sabato 30 settembre 2017

NON TUTTI i narcisisti psicopatici ci agganciano



Prima fondamentale considerazione è che chiunque può essere vittima di un narcisista psicopatico, le teorie che si fondano sul fatto che alcuni vogliano vivere da vittime, facciano di tutto per esserlo, lasciano il tempo che trovano. Al massimo possiamo parlare di attitudine personale ad essere vittimizzati e di predisposizione per il proprio vissuto ad essere manipolati. Seconda puntualizzazione sacrosanta, è che ogni vittima è “innocente” rispetto al processo di vittimizzazione, perché dire il contrario vuol dire aggiungere, in modo sottile, un senso di colpa dannosissimo. Nessuna persona al mondo, per quanti difetti possa avere, merita di subire una violenza psicologica.
 
Detto questo, non tutti i soggetti tossici che ci passano accanto riescono ad agganciarci e ad esercitare potere su di noi. Di alcuni che incrociamo non ce ne rendiamo neppure conto, altri li riusciamo a liquidare nel giro di brevissimo tempo. Il perché è difficile da spiegare, a volte la risposta è complessa e del tutto fuori dal nostro controllo. Le persone patologiche non con tutti hanno lo stesso potere, e possono averne in modo diverso anche in funzione della fase di vita in cui ci si trova. Possono intrappolare alcuni e altri no, oppure possono farlo in un determinato momento e in un altro no, e questo dipende da un’infinita serie di variabili.
 
Esistono però soggetti tossici che, per motivi consci o inconsci, ci agganciano e non riusciamo a lasciarli finché non ci distruggono e ci fanno in mille pezzi. Questo vale anche per persone intelligenti, equilibrate e piene di qualità. Anzi, a volte proprio per questo cercare di dare un senso al modo in cui il vampiro si comporta che ci può mandare fuori di testa. Come un rebus di cui non si trova la soluzione. Ci sono individui malsani a cui diamo un'importanza enorme, in modo assurdo e inspiegabile senza che alla base ci siano motivazioni razionali e comprensibili. Finiamo per pendere dalle loro labbra, dal loro giudizio. Basta una parola negativa e tutti i complimenti ricevuti fino a quel momento non hanno più valore. Hanno il potere di annientarci o innalzarci con una sola parola. Si entra in competizione con noi stessi per avere un loro parere positivo. Sono relazioni che non riusciamo a gestire, razionalmente anche si capiamo che ci fanno male, e non ce ne liberiamo perché nascono dalle stesse dinamiche mentali di un tossicodipendente. Tutto diventa difficile, complicato, lontanissimo da un qualcosa che si possa chiamare amore.
 
Ciò che è fondamentale per qualcuno può essere poca cosa per un altro. Ciò che avvelena qualcuno può essere una medicina per un altro. Ognuno a suo modo, ed in base alle sue caratteristiche, da potere alle persone con cui si relaziona. Spesso dietro a tutto questo la consapevolezza è molto limitata. Importante sarebbe evitare di creare legami che siano veri e propri teatri di crudeltà e sofferenza intervallati da sporadici momenti di estasi. Nessuno deve arrivare mai a pensare di non merita amore, per cui non vale neppure la pena continuare a cercarlo. Oppure di meritare di soffrire per i proprio difetti interiorizzati. E comunque per prima cosa è utile allontanarsi dal male, dalla cattiveria, dalla persistente aggressività, dalle umiliazioni e mortificazioni. Se non ci riusciamo da soli dobbiamo avere l'intelligenza e l'umiltà di chiedere aiuto a coloro che davvero ci vogliono bene o a professionisti.

venerdì 29 settembre 2017

Il narcisista psicopatico usa il SESSO come potere


Il narcisista psicopatico usa il sesso come forma di potere e controllo. Seduce, conquista, crea un trance sessuale che rafforza enormemente il vincolo traumatico. Si mostra (maschio o femmina) tecnicamente prestante, disposto a soddisfare tutti i sogni erotici della vittima. In realtà, a ben vedere, ha sempre qualche criticità nel modo, nei tempi, nella intensità, ma questo lo si capisce solo dopo. Perché per questi soggetti tossici il sesso è molto meccanico, razionale, tecnico e non intimo. Non ne godono mai in profondità, e lo usano appunto come forma di affermazione sul partner. Per questo alzano l'asticella delle richieste, sono pretenziosi, vogliono abbattere i limiti del partner. 
 
In questo contesto il sesso diventa un modo per dominare l’altro. Lo usano per manipolare non come dono, perde il senso di relazione e di piacere. In più una cosa importante è che più sofferenza c’è nel rapporto e più il sesso diventa morboso, incandescente, desiderabile perché serve a scaricare tutte le tensioni. Per la vittima intrappolata nel rapporto tossico, il corpo del partner diventa una divinità dalla carica erotica insuperabile. Scatta un desiderio sessuale mai provato prima. Oppure col tempo, dopo tante frustrazioni, spegne ogni tipo di desiderio anche perché l'autostima viene ridotta in pezzi.
 
Il sesso ha anche una funzione ansiolitica e antidepressiva. In pratica la sessualità diventa una droga, un narcotico, ma lo diventa tanto più quanto più la relazione è dominata da tensioni distruttive di tipo narcisistico. Ha un effetto drogante e tossico. La preda viene resa sesso-dipendente, e il prezzo della "dose" sale sempre di più. Fino alla schiavitù. Infatti non si tratta solo di sesso, ma di un attaccamento amoroso disturbato nel quale tutto diventa una prova di forza, un modo per abusare e scaricare aggressività in modo malsano.
 
A volte i vampiri emotivi vogliono imporre una relazione platonica, senza più sesso. Cioè pretendono una base sicura e affetto, senza però più contatto fisico. Si annoiano, non gli interessa più con quella persona, perché con loro la relazione intima non esiste in realtà. Nel medio e lungo periodo lo scarso coinvolgimento sessuale è quasi la regola, ma deriva da problematiche che non hanno nulla a che fare con la vittima. Talvolta l’imposizione dell’astinenza sessuale parziale o totale viene motivata da una perenne condizione di stress e frustrazione personale di tipo pseudo depressivo o lavorativo, per cui si impone al partner di rimanere legato, ma castrato nella sessualità. Può persino arrivare a colpevolizzare l’altro che lo desidera, perché come sempre vuole risultare la vittima delle sue vittime.

giovedì 28 settembre 2017

VIOLA L’ANIMA delle sue vittime il narcisista psicopatico


Può risultare inquietante l’utilizzo del termine violazione dell’anima. Tuttavia, è il modo migliore per descrivere e sintetizzare il processo di violenza psicologica che hanno subito molte vittime di un narcisista psicopatico in una relazione di coppia. Le due principali caratteristiche della violazione dell’anima sono:
 
1) La sua grande capacità di sedurre in modo estremamente efficace la sua vittima, grazie alla sua straordinaria capacità di recitare, fingere, mentire e soprattutto manipolare.
2) La sua capacità di tradire e maltrattare la vittima senza il ben che minimo freno morale e riconoscenza, nonché la sua assoluta incapacità di provare empatia e senza di colpa per il dolore che provoca.
 
