È vero sono dei mostri, predatori
senza anima, esseri diversi con sembianze umane. È vero che la vittima non ha
nessuna colpa particolare, nessun difetto che giustifichi l’abuso e la
sofferenza che subisce nell’ambito di un rapporto tossico. È anche vero però, che
limitarsi a questo per spiegare la complessità dei rapporti
tossici con soggetti narcisisti, borderline, psicopatici e estremamente
semplicistico e riduttivo. C’è tanto altro da comprendere e da metabolizzare
per riuscire a guarire, per trasformare questa tragica esperienza in una
magnifica occasione di evoluzione personale. E in gran parte ha a che fare col vissuto,
le ferite non elaborate, la maturità emotiva.
In un mondo ideale la famiglia è
il luogo di crescita perfetto nell’amore e nell’accettazione totale, i partner
sono persone amorevoli con cui condividere la vita insieme valorizzando le
rispettive diversità in modo amorevole e reciproco, e il
contesto sociale è il bosco incantato delle favole. La realtà vuole che ciò non sia sempre vero, o lo sia solo in parte. E comunque, nella vita di
tutti i giorni ci troviamo di fronte ad una serie infinita di problemi
relazionali, anche in quei contesti in cui tutti ci hanno insegnato dovrebbero
essere meravigliosi e positivi.
Però è giunto il momento di prendere
il vostro specchio preferito, di guardarvi nel momento migliore della giornata,
e di domandarvi: “perché io amo una persona distante, fredda, spesso aggressiva
e rabbiosa?”. La cosa più assurda è ascoltare la descrizione di un vero
narcisista da chi gli vive accanto, e ascoltare tutte le nefandezze che lo
riguardano. Sembra di assistere a un film in cui il protagonista tortura e
induce alla morte psicologica, e magari fisica, le persone che ha vicino per il
gusto di farlo. Sulla base di questo si può facilmente formulare l’equazione
narcisista psicopatico uguale mostro e addossare a lui tutte le colpe. Ma il
vero mistero è perché la vittima continua ad amare un soggetto del genere e non
se va, per proteggersi, per cercare di stare meglio o quantomeno ridurre il dolore quotidiano.
La realtà dei rapporti tossici è
molto più complessa rispetto a ciò che appare da una prima osservazione. Il
bene e il male non possono mai essere separati. Il bene definisce il male, così come la malattia definisce la salute. La gazzella serve al leone ed è
parte del suo ecosistema, ma anche la gazzella ha bisogno del leone in quanto parte
del suo ecosistema. Dio (per chi ci crede) non è mai solo buono, ma incorpora anche il male. Il tutto è sempre composto da luce e ombra, amore e odio, bontà e rabbia, e
questo è imprescindibile perché senza l’uno non ci sarebbe l’altro. I rapporti
tossici sono un incontro di due parti, che danno vita ad un incastro malsano.
Rassicura e giustifica per tante cose vedere il bene solo da una parte e il male
solo dall’altra, ma la realtà è alquanto più articolata, sfaccettata e profonda.
La vita adulta è fatta di tante aspetti, spesso
contraddittori o contrari, da tenere insieme contemporaneamente. La vera differenza la fa come tutti questi aspetti vengono
fatti vivere dentro di noi in modo adulto ed equilibrato.
Spesso abbiamo scarsissimo controllo dei nostri stati emotivi, e delle nostre
emozioni complesse, di conseguenza abbiamo scarso controllo della nostra vita.
Un basso stato di coscienza e consapevolezza è il presupposto principale per cadere
e rimanere invischiati in rapporti tossici, senza cambiare mai. Pensare di uscire
da un rapporto tossico senza modificare lo stato mentale e di coscienza è come
tuffarsi in acqua pensando di non bagnarsi. In questo senso vittima e carnefice
sono soggetti, prevalentemente guidati da istinti, che fanno parte dello stesso sistema e si
sostengono a vicenda. Vivono nel qui e ora, in preda a dinamiche del tutto
fuori controllo perché basate sull’istinto. Un leone non uccide una gazzella
perché è arrabbiato con lei, ma perché ha fame ed è la sua natura farlo. Allo stesso modo un narcisista
psicopatico abusa e manipola le proprie vittime perché è la sua unica natura,
altro non sa e non può fare. Per cui ci si può solo difendere e scappare.
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