A tutti capita di avere a che
fare con qualcuno che cerca di convincerci o manipolarci, in modo più o meno
esplicito, più o meno in malafede. Il partner, un collega, un amico, un parente,
un amico, un venditore ostinato. Ma tra convincere e manipolare c’è una enorme
differenza. Manipolare significa mettere in atto delle strategia occulte per condizionare
il comportamento o per costringere a cambiare idea. Per fortuna si parla sempre
di più di un tema sottovalutato come la manipolazione affettiva e i danni che
questa è in grado di provocare.
L’attenzione viene perlopiù posta sul soggetto
tossico che la mette in atto, mentre viene spesso trascurato il contributo del
soggetto che subisce. Dove c’è un manipolatore, c’è chi si fa manipolare. È una
danza a cui partecipano sempre due persone. Quasi mai si riesce a cambiare il
comportamento del manipolatore. Invece, si può fare tantissimo per cambiare
radicalmente il comportamento di chi viene manipolato. Il primo passo
è quello della consapevolezza, del prendere coscienza degli abusi a cui si
viene sottoposti in modo sistematico, premeditato, deliberato. Solo così può sperare di uscire
dalla rete in cui si è intrappolati.
La banalità è che: si può uscire
dalla manipolazione non appena si smette di farsi manipolare. Cosa facile da
dire, molto più difficile da mettere in atto anche perché la vittima subisce un
lungo addestramento che la rende debole, fragile, impaurita, e la sua autostima
è viene fortemente erosa. Perdipiù, più è pervasiva la manipolazione e più il
carnefice si rafforza nella sua posizione di potere, mentre la vittima diventa ancora più debole e manipolabile. È un circolo vizioso che si
autoalimenta. Di nuovo non è facile, ma è semplice: si può smettere di cercare
di vincere le discussioni, di cercare di cambiare il carnefice, evitare di dare
potere e valore alla sua aggressività, provare a essere fermi e assertivi il
più possibile. Basta disimpegnarsi nel rapporto mettendo un’importante
distanza emotiva col partner abusante.
Una persona si fa manipolare, consapevolmente o meno, quando cerca di trovare un accordo o l'approvazione,
con un manipolatore, oppure prova a convincerlo di qualcosa o a cambiare il suo
comportamento. In altre parole necessità della sua approvazione per stare bene,
chiede amore a chi non vuole e non sa darne se non per interesse. È come spiegare una barzelletta a
chi non ride. Triste, inutile, assolutamente da evitare. La cosa assurda è che alla
fine, sono le vittime a cambiare per trovare un accordo, per assecondare il
partner nonostante i maltrattamenti psicologici.
Il manipolatore ha un’arma
micidiale dalla sua parte. La vittima pensa che un’eventuale rottura del
rapporto sia l’apocalisse emotiva. È terrorizzata all’idea e le sembra di
morire al solo pensiero che questo si possa verificare. Alla base c’è lo
straordinario potere esercitato da continue strategie manipolatorie che hanno
reso la vittima chiava emotivamente. Ma di sicuro, c’è anche una profonda
ferita non elaborata. Addestramento più paura dell’abbandono e della solitudine
sono il mix letale per chi viene manipolato. E alla fine la vittima si
convince pure che il suo aguzzino ha ragione. Ma più è consenziente e più il
manipolatore alza la posta in un perverso gioco al massacro. Frasi sarcastiche,
critiche, urla, offese, abusi nascosti diventano il pane quotidiano da evitare
a tutti i costi per evitare il dolore più grande dell’abbandono. Il
manipolatore è esperto nell’usare tutte le frecce al suo arco:
- usa il gaslighting;
- fa leva sulle peggiori paure
dell’altro;
- minaccia l’abbandono;
- sottopone a costanti confronti
con altri;
- mette in evidenza i difetti
tralasciando i propri;
- creare un clima di insopportabile
tensione costante;
- riduce la propria disponibilità
per essere assecondato;
- fa scenate o sparisce per
qualche tempo;
- usa abilmente il ricatto
sessuale, economico, sociale;
- mente e si spaccia come
vittima;
- triangola e flirta
perennemente;
- sparge pettegolezzi velenosi e
mutevoli;
- proietta sull’altro le sue
peggiori emozioni;
- ha grandi sbalzi di umore che
disorientano;
- usa la tattica del silenzio e del rinforzo intermittente.
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