La morale fredda, utilitaristica, parassitaria, calcolatrice di questi soggetti concentra tutta la sua forza distruttiva in una relazione di coppia, ed in particolare nella formidabile capacità di spezzare il cuore al partner. Sapendo che essere è, si capisce come non può fare altro che violare l’anima dell’altro quando entra in una relazione di coppia. In particolare, l’effetto è devastante per il sistema psichico di chiunque, perché si concatenano due forze contrastanti: seduzione e tradimento.
 
Il narcisista psicopatico induce a far credere alla vittima false promesse, un sogno di vita ideale per l’incontro dell’anima gemella in grado di lenire ogni vecchia ferita. Studia tutte le necessità e le debolezze del partner per poi porsi come la panacea di tutti i mali. Ecco quindi, il bombardamento amoroso e il trance sessuale, condito da una potente manipolazione. Tutto questo porta alla creazione di un fortissimo vincolo traumatico che farà enormemente soffrire la povera vittima nel momento dello svelamento e dello scarto. Il trauma è enorme, il dolore fortissimo anche perché la vittima si sente appunto violati nella propria parte di credenze e valori più intimi e profondi. Rendersi conto che tutto era artefatto e prodotto dalla capacità camaleontica del narcisista psicopatico ha un effetto dirompente sul sistema psichico di chi subisce un simile inganno. Il soggetto tossico è un predatore infallibile come un camaleonte che può persino arrivare a nutrirsi dei propri cuccioli, non ha scrupoli e anima, non si ferma davanti a nulla pur di sopravvivere e raggiungere i propri scopi.

mercoledì 27 settembre 2017

Colpiscono le DIFFERENTI DESCRIZIONI dei narcisisti

Una cosa che mi colpisce sempre molto sono le differenti descrizioni che vengono fatte dei narcisisti. La differenza che c’è nel diverso punto di vista sulla stessa persona. C’è chi li descrive come divinità e chi li addita come mostri. Divinità perché affascinanti, carismatici, sensuali, di successo, splendenti, forti, sicuri, intelligenti, determinati. Mostri perché freddi, cinici, aggressivi, poco empatici, sprezzanti, svalutanti, falsi, bugiardi, traditori, approfittatori, cattivi, e in caso anche violenti.
 
Ma questo non è strano. Sono la stessa persona con due facce, due personalità che convivono. Sembra a volte che non si parli della stessa persona e per capire si devono fare indagini e seguirli per vederli in tutti i contesti in cui vivono. In realtà si tratta della stessa persona vista da punti di vista diversi e contesti diversi. Spesso c’è l’arroganza, il disprezzo, l’aggressività, ma c’è anche il carisma, lo charme, il fascino, la seduzione. Non sempre però. Dipende. Alcuni hanno la parte positiva, altri no, cioè non hanno tante qualità positive e rimangono solo quelle negative altamente irritanti.
 
L’aspetto centrale è la doppia anima di questi soggetti. Finché combattono, competono, sfidano e possibilmente vincono, o perdono e accusano gli altri di avere barato, truffato, ingannato, si sentono attivo, hanno energia. Appena si rompe il meccanismo della competizione, stop, fine, si spegne il motore. Inizia la passività, l’era della stasi e della crisi. Profondano nel vuoto esistenziale, il suono monotono e sordo di una bacchetta d’acciaio che batte un tubo di legno è l’unica colonna sonora concessa.
 
Per chi vive accanto ai narcisisti non ci sono soluzioni precostituite se non il contatto zero. L’impatto di queste personalità è variabile a seconda della persona con cui interagiscono. È fondamentale non farsi assorbire in un teatro in cui convivono il tiranno, lo schiavo, il ribelle, la principessa, la vittima, il fantasma che sparisce. Tutte maschere con cui mette in scena la sua tragedia giorno dopo giorno dopo giorno.

martedì 26 settembre 2017

IL SENSO DI VUOTO del narcisista


Il senso di vuoto pervade la vita di ogni narcisista. Insieme alla rabbia è il modo di vivere con cui passano la maggior parte del tempo nella loro esistenza. Un guscio vuoto che protegge. Una torre d’avorio, un bozzolo. La logica che c’è alla base è: "se tutto è spento, lontano, poco importante, distante, insignificante, nulla mi ferisce, niente può farmi soffrire". Nulla lo tocca più nel profondo, ha reciso ogni contatto con la sua parte più intima. Aldilà delle apparenze, le relazioni vengono tenute sempre a distanza di sicurezza perché possono essere pericolose. Un mondo senza memoria del passato, privo di progetti futuri, separato da una vetro protettivo. Quella forma di assenza di vera vita interiore, intervallata delle brevi e frequenti idealizzazioni per qualcosa o qualcuno. Noia, torpore, niente idee, nessuna minaccia, assenza di frustrazioni. Solo il sentire l’eco della vita che scorre altrove. Un brivido gelido di chi si sente morto dentro pur essendo in teoria vivo.
 
Per non sentire il profondo vuoto emotivo, si protegge con mille armature e sistemi difensivi. In particolare l’invidia e l’odio per il partner. Lo vuole dominare da un lato e distruggere dall’altro dopo essersi appropriato delle sue qualità. Il trionfo messo in atto con lo scarto e dell’abbandono è necessario per sentirsi vivo. Per farlo sovverte la realtà e prova sempre a far mettere gli altri nel suo punto di vista. I narcisisti si creano una falsa e distorta realtà personale che devono mantenere a tutti i costi per non andare in frantumi. Per questo la colpa è sempre degli altri. Non si coinvolgono per non dover ammettere la loro fragilità e la paura della dipendenza. Cercano di proiettare sul partner le loro parti patologiche per poi attaccarle. Usano l’altro come regolatore degli stati d’animo intollerabili di sé e si identificano con l’aggressore della loro infanzia. Come se dicessero a se stessi non sarò più in posizione di inferiorità e dipendenza, non soffrirò più come da bambino. Ma alla fine il senso di vuoto resta, non li abbandona mai anche se provano a scappare, e finiscono come il criceto nella ruota.

lunedì 25 settembre 2017

I narcisisti psicopatici forniscono INDIZI su ciò che fanno di male


Amano talmente tanto prendersi gioco degli altri e manipolarli che non riescono a fare a meno di lasciare indizi su ciò che fanno. Amano farlo, si divertono, lo trovano stimolante e adrenalinico. Vogliono dimostrare a se stessi di poterla fare franca, di poter fare ciò che vogliono senza essere scoperti, giocando a guardia e ladri. Si sentono furbi, allora come serial killer dell’amore, disseminano la scena del crimine di indizi e tracce per essere stanati dal loro partner, e lo fanno in diversi modi:
 
1) Proiettano sulla vittima le loro malefatte, i loro peggiori sentimenti ed intenzioni. “Mi tradisci, sei falso, egoista”. “Ti fai sempre gli affari tuoi e non ci sei mai”. Si prodigano in assurde discussioni in cui accusano l’altro di essere tutto ciò che loro sono. E il bello è che alla fine ci credono pure, si convincono che sia davvero la vittima ad avere comportamenti malsani.
 
