di colpa alla rabbia profonda.
 
Se la vittima è affabile, cordiale, buona di natura è una preda perfetta per un narcisista psicopatico. In questo caso per loro manipolare con il senso di colpa, l’aggressività e il vittimismo è come andare a prendere il caffè al mattino, è una cosa del tutto naturale e spontanea. Peraltro le persone sensibili tendono a sentirsi in colpa dopo essersi arrabbiate giustamente o dopo essersi semplicemente fatte valere per ciò che pensano. Questo rimorso viene sfruttato dai soggetti tossici per ribaltare la frittata, perché sono abilissimi nell'agire sul senso di colpa. Inoltre le persone buone e pacate non sanno stare nel conflitto anche se hanno ragione, e devono per forza fare pace passando per una riconciliazione a tutti i costi, ma questo da la possibilità al vampiro emotivo di avere sempre un potere assoluto nella relazione. Con questi individui malati, serve aumentare enormemente il rispetto per la propria dignità, introdurre paletti rigidi, ed essere assolutamente assertivi nel proprio modo di esprimersi per non venire divorati dalla manipolazione.

mercoledì 3 gennaio 2018

La schiavitù della felicità su cui si aggancia il narcisista



“…e vissero felici e contenti”. Queste sono le parole con cui si concludono tutte le favole, e gran parte dei film che hanno quasi sempre un finale che fa stare bene, dove il bene trionfa sul male, l’amore vince e l’eroe sconfigge il cattivo. Il lieto fine piace perché tutto ci dice che la vita dovrebbe andare così: tutta gioia, divertimento, serenità, soddisfazioni, appunto vivere per sempre felici e contanti.
 
La felicità viene considerata un diritto, la condizione naturale di tutti gli esseri umani. Tanto che se non si è felici e contenti, si ha qualcosa che non va. E proprio per questo tutti cercano di scartare, eliminare e fuggire dai sentimenti negativi, dalla tristezza, dal dolore, quando è del tutto evidente che è impossibile. La realtà è che queste idee mitizzate non sono altro che mere illusioni. La felicità è più che altro un’opportunità e una situazione occasionale e transitoria, di certo non è un diritto. L’illusione che la felicità sia un diritto e che tutti debbano vivere in questo stato diventa una schiavitù, e su questa illusione si fonda la manipolazione dei soggetti tossici che agganciano e ingabbiano le proprie vittime, inducendogli successivamente al love bombing una sofferenza tremenda.
 
Ma una persona può essere felice? Sempre felice? O quanto felice e in che modo? C’è qualcosa di tremendamente ironico nella felicità. L’ironia sta nel fatto che le persone non soltanto la ricercano, ma si sforzano anche di tenersela stretta, soprattutto per evitare ogni senso di infelicità. Purtroppo, questi sforzi di controllo possono diventare pesanti, pianificati, chiusi, rigidi, se non addirittura distruttivi e malati, tanto da minare alla radice la possibilità di essere felici. La felicità non è soltanto questione di sentirsi bene. Se così fosse, le persone che fanno uso di droghe sarebbero le più felici al mondo. In realtà, la ricerca dello stare bene può essere un’impresa molto infelice. Come nel caso dei rapporti tossici, dove ad un primo periodo idilliaco fa seguito un atroce incubo pieno di lacrime e sangue. E comunque dovrebbe essere insegnato ai bambini che la felicità prevede, ingloba, e non può prescindere dalla tristezza.
 
Voglio essere felice!”. Questa è la schiavitù della felicità. Bisogna pesantemente mettere in discussione tutte le certezze su come raggiungere la felicità. E se in realtà fossero proprio gli sforzi incessanti a impedire di ottenerla? Cos’è poi davvero la felicità? Quello che si pensa normalmente è l’idea di sentirsi bene, di provare piacere, gratificazioni, sensazioni e emozioni piacevoli. Ma c’è anche un altro significato del termine felicità, molto meno comune e diffuso, che è vivere una vita ricca, piena, significativa, ma soprattutto coerente con ciò che sentiamo e siamo nel profondo dell’anima. Non si tratta di sensazioni passeggere, ma di un forte radicamento, dignità, identità, e vitalità che sgorga da dentro. E proprio per questo ingloba e mette in conto anche sensazioni spiacevoli, come tristezza, paura, rabbia, cioè l’intera gamma dei sentimenti.
 
