venerdì 29 dicembre 2017

Vive solo nell’eterno conflitto il narcisista psicopatico



Mentre un narcisista psicopatico sta bene nel conflitto, nella tensione e nella lotta, una persona normale in questo stato emotivo soffre tremendamente. Una persona normale se si arrabbia sta male, mentre un vampiro emotivo non può non vivere nella tensione e nella competizione. Anche quando è seduttivo in realtà combatte per il potere. È il suo terreno, è lo spazio per lui più congeniale. Ma è altrettanto vero che quando insulta ed è aggressivo o violento, in realtà mostra quanto sia prigioniero della sua rabbia e incapacità di amare.
 
Invece la vittima spesso se ne dimentica, e pensa che l’altro sia solo il suo persecutore. Così anch’essa cade nella trappola della voglia di vendetta. Lo vuole punire perché soffre, senza rendersi conto che alla fine ha dentro la stessa rabbia e aggressività del suo aguzzino. Per assurdo, la vittima si ritrova ad avere gli stessi comportamenti alquanto battaglieri che tanto vengono stigmatizzati nel carnefice. Per comprendere e staccarsi dal problema, occorre partire dalla comprensione di quanto in realtà il narcisista psicopatico soffra nella sua totale assenza di sentimenti, che lo porta a poter vivere solo in un mondo arido e competitivo. Questi soggetti non possono amare nessuno perché nel profondo non amano se stessi. Così come non possono accettare qualcuno perché non possono accettare se stessi. Non si dovrebbe combattere la rabbia altrui, perché la rabbia fa parte di ciascuno di noi, si può però trasformarla in altro.
 
Vince chi molla, chi smette di rimanere imprigionato in un eterno conflitto, decidendo di separarsi dal problema invece che alimentarlo. Molte vittime, per quanto vogliano e desiderino a livello razionale stare in pace, rimangono impantanate nelle dinamiche violente imbastite dal vampiro emotivo. Diventa cronica la ritualità di certi comportamenti, la circolarità di alcuni pensieri ossessivi, l’inevitabilità di alcune scelte, la spinta a ripercorrere le stesse strade, le pretese, le lamentele, le accuse, e la rabbia. Come se fossero schiave di un comando interno che implacabilmente le porta a recitare la stessa parte all’interno di un copione scritto da altriCome se la vita non fosse vissuta, ma vive nella persona, indipendentemente da lei, e forse anche contro di lei. Una specie di smania generalizzata che prende il sopravvento e la assale. Col tempo il contatto con la realtà si riduce, fino ad una vera e propria alterazione della coscienza. Non si può vedere solo il bene, non si può temere solo il male, ma se si lotta nel fango con i maiali si viene sconfitti perché su quel terreno sono straordinariamente forti e a loro agio. Meglio dedicarsi ad altro e vivere.

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