lunedì 31 luglio 2017

“6C” che ho imparato dai rapporti tossici



Dopo una vita costellate da svariate esperienze con soggetti tossici che mi hanno profondamente segnato, ma che sono state anche un’ottima occasione di crescita e cambiamento, ho deciso di condividere “6Cche ho imparato, e che spero possano tornare utili a qualcuno.

1) CONSAPEVOLZZA E IDEE: consapevolezza, informazioni, contenuti, idee, e ancora consapevolezza, informazioni, contenuti, idee. La consapevolezza, i contenuti e le idee fanno la differenza nella vita di ognuno. I vampiri emotivi sono ovunque, cambiano maschera ogni giorno, modificano costantemente le loro strategie di manipolazioni, ma se hai consapevolezza, direzione, idee valide nel cervello è più difficile che ti distruggano o ti creino dei problemi gravissimi. Se invece hai ferite non elaborate e sei in balia di dinamiche inconsce sarai sempre facile preda di soggetti come questi.
 
2) CONTINUITÀ: scrivere ogni giorno è stimolante, utile, ma anche faticoso, ripetitivo, stancante. Ho sempre creduto però che la costanze faccia la differenza. La costanza è alla base di ogni grande percorso personale, ad esempio nell’amore e nei rapporti fa tutta la differenza del mondo. Costanza e continuità nel capire chi si è, e nell'individuare le proprie doti principali rispetto alle quali far girare la vita e la propria felicità.

3) CALMA: non so cosa passi, cosa arrivi, cosa rimanga dei post. Da parte mia ho idee chiare, ma in un certo senso i post (scusate il paragone irriverente) sono come le canzoni che circolano liberamente ed ognuno ne fa l’uso che vuole, vivono di vita propria. Però so che ci vuole tempo e pazienza per digerire ed assimilare alcuni concetti ed idee. Abbiamo fretta, non ci si ferma, si legge e si ascolta troppo spesso solo quello che ci si vuole sentire dire e non ciò che davvero serve. Il tesoro invece è alla fine dell’arcobaleno e non tutte le strade sono un percorso. Ci vuole una visione di lungo periodo. Anche il narcisista psicopatico nel breve periodo risulta sempre vincente, ma nel medio lungo termine è solo uno zombi privo di anima che non può davvero godere di nulla.
 
4) CAMBIARE: nella vita si cambia sempre, nel bene e nel male, il come fa la differenza. Non so fino a quando scriverò di argomenti del genere. Per adesso è una cosa che mi stimola e mi interessa pur non essendo un professionista. Provo a condividere concetti e idee che avrei voluto fossero spiegati a me, da qualcuno, in modo interessante ed approfondito, per evitare di commettere tanti errori e magari soffrire un po' meno per la ripetizione di certe dinamiche. In base a come cambierò come persona, cambieranno le idee e le cose che deciderò di scrivere. O forse farò altro. Di sicuro la gestione del cambiamento è un punto cruciale.

5) COMUNITÀ: la mia idea è quella di sentirmi appartenente ad una comunità di persone legate tra loro da fili invisibili. Il narcisista psicopatico crea società a responsabilità limitata. Le brave persone cercano di creare società di persone in cui ci si aiuta reciprocamente. Ognuno è solo una parte che forma il tutto.

6) CULO: nella vita il culo è fondamentale. Rispetto a tutto, anche alla salvezza da relazioni devastanti con persone tossiche o patologiche. Qui non si parla di cuccioli di cane, non ci sono donne o uomini nudi, sport e intrattenimento sono per il momento esclusi. Si trattano tempi pesanti come dolore, rapporti malsani, sentimenti, crescita personale. Dal mio punto di vista però, pesante non è sinonimo di triste. Intimo non è per forza assimilabile a debole. Tante persone quando sono tristi e depresse hanno bisogno di situazioni allegre e spensierate. Io no, trovo sollievo nelle atmosfere malinconiche, nella consapevolezza, nella condivisione del dolore che permette di trasformalo in qualcosa di positivo che non sia solo rabbia o depressione.
Rispetto al culo ho la mia personale visione che è quella dell’alzatore di pallavolo. Devi metterti ad alzare tantissime palle vicino alla rete per la dea bendata. Nella maggior parte dei casi la fortuna ignora totalmente tutte quelle alzate, ma a volte, inspiegabilmente, fa un salto e tira giù una schiacciata nei tre metri.

sabato 29 luglio 2017

LO STRAZIO di scoprirsi UN “CHIUNQUE” per il narcisista psicopatico



Uno dei bisogni primari per la crescita sana di ogni individuo è quello di essere visto, riconosciuto, amato da qualcuno. Amato per ciò che è, per come è, UNICO ed irripetibili per nome, odore, pregi e difetti, impronte digitali. Questo è del tutto evidente nei bambini, quando chiedono ai genitori di dimostrargli, nei modi più disparati, quanto siano importanti per loro. Se ciò non accade perché le figure di riferimento sono inadeguate, alcune bambine anoressiche ad esempio, arrivano a farsi morire di fame per vedere quanto i genitori possano soffrire a causa loro, per scrutare nei loro comportamenti quanto davvero valgono per loro, ed in parte per punirli per l’assenza emotiva.
 
Il narcisista psicopatico nella fase di idealizzazione ha il potere di far sentire la vittima unica, eccezionale, la mette al centro della sua vita. In pratica realizza il sogno di ogni persona per un breve periodo di tempo. Peccato che ben presto, il sogno si trasformi in un incubo. In particolare la cosa che fa più soffrire la vittima dopo aver toccato il cielo con un dito, è rendersi conto che in realtà, per la persona di cui si è follemente innamorata, è sempre solo stata un CHIUNQUE. Uno come tanti, sostituibile al primo problema, o ancora peggio, non appena appare all'orizzonte una occasione migliore perché dotata di qualche benefit in più.
 
Il vampiro emotivo usa le persone per i suoi interessi, non crea mai veri legami con nessuno se non per raggiungere i propri scopi. Non si lega mai davvero a nessuno, nessuno è davvero per lui indispensabile o diventa parte integrante del suo vissuto anche se ci trascorre una vita insieme. In teoria, se gli conviene il partner può variare continuamente, oppure può gestire più relazioni contemporaneamente, proprio perché servono solo a garantire effetti positivi, gratificazioni narcisistiche. Pertanto può essere CHIUNQUE stia al gioco di soddisfare i suoi bisogni, aspettative, interessi.
 
Non è una persona ma solo un personaggio senza anima. Ne sono la conferma l’assenza totale di vergogna, senso di colpa, empatia. CHIUNQUE può essere meglio, qualsiasi situazione più vantaggiosa. Per la vittima scartata la sensazione di sentirsi un CHIUNQUE rispetto a chi l'aveva prima messa su un piedistallo e fatta sentire una principessa, è straziante. Provoca uno dei dolori più forti, intensi, e destabilizzanti che mai si possano provare nella vita, paragonabile a quella di un figlio che viene profondamente deluso da un genitori fortemente idealizzato.
 