La vita e la felicità comprendono sempre anche il male, in quanto parte dello stesso ecosistema. Presto o tardi tutti avremo problemi, diventeremo fragili, vecchi, moriremo. Presto o tardi vivremo relazioni critiche e dovremo affrontare crisi, rotture, litigi, delusioni, tradimenti, abbandoni, insuccessi, frustrazioni. La buona notizia è che, anche se cerchiamo di evitare il dolore, si può imparare ad affrontarlo, a ridurne gli effetti, e persino a godere nel superarlo. I rapporti tossici ne sono l'emblema. L’essere umano può soffrire anche quando sostiene di essere innamorato. Ha un potenziale distruttivo che spesso trova la sua realizzazioni in relazioni malate. Può trovare piacere persino nel soffrire o nel fare soffrire. In più troppo spesso non si impara nulla dalle esperienze negative, ma dopo qualche tempo si passa semplicemente ad altro, senza una adeguata elaborazione del lutto. Così facendo però, si finisce per vivere alla continua ricerca di una felicità che magari non arriva, camminando continuamente sul bordo di tante esperienze mai davvero autentiche e profonde. E ci si può sentire estranei a se stessi, impegnati nell'estenuante ricerca di una felicità irraggiungibile, nel tentativo disparato e inutile di evitare un dolore ineludibile.

martedì 2 gennaio 2018

Comunque FINISCE MALE con i narcisisti


 
La regola è sempre e solo la stessa: comunque finisce male con i narcisisti. Ma è troppo facile e semplicistico vederli solo come mostri, anche se per molti aspetti è vero ed estremamente rassicurante. La maggior parte delle vittime oscilla costantemente tra il considerarli l’altra metà del cielo irraggiungibile, e dei mostri spaventosi a cui addossare tutte le colpe. A ben vedere non sono esattamente nessuna delle due cose. In realtà vivono in un loro mondo, che ha una prospettiva molto diversa da quella dalle persone normali. Per togliergli potere vanno destrutturati sia come essere meravigliosi, che come mostri. Per comprendere le dinamiche dei rapporti tossici, è importante anche provare a mettersi nei loro panni.
 
Sono soggetti tormentati, carichi di vergogna, e sensi di colpa inconsci, in continua battaglia con un tiranno interno cinico e sprezzante, che mina ogni tentativo di contattare la loro parte sofferente, debole, fragile, umana. Dietro la facciata arrogante e grandiosa si sentono spenti, depressi, vuoti, per questo sono in perpetuo movimento in una sorta di demoniaca ricerca di una pace che gli sfugge perennemente. Non vengono mai a patti col paradiso perduto, con l’invecchiamento, con il trascorrere del tempo, con i limiti, le frustrazioni, gli insuccessi. Fanno una fatica atroce a provare veri sentimenti, e anche quando ci riescono non sanno spiegare cosa provano. Possono parlare di passioni, successi, ideali, momenti di estasi o periodi magici, ma non hanno emozioni sfumate, le tinte di grigio sono escluse, e non riescono a parlare in modo autentico di ciò che provano. A parte la rabbia e l'invidia.

La regola di base ormai è sempre quella: poi finisce male, e possono essere davvero terrificanti per chi vive con loro, perché prima di tutto lo sono per loro stessi. Come animali affinano e potenziano il loro istinto predatorio e reagiscono per proteggersi con attacco, fuga o congelamento in ogni relazione. Si chiudono in un bozzolo di certezze e convinzioni per non sentirsi una nullità, per sfuggire ad un assordante vuoto interiore, ad una incurabile incapacità di amare. Possono anche scappare e uscire di scena per evitare lo sputtanamento o per prevenire lo svelamento del loro bluff totale.

Alcuni sono vincenti, ma tanti altri non lo sono affatto perché hanno scarse qualità, e il fallimento è dietro l’angolo. Anche quelli che raggiungono posizioni di prestigio, prima o poi, scendono dal ranking e inizia la stagione nera della vita. Di sicuro, narcisismo e successo non sono sinonimi. E comunque il successo e la fama gratificano, ma non placano l’irrequietudine che prima o poi esce come lava da un vulcano. Poi c'è il vero dramma umano di quelli che, nonostante la grandiosità, finiscono prima di iniziare perché assolutamente privi di vere qualità. Hanno solo fantasie di grandezza che si spengono sul nascere, alle prime frizioni e segnali di sconfitta.
 
È la vita di coppia e familiare però dove si compie il vero disastro. Ritengo che al massimo, nella migliore delle ipotesi, chi soffre di disturbo narcisistico non grave, possa anche essere un buon genitore, cioè amare un figlio in modo tenero e intelligente, senza prepararlo per diventare il nuovo erede della casa reale, o il numero uno in tutto. Ma per quanto riguarda il resto, specie in ambito sentimentale, prima o poi finisce male, eccetto rarissime eccezioni che confermano la regola. È quasi sempre definitivamente compromessa la capacità di stabilire e mantenere relazioni intime con affetto, slancio, reciprocità, empatia, e possibilmente in cui si è fedeli.