2) Parlano di altri per parlare di se stessi. Raccontano ciò che fanno di male amici, colleghi, parenti conoscenti, prendendone ampiamente le distanze, e giudicandoli severamente. In realtà parlano di se stessi in terza persona. Così si sfogano, raggirano la vittima, e passano persino per paladini dei veri valori. È il caso di racconti dettagliati su tradimenti, esperienze sessuali promisque, abusi di alcol e droghe, furti, frodi ed altre situazioni del genere. Sono sempre gli altri i cattivi, loro sempre i buoni che accusano e si indignano.
 
3) Dicono direttamente la verità ma sotto forma di scherzo: “tu vedi cose che non esistono, adesso cosa pensi che abbia tre amanti?”, “adesso mi scopo tutti le mogli dei mie amici, ci pensi…”. Oppure usano il vittimismo: “sono sbagliata, fatta male, rovino tutto, non dovresti stare con me, faccio solo del male”, “non riesco ad amare nessuno, scappa”, “sono davvero cattivo, meglio se mi stai lontana anche tu”.
 
4) Compiono gesti eclatanti o utilizzano grandi frasi ad effetto a cui le vittime credono: “sarai sempre la cosa più importante per me, senza di te non posso vivere”. Oppure si vantano di presunte qualità che invece non hanno: “sai benissimo che non riesco a mentire, non ne sono proprio capace”. O ancora, promettono e giurano esattamente l’opposto della verità del tipo "non ti lascerò mai e non ti ho mai tradito". Più sentono l’obbligo di confermare ripetutamente certi aspetti centrali, che dovrebbero essere alla base di ogni rapporto, e più è evidente l’obiettivo di falsare la realtà. Le virtù si dimostrano con i fatti e non con le parole.

sabato 23 settembre 2017

Il ritorno SEMPRE INADEGUATO del narcisista


 
Sono come avvoltoi su prede in difficoltà. Ritornano sempre, ma lo fanno sempre in modo inadeguato.  La loro logica è quella di fare è “un altro giro di giostra” per abusare, manipolare, misurare nuovamente il loro potere. Non sarebbero veri narcisisti patologici se permettesse alle loro vittime di tagliare facilmente la relazione. Rompere una relazione affettiva è un segno di potere, ma farlo producendo il massimo danno possibile al partner è un segnale inequivocabile che siamo di fronte ad un soggetto altamente tossico. Però questo non basta, questi individui non si rassegnano a perdere ciò che pensano sia loro, non possono permetterselo. Così tornano anche se ne hanno fatte di tutti i colori, anche se hanno lasciato la vittima come un cane in autostrada, nel modo più cruento e crudele possibile.
 
Dopo un certo tempo tornano a provare ad agganciare nuovamente l'ex per ripetere il ciclo. Tornano anche banalmente per vedere come se la passa la vittima, e godere se è ancora messa male. Usano tutti i metodi e mezzi per riprendere un contatto e riallacciare. La maggior parte delle volte è un ritorno del tutto inadeguato al dolore provocato, ma la vittima ha così tanta voglia di credere alle favola che ci può ricadere. La loro specialità è fare finta di nulla, comportandosi come se nulla di davvero grave fosse successo. Un messaggio, un sorriso seducente, una domanda ammiccante, uno sguardo di complicità che dovrebbe indurre a credere che sono cambiati e che hanno imparato la lezione. Ovviamente il loro obiettivo è assolutamente diverso e non sono affatto cambiati.
 
Nessun chiarimento onesto, chiaro, espresso con un discorso che abbia un senso e una logica. Solo alcune frasi ad effetto, slogan, recite. Nessuna scusa davvero sentita, ma soprattutto nessun gesto concreto e durevole per riparare al male che hanno provocato. Il ritorno la maggior parte delle volte è a basso volume, ad impegno minimo perché vuol far leva sull’ingenuità della vittima e sul potere conservato nel tempo. Sono vagabondi, superficiali, furbi ma non intelligenti, non sanno neppure cosa dire e come comportarsi senza manipolare. In più non sono disposti ad abbassare troppo la testa perché lo vivono come un’umiliazione. Tra l'altro non concepiscono neanche che la vittima possa essere arrabbiata con loro e porti rancore. Altre volte giocano la carta del vittimismo, delle lacrime di coccodrillo, dietro le quali si cela solo l’ennesima manipolazione.
 
La cosa migliore da fare è tacere e osservare i fatti. Tacere ed aspettare senza cadere alle false illusioni, all'idea irrealistica che da soli possano essere cambiati. Se si aspetta con calma una ritorno che abbia un senso, sincero, coerente, maturo, emotivamente comprensibile, privo di seduzione e manipolazione, si rimarrà con un pugno di mosche in mano. E allora il ritorno, quello vero, quello "giusto" per poter continuare un viaggio insieme non ci sarà mai, salvo miracoli.

venerdì 22 settembre 2017

Il cercare di piacersi come antidoto ai rapporti tossici


 
Non cercate di essere buoni, siate integri” (C.G.Jung)
 
Un buon terapeuta aiuta semplicemente i suoi pazienti a svegliarsi dall’illusione di essere l’immagine che hanno di se stessi”. (Dick Olney, psicoanalista)
 
Se la prima volta non ci riesci, ridefinisci il significato di riuscire”.

Il male esiste come esiste il bene, e non si possono separare. In un rapporto tossico si sperimenta l’incapacità di scindere il bene dal male, di controllare la follia, di vivere nella contraddizione costante e continua. Vorremmo eliminare dal mondo e da noi stessi il demonio che ci fa soffrire, vorremmo essere sempre uniti e coerenti, ma ciò è quasi impossibile, o comunque estremamente difficile. Per raggiungere uno stato più elevato va accettato, compreso, e affrontato il diabolico. Niente è estraneo a noi. Non esiste l’idea da una parte tutto il bene, dall’altro tutto il male.
 
Capire, accettare, affrontare la parte demoniaca non vuol dire condividerla, vuol dire semplicemente che possiamo decidere, scegliere, assumerci le nostre responsabilità, sapendo che la parte in ombra esiste e non si può eliminare. Quando un bambino muore appena nato, o dopo violenze e abusi gravi, come si può spiegare e capire questo? Bisogna necessariamente concepire il male come comprensivo del bene, come Dio ha dentro di sé il male proprio per essere Dio.
 
In psicanalisi si parla di conflitti interni per parlare di parti che ti fanno soffrire, che non si gestiscono, che ti impediscono di stare bene pur potendolo fare. Il conflitto ti riporta nella contraddizione, che è l’unica forma per conoscersi e capirsi. I problemi sono una risorsa, così come il dolore è una fonte di ricchezza. Il caos è la dimensione che fornisce più energia creativa e consente di avvicinarsi alla dimensione divina di pace interiore.
 