Questo comportamento distrugge il sistema emotivo, affettivo, e di credenze. Mette a repentaglio uno dei bisogno primari del genere umano per la sua sopravvivere. Non ultimo, sgretola il sogno di ogni essere vivente: sentirsi amato perché importante e unico per qualcuno. Unico non è migliore, ma importante perché si hanno quelle caratteristiche specifiche, appunto perché si arriva ad amare il "tutto" di quella persona. Invece, il narcisista psicopatico vive in un eterno presente, come se fosse in un enorme supermercato dove tutto è in offerta e sostituibile.

venerdì 28 luglio 2017

GRADO ZERO DI EMPATIA del narcisista psicopatico



Cosa vuol dire grado zero dell’empatia? Cosa significa non avere alcuna empatia verso gli altri? Si può tradurre in quello che comunemente si chiama “male”?

Spesso i narcisisti psicopatici hanno avuto da bambini figure di riferimento fortemente inadeguate o sono stati trattati come oggetti, cioè valorizzati solo per alcune loro qualità specifiche. In altre parole, nessuno si è davvero occupato dei loro sentimenti per cui non sanno cosa vuole dire e non sono in grado di occuparsi davvero di nessuno. Psicopatici, narcisisti, borderline mostrano un grado praticamente zero di empatia, anche se riescono molto abilmente, per un certo periodo di tempo, a imitare i sentimenti.
 
Il grado zero di empatia significa non avere consapevolezza di come ci si deve relazione con altri, di come ci si deve comportare, e non si è in grado di anticipare i sentimenti o le reazioni. In questo caso il meccanismo di empatia funziona a livello zero. Ci si sente disorientati sulle ragioni per cui i rapporti non funzionano, e questa carenza crea un profondo egoismo ed egocentrismo. I pensieri e i sentimenti degli altri sono fuori radar. Si rimane chiusi nella propria piccola bolla, incuranti di ciò che provano gli altri, addirittura ignari che ci possano essere altri punti di vista e altri modi di sentire. La conseguenza è che ci si crede sempre e totalmente nel giusto rispetto alle proprie idee, convinzioni, comportamenti e si giudicano sbagliati o stupidi chiunque non li condivida. O con me o contro di me. Simbiosi o lotta di potere.
 
A livello emotivo e non pratico, il grado zero di empatia vuol dire vivere in totale solitudine. Significa che l’altro non esiste se non per essere usato come un oggetto. Prevale il totale egoismo. Non si hanno i freni nel proprio comportamento se non per l’osservanza utilitaristica delle regole sociali. Ci si sente liberi di perseguire qualsiasi desiderio e obiettivo, o esprimere liberamente i propri pensieri. Non si considerano mai le conseguenze delle proprie azioni sugli altri. Nei casi più estremi può portare a commettere senza problemi un omicidio o uno stupro. In casi meno estremi, ma vicini al livello zero, induce ad essere egoisti, aggressivi, sfruttatori, falsi, malvagi, insensibili.
 
Pertanto chiunque entri nella vita di una persona con un’empatia così bassa esiste il rischio fortissimo di essere trattati come oggetti, di subire abusi, attacchi verbali o fisici, o di vivere in uno stato di mancanza di attenzione e considerazione. In sostanza rischia di farsi tanto male. Narcisisti, psicopatici, borderline hanno un grado zero di empatia, ma solo pochi di questi deviano, cioè commettono atti cruenti. Studi hanno dimostrato che in questi casi si nota una minore attività in regioni cerebrali legate all’empatia come l’amigdala che spesso è più piccola della media. Si è anche dimostrato che esperienze negative precoci cambiano il modo in cui il cervello si sviluppa, determinando profondi deficit emotivi.

giovedì 27 luglio 2017

IL SILENZIO AGGRESSIVO del narcisista psicopatico


Il silenzio, la mancanza di risposte chiare, l’ambiguità, le assenze, sono strategie di manipolazione straordinariamente potenti. Il silenzio, utilizzato da chi sa che il partner ha un estremo bisogno di risposte, è una punizione dolorosissima, ma subdola perché spinge ad ottenere un determinato atteggiamento, senza essere per nulla aggressivi. La vittima si pone mille domande, non capisce, fa autocritica, e alla fine adegua il suo comportamento.
 
Il vampiro emotivo improvvisamente non risponde, si assenta, sparisce per qualche tempo, si chiude in una sorta di isolamento, mentre prima era sempre e solo presente. Il partner si tortura, passa in rassegna tutti i suoi comportamenti,  rimane sconcertato. La cosa diventa ancora più pesante quando poi riprende a parlare come prima, facendo finta di nulla, torna all’improvviso dopo giorni in cui era sparito. Oppure si fa vedere in giro e chatta con altri senza problemi. Pretende che vengano accettati giorni di assenza benché all’inizio abbia quotidianamente inviato centinaia di messaggi e fatto decine di telefonate.
 
Infierisce sull’altro, non dando risposte, non dando sicurezze. Niente è più crudele del silenzio quando le cose non vanno, ci sono conflitti e incomprensioni. I narcisisti psicopatici sanno bene il potere che possono ottenere con questa strategia e si divertono a osservare come la loro preda perda l’equilibrio, si alteri, diventi un cagnolino ansioso in attesa di parole di conforto o di qualche chiarimento. Si compiacciono sadicamente nell’osservare la sofferenza di chi li ama, e il progressivo disagio che riescono ad innescare. Tolgono all’improvviso la terra sotto i piedi avendo sempre lo stesso scopo: addestrare, controllare, esercitare potere rendendo la vittima fragile e successivamente aggressiva.
 
Il silenzio è una tattica passivo-aggressiva estremamente violenta anche se subdola. Il vampiro addestra la vittima mentre si dedica ad altro, per poi tornare più forte e potente di prima. Arriva a rifiutarsi di parlare se non vengono accettate le sue condizioni. Il disprezzo nascosto dal silenzio è inequivocabile e insopportabile in un rapporto. Ovviamente non se ne va definitivamente. Si fa solo gli affari suoi, pretendendo che vengano assecondate tutte le sue pretese.

mercoledì 26 luglio 2017

DIFFERENZA TRA VUOTO E PERDITA rispetto al narcisista psicopatico



Il funerale di tuo padre è anche un po’ il tuo funerale. Sì è anche il tuo funerale, perché con lui muore una parte di te e perché tanta gente è lì soprattutto per te. Alcuni ci sono perché ti vogliono bene, altri per rispetto della forma, altri ancora perché in questi casi si “lo si deve fare”. Il tuo funerale non lo potrai mai vedere, per cui è un’occasione per farti un’idea di come potrebbe essere, è come dare un’occhiata a cosa potrebbe succedere se fosse scoccata la tua ora.
 
Dura, durissima assistere al funerale di tuo padre. O almeno per gli essere umani dotati di sentimenti lo è, al punto che si piange, diventa difficile parlare senza che lo stomaco si attorcigli allo scorrere dei fotogrammi di una vita. La cerimonia del funerale e il lutto, in questo caso, uniscono la morte con la vita, riconoscono che la perdita di qualcosa di immensamente caro, ha un posto fondamentale nel ciclo vitale. La morte per le persona normali obbliga alla elaborazione del lutto, ad affrontare il dolore per la perdita di una parte di sé come elemento ineluttabile della propria esistenza.
 
I narcisisti psicopatici non provano mai l’esperienza del lutto. A loro non manca nessuno perché in realtà non sono mai stati legati a nessuno, sono vuoti interiormente. Provano angoscia, non mancanza. La perdita e la mancanza sono indispensabili per un sano sviluppo emotivo, che questi soggetti non riescono a sperimentare. Ciò che domina è il vuoto e non la mancanza. Il vuoto è legato a qualcosa che non è stato mai scritto. La mancanza invece prevede il dolore per non avere più ciò che si amava. Il vuoto segnale l’assenza di amore primordiale, un buco nero senza fondo, assenza totale di alfabeto emotivo.
 
