La prima cose da
riconquistare per la vittima è forse proprio la libertà di pensiero, perché
arriva a comprendere che non è più “padrona” neppure dei propri pensieri e delle proprie
azioni. Il narcisista psicopatico fa di tutto per avere il controllo e il
potere totale sul partner, il quale ci mette del suo per permettere tutto ciò,
ma diventa a tutti gli effetti una marionetta comandata da fili invisibili. La
libertà per cui deve lottare è quella di non essere schiavi di un rapporto, di
qualcuno, di reazioni meccaniche, di risposte fisse frutto di una costante
manipolazione emotiva. Libertà e senso di identità viaggiano insieme, se non si
ha un forte senso d’identità si deve obbligatoriamente vivere in funzione di
qualcuno o di qualcosa che riempie quel
vuoto. Tipico è ricercare relazioni di tipo fusionale e dipendente.
Esiste invece, la libertà della scelta che va riconquistata, ma che obbliga ad attraversare dolorosissimi
vissuti di solitudine, magari gli stessi che si sono sperimentati nell’infanzia.
La scelta di tacere o di parlare, di fare o di non fare, di sentire o di non
sentire. E nel caso in cui ci fosse qualcosa da dire, da fare, da sentire, di sentirsi
liberi nei tempi e nei modi, che si accordano alla nostra natura. Nessun gesto
d’amore vero può dipendere costantemente da un ricatto, da una aspettativa
rigida, da una costante manipolazione. Il senso di oppressione e sofferenza di
un rapporto tossico toglie il fiato, distrugge l’identità, mina l’autostima,
riduce a zero la creatività, eleva ai massimi livelli il senso di impotenza.
In questo senso, ad esempio, sono le
paradossali ed improbabili riconciliazioni della vittima col narcisista
psicopatico. Sono il frutto di una assoluta non libertà di pensiero, frutto del
vincolo traumatico, di una totale dipendenza affettiva. Certe riconciliazioni
delle vittime col loro aguzzino sono più clamorose delle teatrali rotture che
le hanno precedute. Lasciano di stucco tutti coloro che hanno che assistito
alla crisi e che hanno ascoltato tanti discorsi. In alcuni casi la vittima
tenta una fuga in avanti, adotta una strategia di “chiodo schiaccia chiodo”,
col l’illusione di ritrovare lo stesso clima emotivo raggiunto col narcisista
psicopatico. Ma è tutto inutile, serve solo a lenire il dolore momentaneamente,
sostituendo la percezione del partner tossico. In realtà questa è solo un
regressione narcisistica dove il bisogno d’amore diviene assoluto per attutire
il dolore straziante, e si appoggia su altre persone che possano soddisfarlo. Ma
anche tutto questo serve a poco senza un adeguato percorso di elaborazione del
lutto e di vecchie ferite mai sanate. Quella che va riconquistata prima di ogni
cosa è la libertà interiore, ed un forte senso di identità
rispetto alle proprie qualità, potenzialità, doti da non sottovalutare mai.
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