Sinceramente parlare di
guarigione è inappropriato, in realtà non esiste una vera guarigione,
perché non esiste una guarigione dal vivere. Abbiamo questa idea molto
occidentale del poter guarire e risolvere per sempre una malattia o un problema,
ma è una pura illusione rispetto al vivere, ai mille aspetti e contraddizioni umane, all’eterno confronto tra male e bene nell'ambito di ogni relazione. Non c’è guarigione, o almeno non come comunemente siamo abituati a considerarla. Accettazione, consapevolezza, autenticità sono però antidoti molto potenti.
Accettare che siamo esseri complessi, che i rapporti sono
indispensabili ma difficili, che il male fa parte della vita così come la morte fa parte della
vita. Serve una dose massiccia di consapevolezza per cercare di tenere a bada il più
possibile le componenti negative fuori e dentro di noi, per riconoscerle, difendersi, imparare a conviverci, sapendo però che
non le si possono eliminare, che niente e nessuno potrà mai donarci il paradiso
terrestre. Ma nonostante questo si può vivere bene. Solo un diverso atteggiamento più autentico e consapevole può condurre
ad un livello superiore di pace interiore, che non vuol dire assolutamente
assenza di problemi. Fatta questa premessa ecco le principali fasi principali della "guarigione".
1) INFERNO – scoperta del mostro.
La vittima capisce di essersi
innamorata di un mostro senza anima, non di una persona ma
di una personaggio che in realtà non esiste, che l’ha solo ingannata e
manipolata, abusando continuamente di lei. Questa è la fase in cui il sogno
diventa incubo. La persona meravigliosa si rivela per ciò che è: fredda,
bugiarda, priva di empatia e senso di colpa, a volte sadica e volutamente
cattiva. A questo punto è evidente che la fase di love bombing era solo un
cavallo di troia per creare il vincolo traumatico e una forte dipendenza
emotiva. Appaiono evidenti tante cose che non funzionano, aspetti che non quadrano. In
questa fase il dolore è atroce, paragonabile alla amputazione di un arto, alla
ripresa da un incidente mortale, alla prostrazione fisica ed emotiva di un
reduce di guerra. Lo stato emotivo della vittima è quello di un sopravvissuto dopo il
passaggio di un uragano di forza cinque. I sintomi tipici sono: apatia, depressione, disattenzione, somatizzazioni
varie, insonnia, senso di vuoto.
2) PURGATORIO – studio e analisi del mostro.
In questa fase la vittima aumenta
la
consapevolezza. Studia , fa ricerche su internet, si pone mille
domande e cerca in tutto e tutti mille risposte. Passa da momenti in cui si
sente pazza, ad altri un cui è del tutto evidente che si è innamorata
di un narcisista psicopatico. I dubbi aumentano giorno per giorno, così come la
manipolazione del vampiro emotivo che farà di tutto per non essere svelato e
tenterà di far passare la vittima come pazza, bipolare, fuori di testa. La
preda diventa un investigatore privato, cercherà conforto e aiuto in coloro che
le sono accanto, spesso anche in modo del tutto inadeguato. Si alterneranno periodi
di allontanamento ad altri di grande avvicinamento. Ma la presa di coscienza non si ferma e la sensazione di dover scappare si fa sempre più forte. In questa fase il dolore è sempre molto intenso, ma gli
anticorpi iniziano ad aumentare, il sistema immunitario emotivo riprende la sua
funzione protettiva. La guarigione è ancora molto lontana e la vittima si
sente in mezzo al guado, o meglio sulle montagne russe. Tende a dare ancora molte
possibilità al partner abusante, senza alcun risultato che non sia quello di confermare
la gravità del rapporto tossico e della necessità di abbandonare la relazione.
3) PARADISO – no contact, si lascia andare il mostro.
Dopo aver attraversato una lunga
crisi di astinenza, la vittima si riappropria della sua vita, ed in un certo senso si sente più forte e
matura di prima, perché l’esperienza vissuta le ha permesso di sanare le
vecchie ferite sulle quali il narcisista psicopatico aveva fatto leva. Ormai è del tutto chiaro che il rapporto idilliaco era solo una finzione, tutto era falso, una
recita priva di ogni reale sentimento da parte del soggetto tossico. La vittima
capisce che la rottura non dipende da lei, ma dalle caratteristiche patologiche
dell’ex partner. Nulla avrebbe modificato l’esito della relazione, perché
questi individui sono solo camaleonti che ripetono all’infinito lo stesso ciclo
infernale. Il mostro non è più fondamentale per proseguire la vita, la
cicatrice rimane, si torna a vivere, senza un "pezzo di sé", ma con una pace
interiore mai sperimentata prima. Il dolore è servito a rendere il sopravvissuto una
persona migliore grazie ad un percorso personale di elaborazione e consapevolezza. Le sue qualità tornano ad essere un patrimonio da valorizzare e custodire gelosamente. Il mostro a questo punto non interessa più, e lo si lasci andare. Finalmente lo si vede per ciò che
è: un morto vivente, un robot, un predatore senza anima, un guscio vuoto privo
di sentimenti.
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