Il narcisista psicopatico si muove nel mondo in modo frenetico e angosciato perché non sa cosa cerca. Vuole solo non entrare mai in contatto con quell’enorme vuoto interiore che lo aggredisce senza sosta nel momento in cui si ferma. Il senso di vuoto che pervade la sua vita non rimanda a nulla, non fa riferimento a nessuna esperienza specifica. Sentirlo minaccia la sua sopravvivenza, da questo deve semplicemente scappare e difendersi ad ogni costo. Ecco allora spiegata la ricerca dell’altro come copertura, le maschere, le menzogne, il trasformismo, la teatralità, che questo suo modo di essere determina. Evidenziano il deficit fondamentale, l’angoscia che sostituisce il lutto. Essere vivente non è per forza sinonimo di persona viva, dotata di sentimenti.

martedì 25 luglio 2017

MANIPOLATORE E MANIPOLATO nel rapporto col narcisista psicopatico



A tutti capita di avere a che fare con qualcuno che cerca di convincerci o manipolarci, in modo più o meno esplicito, più o meno in malafede. Il partner, un collega, un amico, un parente, un amico, un venditore ostinato. Ma tra convincere e manipolare c’è una enorme differenza. Manipolare significa mettere in atto delle strategia occulte per condizionare il comportamento o per costringere a cambiare idea. Per fortuna si parla sempre di più di un tema sottovalutato come la manipolazione affettiva e i danni che questa è in grado di provocare.
 
L’attenzione viene perlopiù posta sul soggetto tossico che la mette in atto, mentre viene spesso trascurato il contributo del soggetto che subisce. Dove c’è un manipolatore, c’è chi si fa manipolare. È una danza a cui partecipano sempre due persone. Quasi mai si riesce a cambiare il comportamento del manipolatore. Invece, si può fare tantissimo per cambiare radicalmente il comportamento di chi viene manipolato. Il primo passo è quello della consapevolezza, del prendere coscienza degli abusi a cui si viene sottoposti in modo sistematico, premeditato, deliberato. Solo così può sperare di uscire dalla rete in cui si è intrappolati.
 
La banalità è che: si può uscire dalla manipolazione non appena si smette di farsi manipolare. Cosa facile da dire, molto più difficile da mettere in atto anche perché la vittima subisce un lungo addestramento che la rende debole, fragile, impaurita, e la sua autostima è viene fortemente erosa. Perdipiù, più è pervasiva la manipolazione e più il carnefice si rafforza nella sua posizione di potere, mentre la vittima diventa ancora più debole e manipolabile. È un circolo vizioso che si autoalimenta. Di nuovo non è facile, ma è semplice: si può smettere di cercare di vincere le discussioni, di cercare di cambiare il carnefice, evitare di dare potere e valore alla sua aggressività, provare a essere fermi e assertivi il più possibile. Basta disimpegnarsi nel rapporto mettendo un’importante distanza emotiva col partner abusante.
 
Una persona si fa manipolare, consapevolmente o meno, quando cerca di trovare un accordo o l'approvazione, con un manipolatore, oppure prova a convincerlo di qualcosa o a cambiare il suo comportamento. In altre parole necessità della sua approvazione per stare bene, chiede amore a chi non vuole e non sa darne se non per interesse. È come spiegare una barzelletta a chi non ride. Triste, inutile, assolutamente da evitare. La cosa assurda è che alla fine, sono le vittime a cambiare per trovare un accordo, per assecondare il partner nonostante i maltrattamenti psicologici.
 
Il manipolatore ha un’arma micidiale dalla sua parte. La vittima pensa che un’eventuale rottura del rapporto sia l’apocalisse emotiva. È terrorizzata all’idea e le sembra di morire al solo pensiero che questo si possa verificare. Alla base c’è lo straordinario potere esercitato da continue strategie manipolatorie che hanno reso la vittima chiava emotivamente. Ma di sicuro, c’è anche una profonda ferita non elaborata. Addestramento più paura dell’abbandono e della solitudine sono il mix letale per chi viene manipolato. E alla fine la vittima si convince pure che il suo aguzzino ha ragione. Ma più è consenziente e più il manipolatore alza la posta in un perverso gioco al massacro. Frasi sarcastiche, critiche, urla, offese, abusi nascosti diventano il pane quotidiano da evitare a tutti i costi per evitare il dolore più grande dell’abbandono. Il manipolatore è esperto nell’usare tutte le frecce al suo arco:
- usa il gaslighting;
- fa leva sulle peggiori paure dell’altro;
- minaccia l’abbandono;
- sottopone a costanti confronti con altri;
- mette in evidenza i difetti tralasciando i propri;
- creare un clima di insopportabile tensione costante;
- riduce la propria disponibilità per essere assecondato;
- fa scenate o sparisce per qualche tempo;
- usa abilmente il ricatto sessuale, economico, sociale;
- mente e si spaccia come vittima;
- triangola e flirta perennemente;
- sparge pettegolezzi velenosi e mutevoli;
- proietta sull’altro le sue peggiori emozioni;
- ha grandi sbalzi di umore che disorientano;
- usa la tattica del silenzio e del rinforzo intermittente.

lunedì 24 luglio 2017

La PERVERSIONE del narcisista psicopatico.



La perversione non è solo a livello sessuale, ma lo è anche relazionale. La perversione è alla base del narcisismo. Il termine perversione si avvina al concetto di distorsione, rovesciamento, pervertimento di ciò che è reale, vero, giusto. Le perversioni relazionali, anche se non giungono ad espressioni gravi di violenza fisica, minano tuttavia la vittima attraverso l’uso sistematico della violenza psicologica. Potere, dominio, controllo, questi sono i pilastri su cui si fonda il rapporto col vampiro emotivo.

Sono soggetti che fanno soffrire gli altri. Non solo li fanno soffrire, ma li distruggono godendo nel farlo. Rendono erotica la sofferenza. Una persona perversa lo è per sempre, è bloccata in questa modalità di comportamento con l’altro e non si mette mai in discussione. Soggetti del genere possono vivere soltanto vampirizzando e riducendo a pezzi qualcuno, in particolare nei rapporti intimi. Hanno bisogno di sminuire gli altri per conservare una buona autostima di sé e ottenere potere e controllo. Sono avidi di ammirazione e approvazione che evita loro di percepire il vuoto interiore. Non hanno né compassione né rispetto per il prossimo, perché gli altri sono solo oggetti e non si coinvolgono mai.
 
Rispettare e amare davvero l’altro prevede di considerarlo come essere umano e riconoscere le sue differenze ed esigenze. La perversione affascina, seduce, e fa paura. Qualche volta ognuno ha invidiato i perversi perché danno l’idea di possedere una forza superiore che gli consente di essere sempre vincenti. In effetti non avendo sentimenti ed essendo privi di scrupoli e senso di colpa in certi contesti sono fortemente avvantaggiati. Li si teme perché istintivamente si ha paura, vince la legge del più forte, e si arriva a pensare che è meglio stare con loro che contro di loro. In realtà questi soggetti fanno pagare il conto agli altri per il dolore che non possono e vogliono sentire. Perché sono zombi, morti viventi, e lo sanno nel profondo.

sabato 22 luglio 2017

CAMBIA IL RAPPORTO COL DOLORE dopo il narcisista psicopatico


Il dolore è fondamentale come la felicità. Una delle peggiori illusioni dell’uomo moderno è quella di poter eliminare il dolore dalla vita. Senza dolore non ci può essere gioia, così come non c’è luce senza buio, giorno senza notte. L’esperienza con la sofferenza e le difficoltà è la sorgente di ogni cambiamento, vocazione, rinascita. Il dolore può distruggere e condurre alla morte, ma può essere la svolta verso la vera vita.
 