Se incontri una persona sbagliata l’unica cosa che puoi fare è accettare, tollerare, che questa esperienza folle ti porterà altrove. Lì nascosti si possono trovare enormi cambiamenti, così come puoi rimanere in una prigione di abitudini e finte sicurezze. L’incontro con se stessi è una esperienza meravigliosa e dolorosa. Non farlo significa anche continuare a proiettare fuori di noi tutte le ombre che ci appartengono. Stare dentro, attraversa la contraddizione è l’unica via. Separare bene e male è impossibile perché sono la nostra natura. Serve solo aumentare lo stato di coscienza e di consapevolezza.

giovedì 21 settembre 2017

La vittima deve farsi una vera identità



Probabilmente la cosa più importante è sapere chi si è, cioè riuscire a ricavare dal contesto familiare e sociale una vera identità a se stessi. Nessuno di noi nasce senza bagagli, di questo ne dobbiamo essere consapevoli. C’è una realtà che ci precede, un mondo che ci precede nel quale noi entriamo e cresciamo con il compito principale di costruirci un’identità. Alle spalle abbiamo dei bagagli che ereditiamo, ma se questo ci precede, mano a mano che noi cresciamo e cominciamo a porci delle domande, dobbiamo confrontarci con una soggettività che sa assumere, capire e quindi scegliere. Fare una scelta significa arrivare a dei si e a dei no. Qui c’è il cammino difficile della costruzione della propria identità.
 
Semplificando, l’essere umano viene al mondo immerso in un certo tessuto sociale e con una base genetica sulla quale però tanto può essere ancora scritto e modificato. Non possiede un vero e proprio “Io” o una personalità del tutto formata, ma ha una sorta di talento innato che può trasformarsi e cambiare in una cosa oppure in un’altra.
 
Se non si arriva alla propria identità è come se non si fosse autorizzati a vivere. E purtroppo tutte le vittime sanno quante volte succede questo, e per quante la non formazione di un’identità le fa dipendere da soggetti tossici, rimanendo ingabbiate in rapporti che fanno solo soffrire, che le rende succubi da qualcuno che le ipnotizza, rispetto al quale non sono assolutamente capaci liberarsi. La vittima non ha colpe, ma l'incontro col narcisista psicopatico è un'ottima occasione, perché dopo aver capito chi si ha di fronte si deve essere capaci di dire dei no e di fare delle scelte, che equivale al formarsi un'identità più vera e solida.

mercoledì 20 settembre 2017

I narcisisti NON CAMBIAMO perché non soffrono a sufficienza



Difficile che un narcisista cambi perché non sente, non capisce, non è consapevole del male che fa a se stesso e agli altri. Anzi pensa di essere speciale, unico, fuori dal comune. Il problema sta tutto qui: non soffre per il suo disturbo. Chi è afflitto da attacchi di panico soffre tremendamente, chi è depresso rimane vittima di un dolore paralizzante per cui è più facile intraprenda un percorso di cambiamento e chieda aiuto. Il narcisista non cambia perché sta bene come sta, perché non prova sofferenza per la sua patologia in quanto non percepisce la sua distorsione mentale. Anzi riversa tutti i suoi problemi sugli altri pensando di essere un essere divino, speciale, dotato di qualità molto al di sopra della media, e questo anche perché ottiene troppo spesso le gratificazioni che gli servono sfruttando gli altri.
 
Ha sbalzi di umore e periodo cupi che però non sono vere e proprie depressioni come quelle che attraversano le persone normali. Solo perlopiù fasi di crisi collegate semplicemente al fatto di non ottenere più i risultati che si attende, o che pensa di meritare, oppure perché si annoia di quello che già ha ed ormai più nulla lo fa eccitare e sentire vivo. Se va in terapia il più delle volte lo fa per manipolare il terapeuta, per tentare di estorcergli altre conoscenze e informazioni utili al fine di manipolare meglio il prossimo, oppure perché attraversa un periodo di scompenso in seguito ad una grossa frustrazione o ad un fallimento.
 
Le probabilità che davvero voglia cambiare emotivamente sono molto basse, e comunque sempre legate ad aspetti oggettivi quali soldi, lavoro, promozioni, conquiste, standard fisici. Non cambia perché non contatta i suoi vissuti depressivi totalmente sepolti sotto il sé grandioso e le maschere. Non cambia perché non soffre a sufficienza in quanto ottiene troppo spesso ciò che vuole. Non cambia perché non ha davvero obiettivi concreti da raggiungere nel medio lungo termine a parte l’implacabile desiderio di fama, gloria, potere. Forse l’unica speranza consiste nel provare a lasciarlo totalmente solo, senza la ben che minima gratificazione narcisistica che li sostenga, a quel punto potrebbe cadere nel baratro e decidere di cambiare.
 
In caso però solo un esperto professionista può aiutarlo ed è in grado di creare un confronto empatico senza cadere nei tranelli della manipolazione, per prendersi cura del lato ferito e arrabbiato di questi soggetti. I narcisisti possono andare in terapia con riluttanza e diffidenza perché hanno perso la compagno o il compagno, dei soldi, perché in seguito a numerose lamentele dei colleghi sono stati declassati, perché magari sono coinvolti in un contenzioso legale, hanno problemi sessuali, non trovano più passatempi stimolanti. Raramente perché dicono di sentirsi soli, depressi, ansiosi. La vittima non deve mai però cadere nel tranello di pensare di poterli aiutare, il rischio è troppo elevato. Spesso neppure esperti terapeuti riescono nell'impresa.

martedì 19 settembre 2017

Il mondo interno del narcisista tra rabbia e senso di vuoto


Il narcisista, in modo particolare nelle relazioni sentimentali, è freddo, distante, sprezzante, irritabile, grandioso, arrogante, mostra scarsa o nulla empatia. Oppure si pone come vittima. In alcuni casi, ma non sempre, è anche crudele e in questo caso lo possiamo chiamare psicopatico o narcisista maligno. Però i narcisisti oscillano tra diversi stati della mente, tra questi i principali sono due. Rabbia e senso di vuoto.
 
La rabbia è uno stato di costante irritabilità, di una difficoltà a regolare l’umore, il tentativo di realizzare qualcosa o di meritare qualcosa che però non si riesce a raggiungere se non sporadicamente perché qualcuno o qualcosa mette sempre i bastoni tra le ruote. È una rabbia primitiva, profonda, insanabile. È sempre presente per cui può in ogni momento esplodere, anche se spesso viene tenuta congelata dalle maschere.
 
Il senso di vuoto, l’apatia, la sensazione che la vita senza una sfida o una competizione non abbia senso, che i tempi migliori siano già passati o che ancora la salvezza e il trionfo debbano arrivare. Una sostanziale cronica insoddisfazione per ciò che si ha, unita ad una radicata incapacità di godersi davvero la vita in modo durevole e profondo. Non producono energia vitale in modo autonomo, devono sempre e comunque ottenere l’approvazione dagli altri, le gratificazioni dall’esterno, o devono provare il loro valore tramite potere e controllo.
 
