martedì 2 gennaio 2018

Comunque FINISCE MALE con i narcisisti


 
La regola è sempre e solo la stessa: comunque finisce male con i narcisisti. Ma è troppo facile e semplicistico vederli solo come mostri, anche se per molti aspetti è vero ed estremamente rassicurante. La maggior parte delle vittime oscilla costantemente tra il considerarli l’altra metà del cielo irraggiungibile, e dei mostri spaventosi a cui addossare tutte le colpe. A ben vedere non sono esattamente nessuna delle due cose. In realtà vivono in un loro mondo, che ha una prospettiva molto diversa da quella dalle persone normali. Per togliergli potere vanno destrutturati sia come essere meravigliosi, che come mostri. Per comprendere le dinamiche dei rapporti tossici, è importante anche provare a mettersi nei loro panni.
 
Sono soggetti tormentati, carichi di vergogna, e sensi di colpa inconsci, in continua battaglia con un tiranno interno cinico e sprezzante, che mina ogni tentativo di contattare la loro parte sofferente, debole, fragile, umana. Dietro la facciata arrogante e grandiosa si sentono spenti, depressi, vuoti, per questo sono in perpetuo movimento in una sorta di demoniaca ricerca di una pace che gli sfugge perennemente. Non vengono mai a patti col paradiso perduto, con l’invecchiamento, con il trascorrere del tempo, con i limiti, le frustrazioni, gli insuccessi. Fanno una fatica atroce a provare veri sentimenti, e anche quando ci riescono non sanno spiegare cosa provano. Possono parlare di passioni, successi, ideali, momenti di estasi o periodi magici, ma non hanno emozioni sfumate, le tinte di grigio sono escluse, e non riescono a parlare in modo autentico di ciò che provano. A parte la rabbia e l'invidia.

La regola di base ormai è sempre quella: poi finisce male, e possono essere davvero terrificanti per chi vive con loro, perché prima di tutto lo sono per loro stessi. Come animali affinano e potenziano il loro istinto predatorio e reagiscono per proteggersi con attacco, fuga o congelamento in ogni relazione. Si chiudono in un bozzolo di certezze e convinzioni per non sentirsi una nullità, per sfuggire ad un assordante vuoto interiore, ad una incurabile incapacità di amare. Possono anche scappare e uscire di scena per evitare lo sputtanamento o per prevenire lo svelamento del loro bluff totale.

Alcuni sono vincenti, ma tanti altri non lo sono affatto perché hanno scarse qualità, e il fallimento è dietro l’angolo. Anche quelli che raggiungono posizioni di prestigio, prima o poi, scendono dal ranking e inizia la stagione nera della vita. Di sicuro, narcisismo e successo non sono sinonimi. E comunque il successo e la fama gratificano, ma non placano l’irrequietudine che prima o poi esce come lava da un vulcano. Poi c'è il vero dramma umano di quelli che, nonostante la grandiosità, finiscono prima di iniziare perché assolutamente privi di vere qualità. Hanno solo fantasie di grandezza che si spengono sul nascere, alle prime frizioni e segnali di sconfitta.
 
È la vita di coppia e familiare però dove si compie il vero disastro. Ritengo che al massimo, nella migliore delle ipotesi, chi soffre di disturbo narcisistico non grave, possa anche essere un buon genitore, cioè amare un figlio in modo tenero e intelligente, senza prepararlo per diventare il nuovo erede della casa reale, o il numero uno in tutto. Ma per quanto riguarda il resto, specie in ambito sentimentale, prima o poi finisce male, eccetto rarissime eccezioni che confermano la regola. È quasi sempre definitivamente compromessa la capacità di stabilire e mantenere relazioni intime con affetto, slancio, reciprocità, empatia, e possibilmente in cui si è fedeli.

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