Esiste un modo per uscire dal vortice di follia, paure e solitudine dopo il rapporto con narcisista psicopatico? Ci si chiede. Quando si soffre per un amore, no: bisogna sedersi con calma ad aspettare che passi. Ma quando si soffre a causa di un soggetto patologico che manipola e sfrutta, la guarigione può essere immediata. Basta avere il coraggio di dirsi “smettila, sei ridicolo, era tutto finto, questo non è amore, questa non è una persona ma una belva senza cuore”, davanti allo specchio. E poi uscire di casa e ricominciare a vivere davvero con persone vere.
 
Tutti i sopravvissuti devono affrontare un enorme dolore sia emotivo che fisico. Il cuore in gola, il respiro in un pugno, la sensazione di essere svuotati di ogni energia. Somatizzano nei modi più diversi. Sono paragonabili ai sopravvissuti ad un grave incidente che si ritrovano in ospedale con un arto mutilato. Sono vivi ma dovranno affrontare l’esistenza senza una parte di sé. Nulla sarà mai più come prima, è come nascere una seconda volta, ma non è assolutamente detto che non si possa più essere felici. Anzi, in molti casi, proprio la brutta esperienza induce a compiere un fantastico percorso personale.
 
Cambia però radialmente il rapporto col dolore proprio perché si soffre tantissimo. Il peso specifico di ogni altra esperienza dolorosa muta. I successivi eventi traumatici come la morte di un amico o di un parente, un’altra rottura, la perdita di un animale, una malattia, o qualunque altra cosa, evidenziano come il rapporto col dolore sia diverso. Si precipita in una amarezza ancora più profonda, e si ha l’impressione che si torni sempre a quella relazione tossica col ricordo. Così come chi ha perso un braccio riparametrizza tutto in funzione di quella menomazione. Ciò vale soprattutto per le rotture in rapporti successivi. I vissuti traumatici tornano prepotentemente come una seconda ondata di erosione dell’identità, anche se ormai col soggetto tossico si è in assoluto contatto zero.
 
È proprio lo spirito e il carattere che cambiano, come dopo un evento traumatico che segna definitivamente un prima e un dopo. Si diventa più sensibili e vulnerabili, ma allo stesso tempo più forti e maturi. Ci si ritrova più malinconici, ma anche più sereni. In contatto con qualcosa di più profondo, anche difficile da spiegare. L’atteggiamento mentale e fisico verso la sofferenza e la tristezza non sarà mai più lo stesso. Tutto è più penetrante come se si vivesse sempre a pori aperti. Anche perché diventa chiaro che non c’è gioia, serenità, felicità senza dolore, tristezza, malinconia. Molti sopravvissuti trovano amicizie migliori, relazioni più solide, rispetto per se stessi, la capacità di mettere dei paletti. Affrontano decisamente meglio di prima solitudine e dolore. Quando si sopravvivere all’oscurità, dopo fa molta meno paura.

venerdì 21 luglio 2017

SOPRAVVIVONO A TUTTO sfruttando gli altri i narcisisti psicopatici



I narcisisti psicopatici sono capaci di sopravvivere a tutto. Questo istinto animalesco è in parte innato, ed in parte nasce dal fatto che per non sentire un dolore interiore insopportabile hanno deciso di spegnere tutto a livello di sentimenti, trasformandosi in belve. Hanno perso la coscienza per non percepire un buco nero interiore e si sono trasformati in predatori per sopravvivere. Invulnerabili e impenetrabili perché vuoti e privi di ogni reale forma d’amore in grado di nutrire l’anima. Devono depredare, vincere, distruggere, sempre. Per farlo manipolano costantemente le situazioni e le persone. Usano tutto e tutti. Vanno avanti così come una idrovora.
 
Esistono tante persone così, comunque più di quelle che si possa immaginare. Alcune sono nate così. Altre lo sono diventare in seguito a traumi infantili a cui non hanno saputo reagire come essere umani. Sono ovunque, se ne incontrano molte nell’arco della vita. Non hanno le caratteristiche stereotipate messe in scena nei film, o descritte nei libri gialli. La maggior parte sono perfettamente integrate socialmente. Lavorano, hanno una famiglia, fanno figli, frequentano degli amici, possono essere anche molto impegnati socialmente. Per questo è molto difficile individuarle, specie se non si hanno le necessarie conoscenze. Saperle riconoscere e difendersi per non cadere nella loro ragnatela mortale, diventa cruciale.

Coloro che hanno trovato sul proprio cammino un narcisista psicopatico hanno spesso l’impressione di essere stati toccati dalla malvagità pura. Sembra che sappiano prosciugare le energie vitali. Distruggono le persone rendendole ansiose, incerte, svuotate. L’incontro tra chi ha un’anima e chi non ce l’ha può stravolgere l’esistenza. Alla fine però si può trasformare in un delle esperienze più importanti che si possa immaginare, perché il veleno può contenere anche la cura.
 
Le chiamano persone perché sono fisicamente simili agli altri, ma non sono come gli altri. Non so bene spiegare a quale specie appartengano, di certo non a quella degli umani. Si comportano sempre e con tutto allo stesso modo. Non sanno fare altro. Non conoscono la vera relazione e scappano da un luogo all’altro, da una relazione all’altra, da una situazione all’altra. Uno vale l’altro per loro. Va usato e buttato non appena il mondo virtuale che creano apposta viene smascherato e messo a rischio da qualche problema. Loro prendono e saltano via. Possono però ricomparire all’improvviso così come sono scomparsi, con grande abilità e ambiguità. Non li afferri mai, come un ologramma. Pensi di averli in pugno e sono già da un’altra parte. Bisogna solo evitarli, difendersi, e tenerli alla larga il più possibile. Chi non lo fa corri enormi rischi.

giovedì 20 luglio 2017

LA VITTIMA DI “SERIE B” del narcisista psicopatico



Esistono le vittime con un diverso valore per il narcisista psicopatico in funzione delle gratificazioni narcisistiche che sono in grado di garantire. Il vampiro necessità di una quantità costante e quotidiana di sangue e per questo può doversi approvvigionare a una o più fonti. Alcune sono considerate come principali, altre sono secondarie o di transizione. Per questo sceglie con grande cura le proprie prede. Chi viene eletto (temporaneamente) come fonte principale di rifornimento significa che è in grado di garantire un livello elevato di benefici e gratificazioni emotivi, sessuali, economici, sociali.
 
Deve essere chiaro che il narcisista psicopatico solitamente gestisce più vittime, che hanno per lui una diversa importanza. Tutte sono però solo oggetti intercambiabili, da sostituire qualora compaiano altri oggetti di maggior valore. Non fanno nulla a caso, anche se fanno di tutto per farlo credere. Ogni relazione serve ad uno scopo e dura fino a quando è conveniente mantenerla. Solo così possono colmare il loro enorme vuoto interiore.
 