Solo dopo questi due sentimenti, troviamo la grandiosità e la paura di essere scoperti e quindi di sperimentare (o meglio ri-sperimentare) umiliazione e vergogna. Il senso di superiorità è un meccanismo difensivo che trova la sua arma principale del disprezzo per gli altri e in una gloriosa autoesaltazione che non sempre trova riscontro nella realtà. Il terrore vero e proprio però sta nell’essere scoperti da chi può arrivare a comprendere, che dietro a tutte le maschere, c’è una persona senza alcun valore e che tutto è solamente un bluff. Sarebbe per loro una sofferenza intollerabile che riaprirebbe dei vissuti insopportabili, paragonali alla morte.

lunedì 18 settembre 2017

I narcisisti psicopatici sono di più a causa della società moderna?



Molti, me compreso, si chiedono se il numero dei narcisisti psicopatici è elevato a causa della nostra società moderna e se il loro numero è destinato ad aumentare in modo consistente. In molti danno una risposta assolutamente affermativa: viviamo in una società narcisistica che produce milioni di narcisisti. Palestre piene, tatuaggi enormi e colorati, selfie continui e ovunque, social utilizzati in modo compulsivo, post, foto, video, i più svariati atteggiamenti che manifestano un ego smisurato. E ancora apparizioni televisive, talent, reality, culto della personalità vincente, pettorali gonfi per misurare la propria forza, auto, cellulari, sesso ostentato. Tutti segni che fanno ipotizzare che è vero, viviamo in una società che è un brodo primordiale per la nascita di personalità tossiche. Potrei essere d’accordo ma non lo so.
 
Non sono mai stato un fautore del prima era meglio. Prima era diverso, non meglio. Alcune cose sono molto meglio altre molto peggio. Non sono uno storico, ma soprattutto non ho vissuto all’epoca delle caverne, ai tempi dell’antica Roma, nel medioevo, o durante la seconda guerra mondiale. Chi viveva alla corte del Re viveva epoche più o meno narcisistiche di quella attuale? La plebe si sentiva disprezzata e poco compresa emotivamente? E gli schiavi sentivano empatia? Non è scienza ma davvero azzardare risposte precise mi sembra difficile. Possiamo dire che la nostra è una società più digitalizzata, ma non per questo più narcisistica di un tempo. Di certo il narcisista psicopatico sguazza nel superficiale e nell’effimero, perché la sua vita è la ricerca continua di una girandola mutevole di esperienze ed emozioni. Il suo vivere è come un surfing, una navigazione veloce che salta da una cosa all'altra come da un tasto all'altro su Internet.
 
Allo stesso tempo però le brave persone saranno sempre più davvero brave persone, e a mio avviso sempre più interessanti, proprio perché per diventarlo e rimanere come sono, devono acquisire una consapevolezza e avere una forza interiore maggiore rispetto al passato. Quindi in un certo senso una cosa funge da equilibrio per l’altra, come spesso accade nella vita. Se tutto va compreso non tutto va accettato. Occorre sapere per essere liberi, e scegliere cosa è più adeguato, opportuno, valido. Se il mondo cambia in una direzione non tutto è da buttare. Capire e conoscere meglio i narcisisti psicopatici ci aiuta quindi forse anche a poter scegliere con maggiore consapevolezza ciò che non ci appartiene, a mettere paletti e limiti, sapendo però che non si può eliminare anche il resto. Capire i meccanismi che muovono i rapporti tossici, accettare tutto questo come parte del mondo, ma proprio per questo fare scelte adeguate e consapevoli per vivere meglio. Se si combatte e si giudica solo si rimane imprigionati. D'altronde anche la vita di un narcisista psicopatico ha enormi limiti, smisurati effetti collaterali, ed un immenso potenziale autodistruttivi. Credo che non esista una contrapposizione netta tra i narcisisti e gli altri (noi?). In realtà sarebbe meglio dire “capita che...” così come lo si sarebbe potuto dire di altre epoche e periodi storici.

sabato 16 settembre 2017

L’INDIPENDENZA DIFENSIVA del narcisista



Non avrò mai bisogno di nessuno”, “non posso e voglio dipendere da nessuno”, “sono fondamentale per gli altri senza di me non potrebbero vivere”, questi sono i mantra squillanti e ripetuti del narcisista. Maschere, armature, convinzioni che gli permettono di trasformare vissuti estremamente dolorosi in esperienze sopportabili, e per lui persino piacevoli perché ritiene di essere forte e potente.
 
I narcisisti non sanno dipendere da nessuno. Non riescono proprio. L’intimità e la dipendenza la vivono come una prigione soffocante da cui evadere prima possibile perché fortemente pericolosa e minacciosa. La capacità di condividere e di essere sensibili ai bisogni degli altri va imparata da piccoli, per cui questi soggetti di fronte a legami forti innescano il pilota automatico difensivo conseguente a memorie sviluppate nell’infanzia. Evidentemente da bambini sono stati trattati come oggetti senza il minimo rispetto per la loro natura e i loro sentimenti. Il sistema della memoria è infatti anche la sede di consumate maschere di autodifesa.
 
I narcisisti hanno un bisogno impellente e costante di pensare a se stessi, ma allo stesso tempo hanno bisogno degli altri per sentirsi vivi. Se da piccolo non sei stato amato o non sei stato amato per ciò che sei, non riesci a sviluppare un’adeguata identità personale e i rapporti sani richiedono questo sviluppo emotivo che loro non raggiungono. Hanno confini labili e permeabili, anche se si mostrano come forti e duri. La debolezza e la fragilità interiore li obbliga a pensare solo a se stessi e a cercare costantemente ammirazioni e conferme negli altri.
 
Non si fidano degli altri perché in passato non hanno sperimentato fiducia. Non possono neppure pensare di porsi come in passato in posizione di dipendenza e debolezza che per loro diventa una seconda morte. Hanno bisogno del rapporto, ma allo stesso tempo fuggono costantemente per non provare dolorosissimi sentimenti di angoscia. Hanno due anime nel petto. “Amano la rosa per la sua bellezza e contemporaneamente la odiano per le sue spine”. Questo sta alla base del loro vivere perennemente tra idealizzazioni e abbandoni. Chi vive con loro sperimenta un’eterna alternanza tra amore odio, tra simbiosi e distanza.
 
Per tenere a bada i vissuti depressivi il narcisista esercita un dominio tirannico del partner nella duplice illusione. Da una parte pensa di poter controllare il rapporto e non cadere mai in una posizione di inferiorità come in passato. Dall’altra si convince di essere indispensabile per l’altro, fa di tutto per invertire i ruoli posizionandosi come dominante. Come fosse un bambino mai cresciuto vive il partner come un qualcosa da possedere, incorporato, inglobato, sempre a sua disposizione. Se non riesce in questo l’unica soluzione è eliminarlo, allontanarsi, distruggerlo. Per di più misurano il loro valore in funzione di quanto dolore riescono a produrre nell’altro. Paradossalmente sono molto più a loro agio in rapporti superficiali, quali quelli che si hanno sul lavoro, in società, tra conoscenti. Le relazioni intime sono quelle dove mostrano il peggio di sé proprio per i vissuti emotivi che riattivano. Una persona che non è stata amata bene nei primi anni di vita, può non essere in grado di capire e sapere come si fa ad amare qualcuno. Per questo o evita le relazioni profonde, o sceglie partner da dominare, controllare. Privi delle necessarie esperienze di attaccamento umano e di reciprocità, provano poca o nessuna ansia, né amore, e cercano solo rapporti in grado di alimentare il loro ego.

