Probabilmente la cosa più importante è sapere chi si è, cioè riuscire
a ricavare dal contesto familiare e sociale una vera identità a se stessi. Nessuno
di noi nasce senza bagagli, di questo ne dobbiamo essere consapevoli. C’è una
realtà che ci precede, un mondo che ci precede nel quale noi entriamo e
cresciamo con il compito principale di costruirci un’identità. Alle spalle
abbiamo dei bagagli che ereditiamo, ma se questo ci precede, mano a mano che
noi cresciamo e cominciamo a porci delle domande, dobbiamo confrontarci con una
soggettività che sa assumere, capire e
quindi scegliere. Fare una scelta significa arrivare a dei si e a dei no.
Qui c’è il cammino difficile della costruzione della propria identità.
Semplificando, l’essere umano
viene al mondo immerso in un certo tessuto sociale e con una base genetica
sulla quale però tanto può essere ancora scritto e modificato. Non possiede un
vero e proprio “Io” o una personalità del tutto formata, ma ha una sorta di
talento innato che può trasformarsi e cambiare in una cosa oppure in un’altra.
Se non si arriva alla propria
identità è come se non si fosse autorizzati a vivere. E purtroppo tutte le vittime
sanno quante volte succede questo, e per quante la non formazione di un’identità
le fa dipendere da soggetti tossici, rimanendo ingabbiate in rapporti che fanno
solo soffrire, che le rende succubi da qualcuno che le ipnotizza,
rispetto al quale non sono assolutamente capaci liberarsi. La vittima non ha colpe, ma l'incontro col narcisista psicopatico è un'ottima occasione, perché dopo aver capito chi si ha di fronte si deve essere capaci di dire dei no e di fare delle scelte, che equivale al formarsi un'identità più vera e solida.
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