Le vittime di “serie b” sono quelle di passaggio da una situazione all’altra, da una relazione all’altra. Oppure sono le ex fonti principale di approvvigionamento che sono state declassate per noia o perché hanno esaurito la loro funzione. Esistono anche prede a scadenza brevissima, usa e getta, oppure che vengono controllate a vita, ma con un bassissimo impegno perché sono facilmente manipolabili. Amanti lasciati dopo pochi incontro perché brutti. Mogli succubi tenute per sempre in un rapporto asfittico perché non avanzano alcun tipo di opposizione e costituiscono una valida base di appoggio.
 
Le vittime di transizione sono quelle che non godono neppure di un’adeguata fase di idealizzazione. Non vengono ritenute meritevole, oppure servono solo per evitare la solitudine in attesa di una nuova relazione più soddisfacente. Per queste prede l’impegno è minimo. Niente regali, nessuna disponibilità totale, un numero limitatissimo di gesti carini, messaggi, chiamate, mail, foto, commenti sui social. Solo parole e calma piatta. Parole a cui non fa ovviamente seguito nessuna azione concreta.
 
Magari però, per la vittima di transizione la relazione col narcisista psicopatico diventa tutto perché non ha mai ricevuto nulla o si è innamorata perdutamente. Per il vampiro è soltanto un diversivo, un passatempo di qualità scadente, per la vittima la storia più bella di sempre. Persino lo scarto e l’abbandono sono ancora più freddi, distaccati, improvvisi. Alcuni sopravvissuti di “serie b” non si riconosco come vittime classiche anche perché non hanno ricevuto un adeguato love bombing, ma un semplice corteggiamento a basso volume e breve durata . Sono caduti in gabbia col minimo sforzo. E la loro detenzione può durare pochissimo o una vita intera, purché garantiscano un minimo costante di rifornimento narcisistico.

mercoledì 19 luglio 2017

Vivere LA RABBIA è necessario per guarire da un narcisista



Il processo di guarigione è un cammino lungo, faticoso, tortuoso, pieno di trappole e ricadute. A mio avviso non può prescindere dal frequentare pesantemente il sentimento della rabbia. Non esiste vera guarigione che non passi per l’attraversamento di una fase di forte rabbia. Il perdono non è scontato, non è detto che ci debba e ci possa essere. Alcuni sopravvissuti non possono, non vogliono, non riescono a perdonare. Rappresenta un traguardo importante per chi lo riesce a conseguire, ma il percorso è del tutto personale e non obbligato. Di sicuro però, è fondamentale permettersi di sperimenta una forte rabbia e un intenso desiderio di vendetta. Si può guarire da una sofferenza così atroce attraverso un enorme lavoro su se stessi che tocchi con mano la lava incandescente della propria rabbia interiore. È un sentimento intenso, forte, che sprigiona un’enorme energia, determinante per la sopravvivenza del genere umano.
 
La rabbia che si prova può avere origini molto lontane, ad esempio rispetto ai genitori. Spesso viene negata per tanto tempo. Bloccata in una parte scissa di sé. Dopo un rapporto tossico capita che ci si scopra di avere una montagna di rabbia. Prenderne coscienza e permettersi di viverla fa molto male e fa soffrire tantissimo le persone normali. Un po’ come andare dal dentista, ma con un dolore enormemente più forte.
 
Altra cosa fonte di sconfinata tristezza è toccare con mano la rabbia di chi pensavamo ci amasse. Una totalizzante e rabbiosa malevolenza del partner che ad un certo punto avvolge tutto il rapporto come una selva oscura. Con chi funziona come un computer o una belva della savana non si può scendere troppo a patti e la reazione rabbiosa aiuta tantissimo per sopravvivere in una situazione pericolosa e crudele. Serve per proteggersi da soggetti che in realtà non sono umani.
 
Non si possono eliminare le persone malvagie dalla vita. Si può soltanto riconoscerle, evitarle il più possibile, proteggersi. Allo stesso modo non si può eliminare la rabbia. Si può semplicemente riconoscerla, accettarla ed indirizzare l’energia che sprigiona nella giusta direzione. Come impegnarsi per incontrare persone buone ed empatiche di cui potersi fidare. Dare tutto se stessi per trovare compagni dotati di veri sentimenti ed in grado di amare, è rassicurante, lascia qualcosa di positivo, costituisce un vero conforto.
 
La rabbia può scoppiare anche in ritardo, impiegare mesi, se non anni, per emergere. Anche in questo caso va vista, accettata, sfogata. Purtroppo molte vittime la indirizzano verso se stesse, e questo andrebbe assolutamente evitato. Come un’onda poi passa e si torna calmi, equilibrati, emotivamente centrati. Il narcisista psicopatico vuole la rabbia della vittima, si nutre della sua collera. Elaborarla è una parte essenziale del processo di guarigione, sapendo che la cosa migliore è deporre le armi. Smettere di lottare. Arrendersi alla realtà, alla natura delle cose. Accettare non vuole dire necessariamente condividere, ma trovare soluzioni per stare meglio sapendo che la vita "è come è", non sempre come la vorremmo.

martedì 18 luglio 2017

La DEVASTAZIONE della vittima di un narcisista psicopatico


Chi legge questo post ed è davvero una vittima, potrebbe attraversa un periodo molto difficile di dolore devastante, mai provato prima. I sintomi principali che si vivono in particolare dopo lo scarto e la rottura con un narcisista psicopatico sono: senso di vuoto, depressione, pensieri suicidi, deperimento fisico, difficoltà di concentrazione, tristezza diffusa e perdita di senso della vita. In queste condizioni tutto è difficile e serve aiuto.
 
Occorre fare grande attenzione: molte vittime sono distrutte, perseguitate da pensieri suicidi, si sentono incapaci di andare oltre ad una sofferenza così forte, non riescono ad immaginare una vita oltre il loro carnefice. Alcune cercano conforto in altre dipendenze come alcol e farmaci, oppure si buttano subito alla ricerca una nuova relazione sperando nell'effetto "chiodo scaccia chiodo". Abbassare immediatamente il volume e chiedete aiuto, in particolare alla vostra rete di protezione, ma rivolgetevi ad un terapista esperto in questo tipo di problema (purtroppo non tutti lo sono).
 
Un libro, un blog, un sito web possono essere di grande aiuto e stimolo ma serve altro. Il percorso personale è lungo e difficile. Non si può curare un tumore con un’aspirina. Il sostegno di un professionista capace di accompagnare e guidare un percorso di guarigione è fondamentale anche quando la situazione non è così grave. Esistono psichiatri, psicologi e terapisti capaci di aiutare tantissimo i loro pazienti e di trasformare la loro vita giorno dopo giorno. Le possibilità di sostegno e aiuto sono tante, ognuno deve trovare la sua, ma è importante non precludersi la possibilità di chiedere il supporto professionale necessario. Se sono esperti in questo tipo di abusi capiranno al volo e sapranno cosa fare nel tempo.
 