venerdì 15 settembre 2017

La differenza tra narcisisti maschi e femmine



La maggior parte degli esperti concorda sul fatto che i maschi narcisisti tendano a dominare il palcoscenico, attestandosi su una percentuale di circa il 75% del numero totale in circolazione. Ma anche le donne possono essere soggetti altamente tossici, nonostante se ne parli molto meno per svariate ragioni. Infatti tendono per lo più ad esprimere i loro tratti peggiori in modo più subdolo, velato, ambiguo e le loro vittime maschili tendono a denunciare molto meno gli abusi subiti per vergogna e retaggio culturale. È altamente più probabile inoltre che siano meno aggressive a prima vista e facciano mostra di sé come martiri, vittime ingiustificate, lamentose, oppure siano estremamente vanitose e si dedichino ai figli o alla famiglia come dimostrazione del loro status e del loro valore.
 
Naturalmente ci sono anche le grandi dive o le donne in carriera che assomigliano di più alla controparte maschile nella loro affannosa ricerca di successo, potere e ammirazione. La somiglianza tra maschio e femmina narcisista sta principalmente nel fatto che sono entrambi afflitti da un insaziabile egocentrismo ed egoismo che li spinge a cercare di essere sempre al centro dell’attenzione a prescindere dal fatto che ciò sia espresso apertamente e velatamente. Inoltre entrambi mostrano il loro lato peggiore prevalentemente col partner, rispetto al quale palesano una scarsa o assente empatia verso i suoi sentimenti e i suoi bisogni. In società invece mostrano il lato migliore e splendente attraverso uno studio accurato e razionale dei comportamenti altrui, ma non sono mai davvero in contatto emotivo con chi gli sta di fronte.
 
Se il narcisista è una lei, la si può incontrare vestita con l’ultimo abito alla moda, impettita con le spalle larghe nei corridoi di qualche azienda o studio legale, a monopolizzare la riunione della classe del figlio o la chat delle mamme del catechismo, a delegare mansione nell’associazione più attiva in città, a discutere animatamente col cameriere per un servizio a suo avviso non all’altezza. A volte può assumere le sembianze di “diva casalinga”, in grado di fare ogni cosa, che si occupa di tutto e tutti ai massimi livelli, per cui ila famiglia diventa il biglietto da visita delle sue enormi qualità. Altre volte, è l’amica, compagna, e rivale dei maschi più in vista nei gruppi di amici, in società, in azienda. Una donna/uomo che scimmiotta in tutto o quasi i comportamento degli uomini con cui instaura una eterna lotta di potere, in un eterno conflitto tra simbiosi e sfida.
 
Il tema è complesso e pieno di sfaccettature per cui è estremamente complicato generalizzare troppo. Le donne narcisiste possono assumere tante identità e maschere: dalla protagonista del “Diavolo veste Prada”, alla mamma perfetta regina della famiglia del Mulino Bianco, dalla vittima sacrificale di uomini sempre inadeguati, all’eterna incompresa dal mondo intero che non trova mai la sua strada inanellando continui fallimenti, dopo altrettante idealizzazioni. Il marchio di fabbrica è sempre l’egocentrismo, il disprezzo, l’altezzosità, l’assenza di empatia, l’aggressività, la freddezza e il cinismo. Sono convinte di poter camminare sopra le acque e di essere in diritto di ottenere tutto ciò che vogliono perché sono esseri speciali.

giovedì 14 settembre 2017

10 sintomi di LEALTÀ DEMENZIALE ad un narcisista psicopatico



La lealtà relazionale della vittima verso un essere tossico che la fa soffrire e la distrugge non può essere altro che definita come una forma di demenza. Solo il concetto di vincolo traumatico può spiegare un rapporto di dipendenza che è altrimenti inspiegabile, perché la vittima nonostante tutto non è capace di ribellarsi e di andarsene da ciò che la sta distruggendo in modo evidente e inequivocabile. La cosa ancora più assurda è che la persona vittimizzata fa da base sicura ad un soggetto tossico dal quale non riceve nulla di positivo. Mantiene una lealtà al rapporto per una sorta di logica e sentimento comune col carnefice in modo compulsivo e ossessivo, per cui questo diventa il centro della sua intera vita. Dimostra una assurda incapacità di scappare dal proprio aguzzino, e una forma di ingenua negazione della realtà autodistruttiva.

Ecco alcuni segnali di lealtà demenziale verso un partner narcisista psicopatico:
1 Quando la vittima rimane ossessionata per persone che le hanno fatto dei danni e che da tempo sono fuori dalla sua vita, rispetto alle quali si chiede come stanno, o continua a pensare a loro pur sapendo che non dovrebbe farlo;
2 Quando la vittima continua a cercare contatti con persone dannose per lei, e lo fa pur sapendo che le causeranno altra sofferenza e altro dolore.
3 Quando continua ad accudire e aiuta persone che hanno più volte dimostrato di essere distruttive per lei e che comunque non sono in grado vivere la relazione in modo sano e maturo.
4 Quando continua ad essere onesta, leale, generosa con soggetti che l’hanno sfruttata, usata, distrutta e poi buttata.
5 Quando cerca di ricontattare persone che sa perfettamente le faranno sempre e comunque del male.
6 Quando continua più volte e perdonare e a dare fiducia che hanno dimostrato di non meritarsela.
7 Quando non è capace di chiudere definitivamente e di allontanarsi da relazioni tossiche.
8 Quando prendete di essere capita da persone a cui non importa evidentemente nulla, oppure quando preferisce rimanere a discutere con persone con le quali sa benissimo che dovrebbe tagliare ogni contatto e relazione.
9 Quando cerca di guarire e cambiare persone che palesemente non vogliono farlo, attraverso discussioni estenuanti e vani tentativi di supporto.
10 Quando mantiene in modo assurdo a incoerente contatti con soggetti tossici non riconoscendo le proprie responsabilità e giustificando la propria condotta autodistruttiva con le scuse più disparate e imbarazzanti.

martedì 12 settembre 2017

Schemi disfunzionali del fututo narcisista



La base per la nascita del futuro adulto narcisista, di frequente trova la sua origine in uno scenario famigliare in cui si istaurano tipici schemi disfunzionali, che vengono assorbiti e che produco conseguenze davvero nefaste.

Immaginate un bambino che è cresciuto in una casa in cui è stato sempre criticato e svalutato, nella quale è stato fatto sentire indegno di amore e attenzioni, e nella quale ha pertanto ha metabolizzato uno schema di inadeguatezza e vergogna. Oppure figuratevi un fanciullo che non ha mai ricevuto sufficiente affetto, comprensione e protezione. Crescerà in uno schema di costante deprivazione emotiva e solitudine in quanto le figure di riferimento sono sempre state inadeguate rispetto ai suoi bisogni emotivi. O ancora pensate ad un bimbo che ha ricevuto attenzioni solo se riusciva ad aderire agli standard e alle aspettative rigide di genitori freddi ed esigenti. Il suo schema sarà di sfiducia e sottomissione rispetto al sentirsi costantemente controllato e manipolato, dovendo rinunciare totalmente ai suoi bisogni e alla sua vera natura per ottenere briciole d’amore.
 