Ciascuno ha un rapporto diverso col terapista, ma come minimo la vittima si deve sentire accolta, sostenuta, capita. Non ci si deve mai sentire giudicati o a disagio quando si esprimono idee, sentimenti, opinioni. Dopo qualche mese di terapia è possibile ridurre enormemente i pensieri suicidi e uscire dalla depressione grave e invalidante. Serve aiuto, sostegno, professionalità per riemergere da una oscurità così divorante. Non c’è da vergognarsi ad allungare la mano e chiedere aiuto.

lunedì 17 luglio 2017

La vittima SI RITROVA E SPIEGARE I COMPORTAMENTI al narcisista psicopatico



 
La vittima si ritrova a spiegare concetti come empatia, sentimenti, gentilezza, amore, reciprocità. Deve fare esempi pratici per descrivere comportamenti che possono fare del male al prossimo, cose che non si dovrebbero dire, evidenziare atteggiamenti del tutto inadeguati.
Perché mi dici questo?”.
Così mi ferisci e mi offendi!”.
E' indecente che tu ti comporti in questo o quel modo…

Con le persone normali non serve spiegare le normali regole del comportamento civile come si farebbe con un bambino dell’asilo totalmente in balia del proprio ego. “È una gran persone piena di qualità, se solo capisse che ferisce e fa del male agli altri”, questo è ciò che troppo spesso dice e pensa la vittima. La cosa peggiore è che all’inizio fingono grande umanità e comprensione ingannando tutti con la loro faccia dolce e premurosa.

Le azioni non corrispondono mai alle parole. Si prodigano in giustificazioni assurde. Inducono piano piano ad accettare comportamento sgradevoli, rendono normali dei gravissimi abusi emotivi. La vittima si chiede cosa sia successo, rimugina, si mette in discussione, ha la sensazione di essere diventata pazza, di non concludere nulla. Si prepara un milione di argomentazioni, pronta a esaminare tutte le sfaccettature delle questioni in sospeso. Cerca soluzioni a problemi che si rivelano creati ad arte per manipolare, controllare, esercitare potere. Alla fine si trova ad essere lei stessa a sentirsi in errore, difettosa e a chiedere scusa.

sabato 15 luglio 2017

La PASSERELLA POST-ROTTURA del narcisista psicopatico



Mai come con la rottura e l’abbandono il narcisista psicopatico si sente forte, vivo, onnipotente. Come se per sopravvivere psichicamente avesse bisogno del dominio tirannico del partner per poi passare all’ultima fase che è quella dello scarto e dell’abbandono. In questo modo, pervaso dall’invidia, vuole punire chi lo ama.  Dopo averne goduto, mira a distruggere tutte le qualità dell’altro, annientandolo emotivamente e a volte anche fisicamente. Questo comportamento sadico è ciò che contraddistingue il narcisista psicopatico. Altro aspetto centrale è che dopo la rottura e la triangolazione, il narcisista psicopatico si sente di gran lunga superiore e si mostra al mondo intero al top della forma. Sprizza gioia da tutti i pori mentre assiste al crollo emotivo dell'ex. Come se il dolore provocato fosse linfa vitale, fonte di gioia ed energia.
 
Mette in mostra la nuova preda, utilizza i social e la rete di amicizie come cassa di risonanza, aspetta le reazioni scomposte della vittima dopo il crudele abbandono. Spesso ricorre a pretesti inutili per attirare l’attenzione. Per esempio chiede foto, regali, dvd, indumenti, mobili, oggetti vari, oppure finge di incontrarla casualmente. Una volta ottenuta l’attenzione della vittima si mostra calmo, sicuro, forte, come se nulla l’abbia mai toccato e stesse attraversando il periodo più bello della sua vita.
 
Comanda lui e lo vuole dimostrare ad ogni costo. È ossessionato dall’idea di dover dimostrare che ha vinto e di recitare la parte di quello che sta benissimo ed è superiore. Ma non gli basta vincere, vuole stravincere, e per farlo cerca in tutti i modi di ridurre in pezzi la vita dell’ex partner. Invece di scusarsi provoca. Invece di empatizzare col dolore dell’altro lo umilia e ferisce gratuitamente. Parla come fosse un guru che compatisce la vittima per le sue debolezze e fragilità. Augura ogni bene, ostenta disinvoltura come se tutto fosse assolutamente normale e non capisce il perché di tanti problemi relazionali. Rifugge da ogni responsabilità e nega ogni errore.
 
Se non gli viene concessa questa passerella post-rottura, può diventare particolarmente aggressivo e sgradevole. Si rifiuta di discutere sul merito, nega ogni cosa, vuole solo vincere e distruggere. Nel profondo si augura la morte psichica della vittima come massima forma di onnipotenza. Ma in realtà è tutto finto. Recita e basta aspettare per vedere la ripetizione infinita del ciclo infernale. Ripete sempre e solo lo stesso spartito con tutti. Non conosce la gioia, la serenità, la felicità e il vero amore, proprio perché non ha sentimenti.

venerdì 14 luglio 2017

La FORMICA (empatico) e la CICALA (narcisista)


La contrapposizione etica tra la lungimirante e laboriosa formica da un lato, e la superficialità incosciente della cicala dall’altro, ha rappresentato per tanto tempo un must dell’educazione in una sorta di supremazia morale mostrata dal primo insetto rispetto al secondo. Ma mi verrebbe da dire che quello della formica è ormai un modello scaduto, desueto, tristemente soppiantato dall’imperante prepotente stile di vita della cicale. Tutto è subito ha vinto sulla moderazione, sulla visione a lungo periodo, sul chi va piano va sano e va lontano.
 
Il diritto di godere ad ogni costo ha preso il sopravvento. Il mondo viene visto come un grande supermercato dove tutto è in vendita e sostituibile in qualsiasi momento in base ai propri interessi. Così se la vita è un'asta sempre aperta anche le persone, i sentimenti saranno sempre in offerta. Assolutamente desueti e fuori moda sono diventati i concetti di: rinuncia, profondità, sacrificio, moderazione, altruismo, cura e dedizione per l’altro in quanto diverso. Spadroneggia il culto dell’apparire, dello stare bene sempre e comunque, del presente come unico tempo della vita.
 
Il canto compiaciuto delle cicale è la colonna sonora del film che vede come protagonisti i narcisisti psicopatici che proprio perché privi di sentimenti e empatia sembrano rappresentante il soggetto perfetto per questo tipo di società. Le cicale narcisistiche trascorrono il loro tempo al supermercato della vita, cercando di appagare i loro bisogni e raggiungere i loro scopi ad ogni costo, sfruttando e manipolando gli altri. Nessuna inquietudine le turba, nessun senso di colpa. Ogni cicale riproduce lo stesso spartito, tutte eguali a se stessi. Sono tante e questo da loro forza. Ad un primo ascolto sembra una bella melodia, ma all’orecchio di una persona più attenta e profonda il canto delle cicale è la totale assenza di un vero incontro con l’altro, una sorta di anoressia emotiva. Qui e ora sempre e comunque in uno sfrenato egocentrismo.
 
Esaltazione di sé. Nessuna empatia. Annullamento dei doveri e del limite. Rivendicazione di un diritto naturale a stare bene a prescindere da tutto e da tutti. Legami utilitaristici e basati sullo sfruttamento. Vuoto emotivo ricoperto da maschere, dipendenze e un fare senza fine. Sembra si sia diffuso un nuovo modo di stare al mondo con cui fare i conti. O forse è solo una tendenza che per decenni è stata arginata?
 
Non puoi essere formica se sei nato cicala, non puoi essere cicala se sei nato formica. Viviamo in un mondo in cui dobbiamo fare i conti con dinamiche di relazione tra essere umani diverse rispetto a prima. Da una parte coloro che sono dotati di sentimenti ed empatia. Dall’altra coloro che non sentono e vivono in una logica sadica e perversa. Da una parte chi vede nella formica un grande insegnamento in grado di conferire un senso alla vita. Dall’altra chi pensa che la formica persegua una esistenza triste e inutile, lavora soltanto per la sopravvivenza propria e della sua specie, e solo per invidia guardi malevolmente la cicala che invece canta al sole in un eterno presente.

giovedì 13 luglio 2017

Narcisisti INTROVERSI E ESTROVERSI


Lo stereotipo comune è che il narcisista sia una persona brillante, di successo e di bell’aspetto. A questa convinzione comune si aggiunge l’idea che una persona del genere possa essere “stronza”, per così dire ne abbia la facoltà, quasi sia giusto e normale lo sia. In realtà il narcisista può essere anche sfigato/a, anonimo/a e bruttino/a. In questo caso l’effetto per la vittima è ancora più devastante proprio perché cozza con la visione comune delle cose. Vado subito al punto: i narcisisti introversi sono estremamente più pericolosi perché in loro la componente ambiguità è molto più sviluppata e subdola, per cui e più difficile individuarli e difendersi. Ma andiamo facciamo un passo indietro e procediamo con ordine.

Nell’ampia galassia dei narcisisti si distinguono due gruppi che si differenziano tra loro per la tendenza all’estroversione, all’istrionismo, al sé grandioso. I primi sono gli ESTROVERSI, grandiosi sia come stile di vita sia per come si percepiscono rispetto agli altri e al mondo. Si circondano di persone che li ammirano costantemente, sono abili, intelligenti, furbi, raffinati, brillanti, esteti, cercano di rendere la loro vita un capolavoro scappando dalla routine e chiedono totale abnegazione a chi li circonda. Curati nell’abbigliamento, fanno bei viaggi, vivono nel lusso, spendono soldi loro e altrui, si circondano di oggetti belli e pregiati. Immersi fino al collo nella vita mondana a cui danno grande cassa di risonanza sui social. Offrono e fanno regali in sintonia con la loro immagine. Spesso sono anche persone di successo dal punto di vista lavorativo e culturale.

I secondi sono gli INTROVERSI che invece sono più pericolosi proprio perché si presentano come vittime, come gli “sfigati” di turno, bisognosi di eterno aiuto e comprensione. Seguono, nella fase iniziale sono bravissimi come alunni, collaboratori perfetti, amici fidati, partner umili e assecondanti. Sono molto meno appariscenti, spendaccioni, grandiosi, brillanti. Si preoccupano di essere graditi, ma restano schivi e chiusi in se stessi. Danno l'idea che solo l’amore dell’altro potrebbe salvarli, ma loro stessi alla lunga fanno di tutto per ribaltare i ruoli e rifiutarlo. Deludono e sabotano costantemente il rapporto. Sono molto più ambivalenti e ambigui. Hanno imparato a chiedere scusa perché gli conviene, per manipolare meglio nel ruolo della vittima. Spesso esteticamente sono anonimi o bruttini. Quando si scopre che dietro alla pecorella fragile e debole si cela un lupo arrogante, sadico e cattivo il dolore è ancor più straziante per l'effetto sorpresa.

Gli introversi, come già detto, sono caratterizzati da una grande ambiguità nascosta da comportamenti apparentemente normali. Per cui per la vittima sarà impossibile stabilire chi sia in effetti la persona a cui credeva di essere intimamente legato. Per questo le ferite prodotte sono spesso più profonde di quelle generate da un narcisista estroverso. Nell’ambiguità tutto appare possibile e intercambiabile, c’è coesistenza di aspetti contrari antitetici. Dopo la fase iniziale di idealizzazione queste persone si comportano come personaggi e non come persone. Come se le loro reazioni affettive non avessero origine dentro di loro ma piuttosto come fossero mere reazioni a stimoli esterni. La personalità ambigua è vuota dentro come fuori, è falsa, vaga, mutevole, incoerente, incostante, doppia. Col vittimismo esercita un controllo arrogante e onnipotente sfuggente dalla verità. Scappa sempre ripetendo in eterno il ciclo della morte e della rinascita, dell’uccisione rituale in una perversa e continua sostituzione degli oggetti d’amore da cui temporaneamente poter succhiare energia vitale per sopravvivere.
 
Appare come vittima, usa parole neutre, in un primo momento collabora perfettamente, non è aggressiva o appariscente, ma come un ragno tesse la sua tela in cerca di insetti. La debolezza e l’umiltà recitata diventa uno scudo e poi un’arma. Non può agire come principe o principessa per cui è sin da subito ROSPO oscuro e tremendo che vuole solamente approfittarsi della bontà degli altri per raggiungere i suoi obiettivi. Ha doppie, triple, quadruple e quintuple vite. Ha tante relazioni dove indossa tante maschere diverse.

mercoledì 12 luglio 2017

EROSIONE DELL’IDENTITÀ da parte del narcisista psicopatico



Il narcisista psicopatico vuole privare la vittima della dignità riprendendosi con gli interessi tutto ciò che ha finto di provare durante la fase di idealizzazione e addestramento. Infrange i sogni, distrugge il sistema di valori, azzera l’autostima, riduce in pezzi il senso di fiducia. Dopo aver manipolato e addestrato il partner rendendolo estremamente dipendente, sfrutta questo potere per creare disperazione, sofferenza e grande desiderio non corrisposto. Come se la vittima diventasse un cane di Pavlov. In un turbinio di emozioni travolgenti la favola si trasforma in un incubo.
 
I carnefici sono incapaci di vero amore e non sanno creare e mantenere veri rapporti. Per cui godono a distruggere le persone sane. Tolgono loro la terra sotto i piedi demolendo poco a poco tutto ciò che di sano e positivo hanno nella vita. La cosa assurda è che la vittima finisce per pensare di meritare tutto ciò e continua a idealizzare un soggetto privo di reali qualità, disonesto, bugiardo, infedele, sleale, approfittatore. Viene ridotta a zerbino nonostante abbia davvero enormi doti umane e si sia prodigata per mantenere il rapporto.
 
Con abili strategie manipolatorie, come una carta vetrata, il narcisista psicopatico erode l’autostima e annienta l’identità del partner consenziente. L’uomo e la donna che un tempo erano così forti, interessanti, equilibrati, pieni di vita spariscono al cospetto di una persona cattiva e mediocre. Lo scopo dell'attacco invidioso è quello di danneggiare e sottrarre tutto il positivo della vittima, di cui il carnefice è sprovvisto. Perdipiù paradossalmente, l'invidia e il sadismo sono maggiori quanto maggiore è stato l'amore e il nutrimenti ricevuto.

martedì 11 luglio 2017

La voglia della vittima di SALVARE IL MONDO


Dato che ho quasi superato la mia dipendenza dal desiderio di salvare il mondo, guardo con compassione e scetticismo quelli che sono ancora schiavi di quella droga. Ma ultimamente ho scoperto che una ristretta minoranza di alcolizzati può bere un bicchierino ogni tanto senza correre nessun rischio, perciò penso che anche alcune persone che non riescono a fare a meno di provare a salvare il mondo possono farlo, di tanto in tanto, senza ricadere nella dipendenza.
 