Senza un adulto significativo a controbilanciare queste esperienze traumatiche, e senza un lavoro di elaborazione che lo porti a superare la ferita di avere avuto genitori deprivanti e critici, crescerà con un sottofondo di solitudine e vergona, con una sensazione ben radicata che nessuno al mondo soddisferà mai i suoi bisogni emozionali, e tutto questo per lo accompagnerà implacabilmente per l’intera esistenza. La reazione non può essere altra che spegnere ogni contatto con un dolore straziente, insopportabile per un bambino che senza meccanismi difensivi potrebbe rischiare la morte psichica. La vita con queste premesse diventa più simile alla sopravvienze in territorio di guerra, che una crescita all'interno di un caldo e protettivo ambiente famigliare.

Durante l’infanzia, il ripetersi di sentimenti dolorosi collegati e queste esperienze diventano ben presto file all’interno del suo cervello, che formano verità inossidabile che definiranno quasi tutti i suoi comportamenti futuri. Dalla prima età adulta, tutto ciò si cristallizza e diventa cemento rispetto al quale, la maggior parte delle volte, nulla si può più fare. Il futuro narcisista è così formato, le sue ferite sanguinanti danno vita all’armatura e agli schemi difensivi che prenderanno il sopravvento su tutto. Per fuggire ad un dolore insopportabile e per sopravvivere, il ragazzo spegne ogni tipo di contatto con i suoi sentimenti profondi e autentici. Ecco quindi lo spaccone competitivo, il perfezionista, il rabbioso, il prepotente, l’aggressivo, il rullo compressore che schiaccia chiunque lo ostacoli, il freddo insensibile. Ecco il narcisista.

Per guarire la vittima deve smettere di voler controllare l’incontrollabile



Quando si scopre la verità sul narcisismo e la psicopatia, si rimane senza parole, sgomenti dinnanzi al fatto che al mondo possa esistere così tanta malvagità e che si possa aver avuto una relazione con soggetti del genere. La rabbia e il dolore si alternano in un danza straziante. Per alcuni subentra la sete di giustizia e il desiderio di vendetta. Poi si capisce che nulla si può fare per cambiare il soggetto tossico, al massimo si può provare a cambiare se stessi. L’unica cosa sensata che si può provare a fare è concentrarsi sulla propria guarigione e sulla propria vita. Rendere la propria vita la migliore possibile, è la vera vendetta oltre che la cosa giusta. Per arrivare a questo la vittima deve affrontare un ostacolo enorme che è la voglia di controllo. Deve abbandonare la lotta quotidiana contro il desiderio di controllore l’incontrollabile.
 
Dopo aver avuto l’esperienza con un narcisista psicopatico, come prima cosa si capisce che si vive in una giungla urbana. Che niente di quello che ti hanno raccontato (film, canzoni, ecc) è del tutto vero, o quantomeno è solo una parte della verità. Il narcisista psicopatico all’inizio alimenta in modo enorme l’ego della vittima, e fa tutto ciò che questa desidera. I predatori sanno benissimo quello che è necessario per alimentare l’ego e ciò che serve per far spappolare la mente alla vittima di turno. Intanto, è fondamentale arrivare credere davvero che esistano soggetti del genere sparsi ovunque. Personalmente ho impiegato diverso tempo per metabolizzare una verità del genere, nonostante le esperienze dirette e tutti gli studi accanati fatti in materia.
 
Si ha paura di accettare la verità perché fa male quando ti cade addosso. La realtà è che sono predatori senza anima, vuoti, privi di sentimenti. C’è solo ego, ricerca di potere e controllo, manipolazione. Non sono nulla se non puro ego. Non si sono mai evoluti in altro, né mai lo faranno. Possono solo nascondersi, camuffarsi, integrarsi. Con loro è come vivere in Matrix. Si deve per forza stare in allerta. Servono informazioni per aprire gli occhi, per rendersi conto della realtà delle cose il prima possibile. Ma alla fine si può trovare una luce in fondo all’anima che è davvero benefica. Si può conquistare una serenità inimmaginabile alla fine dell’incubo, arrivando al proprio io più autentico.

lunedì 11 settembre 2017

Non sono persone ma personaggi i narcisisti psicopatici



Non hanno una vera identità, vivono solo di ruoli artificiali e mutevoli che mettono in scena all’occorrenza. Non sono persone, ma personaggi. Il loro comportamento è necessariamente camaleontico che riflette le personalità delle persone con cui entrano in contatto. Si adattano mimeticamente alle varie situazioni e possono interpretare in modo apparentemente ineccepibile il ruolo che serve al momento, cosa che li rende in un primo momento partner e amici esemplari. In realtà è tutto falso, e il loro comportamento è semplice mimetismo finalizzato ai loro scopi. Nessuna relazione ha effetti dentro di loro a livello profondo, tutto si limita alla superficie, alla materia. La relazione vale in base a quanto è confortevole e dà in termini pratici.
 
Il dramma per loro è che non hanno mai una vera soddisfazione per quello che sono o per quello  che hanno, per loro “fermarsi” equivale a morire. Mentre il caleidoscopio di personaggi li rende vivi e pieni di potere, perché succhiano da più parti. Se si entra in relazione con questi soggetti tossici nulla ha senso perché né l’amore né l’odio sono reali e autentici. Solo banalmente la conseguenza dell'entrare in contatto con un personaggio e non una persona, con gli stessi effetti e consistenza nel tempo di una relazione con un qualsiasi attore nel momento in cui veniamo chiamato a fare una comparsata sulla scena per alcuni minuti. Ciò che resta davvero è solo un ricordo evanescente di un momento effimero.
 
La ripetitività dei suoi comportamenti, il costante rivivere identici cicli infernali di idealizzazione–svalutazione–scarto, è la più palese dimostrazione di quanto detto. Infatti non hanno altra alternativa che isolarsi in preda alla rabbia narcisistica, oppure transitare da una situazione all’altra semplicemente perché possono trarne un maggior vantaggio.

sabato 9 settembre 2017

Il mito dell’Io” non è altro che universo-società-genetica-copie-10%



Vado immediatamente al punto, il mito di ciò che chiamiamo “Io” in realtà non esiste, o quantomeno va assolutamente ridimensionato. Le belle citazioni del tipo “se vuoi puoi, tutto il resto è una scusa” o “hai in mano il timone della tua vita”, lasciano davvero il tempo che trovano, perché è davvero limitato il potere reale che abbiamo sulle nostre vite. Ciò che definiamo comunemente “Io” non è altro che il risultato abbastanza meccanico di forze universali che ci precedono, sovrastano, fuori dal nostro controllo.

Può risultare umiliante, ma ciò che siamo è principalmente il frutto di tutta una serie di elementi rispetto ai quali possiamo incidere in modo assolutamente limitato, per cui il nostro campo di discrezionalità è alquanto ridotto. Quello che pensiamo sia un “Io” che decide, sceglie, prende in mano la vita, in realtà influisce sulle nostre esistenze per una percentuale, importante, ma estremamente bassa. A mio avviso non superiore al 10%. In questa piccola percentuale è nascosta la magia della vita, la sua imprevedibilità, in questo piccolo spazio possiamo trovare nascosta la pace, si annida la serenità, incontriamo scampoli di felicità.

In primo luogo siamo funzionari della specie, nati per seguire il ciclo della vita che da millenni segue il suo flusso, dai dinosauri ad oggi. Ad esempio il sesso è stato creato in natura per dare piacere, ma soprattutto per dare origine a nuova vita a prescindere da tutto. Vita che fa nascere nuova vita, anche per questo siamo al mondo.

Secondo aspetto determinante è quello sociale e gli archetipi in cui veniamo imbevuti sin da piccoli. Non decidiamo dove nascere, e dove lo facciamo cambia totalmente la nostra esistenza, il nostro modo di vedere le cose, valori, gusti, preferenze, stili di comportamento. Nascere a Roma, Stoccolma, Nairobi, Mumbai, New York fornisce un imprinting chiaro, preciso, inequivocabile dal quale non ci si può sottrarre.

Terzo, non decidiamo chi sono i nostri genitori e il bagaglio genetico che ereditiamo. Ed è lampante quanto cambi l’esistenza il fatto di essere concepiti da Mandela o da Jack lo squartatore. Ovviamente la base genetica può poi essere modificata, ma rappresenta la pietra angolare con cui ognuno di noi deve fare pesantemente i conti.

Quarto, non abbiamo nessun tipo di influenza sulle azioni delle persone che ci accudiscono, siano essi genitori o meno. La madre (o chi per lei) ha il più grande potere del mondo. Più di ogni dittatore o capo di stato. Più del papa o di qualsiasi predicatore. Il neonato dipende per lunghi mesi totalmente dalla madre che su di lui ha un potere enorme. Non può ribellarsi se non piangendo, strillando, o rinunciando alle funzioni vitali di cibo e sonno. Il neonato anche dopo aver reciso il cordone ombelicale rimane per parecchio tempo un corpo solo con la madre, la relazione è obbligata. La salute mentale e fisica dei figli passa inevitabilmente per il rapporto con la madre, o con qualsiasi altra figura di riferimento che può essere anche maschile. Ma è il rapporto, la relazione che non può mancare. Se è assente, inadeguata, malata crea danni enormi nella personalità del bambino.

Forze universali, contesto sociale e archetipi, genetica, rapporto con le figure di riferimento, determinano gran parte di ciò che chiamiamo “Io”, del nostro carattere, della nostra personalità, regolano quasi interamente l’esistenza di ognuno di noi. Mentre ci adattiamo e reagiamo come possiamo al 90% di ciò che non controlliamo, ogni tanto capita che possiamo incidere sul 10% che ci è a volte concesso. Queste sono le proporzioni. Ma giocarci al meglio quel 10% cambia la vita, fa la differenza tra vivere bene o male, tra l’essere automi imprigionati in una gabbia di abitudini e l’essere persone in pace con se stessi, che si sentono parti di un tutto, in sintonia con l’universo. Piccole gocce che però possono fare la loro parte, godersi il loro percorso. Tutto è in quel risicato 10% sul quale si però può davvero influire solo dopo un lunghissimo percorso personale di grande consapevolezza.

Semplificando enormemente: movimenti cosmici, società e archetipi, base genetica, neuroni a specchio, regolano praticamente tutto della nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli. Ciò che ci rimane di discrezionale è davvero poco, e molto dipende dal livello di consapevolezza che si è in grado di raggiungere. Il più delle volte si vive come in Matrix. Proprio per questo quel poco vale la pena affrontare la fatica e il dolore che la consapevolezza impone per provare a gestire al meglio quel poco di discrezionalità che ci è concesso. Un’adozione è una goccia nel mare rispetto a tutti i bambini abbandonati, ma per quel bambino e per i nuovi genitori quell’incontro può cambiare la vita totalmente.

venerdì 8 settembre 2017

La vittima deve lottare per riconquistare identità e libertà



La prima cose da riconquistare per la vittima è forse proprio la libertà di pensiero, perché arriva a comprendere che non è più “padrona” neppure dei propri pensieri e delle proprie azioni. Il narcisista psicopatico fa di tutto per avere il controllo e il potere totale sul partner, il quale ci mette del suo per permettere tutto ciò, ma diventa a tutti gli effetti una marionetta comandata da fili invisibili. La libertà per cui deve lottare è quella di non essere schiavi di un rapporto, di qualcuno, di reazioni meccaniche, di risposte fisse frutto di una costante manipolazione emotiva. Libertà e senso di identità viaggiano insieme, se non si ha un forte senso d’identità si deve obbligatoriamente vivere in funzione di qualcuno  o di qualcosa che riempie quel vuoto. Tipico è ricercare relazioni di tipo fusionale e dipendente.
 
Esiste invece, la libertà della scelta che va riconquistata, ma che obbliga ad attraversare dolorosissimi vissuti di solitudine, magari gli stessi che si sono sperimentati nell’infanzia. La scelta di tacere o di parlare, di fare o di non fare, di sentire o di non sentire. E nel caso in cui ci fosse qualcosa da dire, da fare, da sentire, di sentirsi liberi nei tempi e nei modi, che si accordano alla nostra natura. Nessun gesto d’amore vero può dipendere costantemente da un ricatto, da una aspettativa rigida, da una costante manipolazione. Il senso di oppressione e sofferenza di un rapporto tossico toglie il fiato, distrugge l’identità, mina l’autostima, riduce a zero la creatività, eleva ai massimi livelli il senso di impotenza.
 
In questo senso, ad esempio, sono le paradossali ed improbabili riconciliazioni della vittima col narcisista psicopatico. Sono il frutto di una assoluta non libertà di pensiero, frutto del vincolo traumatico, di una totale dipendenza affettiva. Certe riconciliazioni delle vittime col loro aguzzino sono più clamorose delle teatrali rotture che le hanno precedute. Lasciano di stucco tutti coloro che hanno che assistito alla crisi e che hanno ascoltato tanti discorsi. In alcuni casi la vittima tenta una fuga in avanti, adotta una strategia di “chiodo schiaccia chiodo”, col l’illusione di ritrovare lo stesso clima emotivo raggiunto col narcisista psicopatico. Ma è tutto inutile, serve solo a lenire il dolore momentaneamente, sostituendo la percezione del partner tossico. In realtà questa è solo un regressione narcisistica dove il bisogno d’amore diviene assoluto per attutire il dolore straziante, e si appoggia su altre persone che possano soddisfarlo. Ma anche tutto questo serve a poco senza un adeguato percorso di elaborazione del lutto e di vecchie ferite mai sanate. Quella che va riconquistata prima di ogni cosa è la libertà interiore, ed un forte senso di identità rispetto alle proprie qualità, potenzialità, doti da non sottovalutare mai.