Detto questo, per non ricadere nella trappola del salvatore, ogni vittima dovrebbe spesso e volentieri imparare a prendersi in giro da sola per il suo sogno fanatico di voler dare e ricevere amore nella relazione con un narcisista psicopatico che ha già dimostrato più e più volte di non avere sentimenti, se non a parole. Per non essere costantemente risucchiato nel vortice, una sana ironia penso sia fondamentale. Invece la vittima spesso è troppo seria, ossessiva, convinta di avere ragione, paladina dell'amore assoluto e sacrificale. L’idea di essere dalla parte del giusto la rende cieca e sorda. Isolata dal mondo. Intenta a combattere una guerra persa in partenza.
 
Questo è il tratto narcisistico delle persone buone ed empatiche. Voler cambiare il mondo senza prima cambiare se stessi. Per cui ancor prima di prodigarsi per avere un bel rapporto con un narcisista psicopatico pensando di cambiarlo, sarebbe molto più utile e costruttivo diventare adulti in grado di pensare a se stessi senza voler soffrire. Poi una volta elaborate le ferite del passato  e si è raggiunta la maggiore età emotiva, si può pensare al resto. Si  potrebbe anche dire che molte vittime utilizzano il rapporto malsano per scappare da se stessi e dal proprio dolore. 

Comunque vedo alquanto arduo riuscire a salvare un vampiro emotivo dal proprio vuoto e dall’empatia zero. Diciamo che non è impossibile, ma ci vuole una quantità di amore e di compassione che in natura forse non è ancora disponibile. Per cui molto meglio non sprecare tempo e dedicarsi a migliorare se stessi nell'ambito di rapporti più sani con persone più sane.

lunedì 10 luglio 2017

TEMPO NON EVOLUTIVO nel rapporto con un narcisista psicopatico



Il narcisista psicopatico immobilizza e ferma il tempo delle relazioni per tutta la sua durata. Prima che nascano. Durante il loro apparente svolgimento (perché tutto è una finzione creata ad arte). Nel momento della rottura. Il tempo passa pieno di eventi, comunicazioni, discussioni, litigi, riconciliazioni, che si susseguono ad ondate con un ritmo poco prevedibile.
 
Ma il tempo interno di questi soggetti tossici è fermo perché NON EVOLUTIVO. Non consentono mai un vero cambiamento, una soluzione dei problemi, una comunicazione chiara, un chiarimento definitivo nel bene e nel male. Sono capaci di guadagnare tempo manipolando per mesi, per anni o per tutta la vita. Immobilizzano il partner in una rete di follia e perversione: non amato-non lasciato, né vivo – né morto.
 
Il potere del narcisista perverso è proprio quello di protrarre all’infinito il controllo di un qualcuno da cui però vuole staccarsi, ma che allo stesso tempo vuole tenere sadicamente nella sua vita. La vittima, pur soffrendo tantissimo, prova in tutti i modi a farlo ragionare, ad impostare una comunicazione sana e chiara ma ogni tentativo viene frustrato perché siamo di fronte ad una personalità patologica. Tuttavia ogni tentativo “terapeutico” fallisce, anzi finisce per aumentare il senso di vuoto e di tristezza.
 
La vittima viene come indotta a vivere nell’eterno limbo di una relazione mai davvero conclusa ma anche mai più davvero piacevole e sana. Un “buco nero” emotivo che brucia e distrugge tutto. Il narcisista psicopatico è un maestro nell’immobilizzare la situazione, nel tenerla né viva né morta, rendendo questa fase lunga e straziante con stati d’animo estremamente altalenanti. A prevalere, alternandosi, tra loro sono i sentimenti di noia e gelosia.
 
Anche dopo la rottura né il tempo che passa, né la distanza fisica mettono pace. È come se questi rapporti vivessero in eterno e fossero immobili. Il contatto zero aiuta tantissimo ma non risolve del tutto se la vittima (perché per il carnefice è impossibile) non compie un grosso lavoro su se stesso. Se questo non avviene si ha sempre la sensazione che tutto si possa riaprire in qualsiasi momento come un  eterno duello tra amore e odio. Per questo l'indifferenza è fondamentale ma non risolutiva se non accompagnato da una evoluzione emotiva e psicologica della vittima.

sabato 8 luglio 2017

TEST DI POTERE da parte del narcisista psicopatico



Una volta che il narcisista psicopatico ha spinto al massimo durante la fase di idealizzazione e ha provveduto ad addestrare al meglio la vittima programmandola a suo piacimento, sperimenta il suo potere. Cioè vuole verificare quando controllo ha acquisito sul partner per saggiare fino a che punto può spingersi.
 
La vittima ideale non gli risponde per le rime, non reagisce, non si difende, accetta passivamente, si dimostra consenziente e remissiva. Questo dimostra che nella fase di love bombing tutto è filato liscio e a questo punto è per lui possibile iniziare a far cadere lentamente la maschera alzando il tiro delle pretese, degli abusi e dello sfruttamento.
 
In questo periodo il narcisista psicopatico inizia gradualmente a mostrare il suo lato più oscuro e malvagio. Magari offende scherzosamente con parole come “puttana” o “stupido invertebrato” in camera da letto giusto per saggiare la reazione. Se la vittima è sposata potrebbe scherzare con disinvoltura sul fatto che suo marito o sua moglie non è al corrente della relazione clandestina per cui potrebbe ricattarla. Oppure fa battutine sgradevoli sulla sua intelligenza, sulle capacità e sui suoi interessi. In altri casi si nega per qualche ora, cosa che non era mai avvenuta prima, o cambia improvvisamente il tono dei messaggi e delle risposte per poi tornare esattamente come prima. O ancora può provare e rifiutarsi sessualmente per valutare il grado di dipendenza che ha saputo generare.
 
Questi sono tutti test per valutare fino a che punto il partner è sotto controllo. Ogni vittima deve passare per tutto ciò. Se la reazione è negativa, il narcisista psicopatico normalmente si prodiga nell’immediato a cercare di chiudere immediatamente la falla con le motivazioni e le scuse più disparate. Normalmente sostiene che stava solo scherzando o che ha avuto una giornata particolarmente storta. Mentre sonda il terreno la vittima si sente sempre più ipersensibile e vigile, ma la voglia di rimanere nel sogno del rapporto perfetto prevale su tutto.
 
L’individuo tossico usa un misto di frecciate e lusinghe, facendo si che le sostanze chimiche celebrali capaci di dare assuefazione continuino a fare effetto nonostante le arrabbiature. Pian pian questo trucco addestra la mente alla DISSONANZA COGNITIVA, cioè a non ascoltare l’istinto, a ridurre il senso critico, a cancellare ogni gesto o parola che intacchi il sogno.
 
Le vittime normalmente a posteriori, ripensando alla fase iniziale della relazione, ricordano piccoli campanelli dall’allarme che hanno cercato in tutti i modi di ignorare perché elementi che stonavano con l’idea del partner ideale. Magari il carnefice si vantava troppo del fatto che tutte le sue ex lo cercassero, o che avesse tanti spasimanti in attesa in un suo cenno di approvazione. Oppure si “dimenticava” di telefonare all’ora prestabilita presentandosi ore dopo con scuse imbarazzanti. Probabilmente ha smesso di essere gentile o di essere sempre disponibile sessualmente.
 
Come reagisce la vittima? Facendo finta di nulla, applicando il “vedo ascolto e cancello”. Anzi normalmente si prodigata per rendere ancor più felice il suo aguzzino, accettando ogni cosa a qualunque costo. E a questo punto l’addestramento è completo. Il potere e il controllo è totale.